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la sentenza

La Cassazione "legalizza" il gioco delle tre campanelle

In foto: un pallinaro in azione
un pallinaro in azione
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
mar 22 set 2020 13:22 ~ ultimo agg. 23 set 11:51
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Da oggi i cosiddetti campanellari o pallinari che dir si voglia non potranno essere denunciati per reato di esercizio abusivo di giochi di pubblica scommessa non autorizzati, in assenza di una struttura nella quale siano impiegati mezzi e persone. Così ha stabilito la Cassazione con sentenza 26321, secondo cui per rientrare nel concetto di organizzazione non basta “la semplice disponibilità di un banchetto mobile, con un soggetto che tiene il ‘banco’ , spalleggiato da altri due che simulano l’entusiasmo per una vincita a portata di mano, inducendo i passanti a credere in un facile guadagno”.

Nel caso specifico i ricorrenti aveva montato un banchetto davanti ad un autodromo, cercando di abbindolare gli spettatori. La Suprema corte ha chiarito che non c’è alcun reato. Semmai può scattare una contravvenzione, ma solo se la possibilità di vincere o di perdere la posta in gioco dipende, in maniera preponderante, se non esclusiva, dalla sorte e non dalla capacità dei giocatori.

Insomma, via libera al gioco delle tre carte o delle tre campanelle se improvvisato con un banchetto e due “compari” che fingono di vincere. Un fenomeno diffuso soprattutto nelle grandi città ma anche a Rimini, dove ogni anno decine e decine di turisti vengono raggirati, mentre i campanellari spesso allontanati e sanzionati dagli agenti della polizia Locale.

In passato la Corte Suprema era già intervenuta sul gioco delle tre carte cancellando con sentenza una condanna per truffa. Senza la prova di manovre truffaldine, aveva chiarito che il gioco delle tre carte o campanelle è lecito perché si basa sulla straordinaria abilità di chi lo conduce. E chi si cimenta lo fa perché pensa di essere più bravo del “banco”. Infatti indurre una persona a giocare con l’attrattiva di una vincita facile, non è di per sé reato.