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Presentata in Regione

Sostegno per autonomia donne vittime di violenza. La risoluzione di Nadia Rossi (PD)

In foto: Nadia Rossi
Nadia Rossi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 31 lug 2020 11:47 ~ ultimo agg. 12:38
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Il consigleire regionale Nadia Rossi del PD, rilanciando una proposta già espressa in campagna elettorale, deposita il primo atto formale che chiede nuovi strumenti per far sì che le donne che subiscono violenza, fisica o psicologica, dopo aver ricevuto protezione dai centri antiviolenza, possano raggiungere quanto prima l’autonomia. La risoluzione è stata sottoscritta da tutti i gruppi di maggioranza.

“Serve un reddito di libertà per le donne che escono dalle case rifugio o decidono di allontanarsi dal proprio aguzzino ritrovandosi di tutto. L’aspetto economico può infatti incidere pesantemente, in negativo è ovvio, sulla decisione delle donne vittime di violenza di sottrarsi alla relazione violenta. La convinzione di non avere un’alternativa è uno dei deterrenti più forti ai percorsi di emancipazione che proprio per questo vanno sostenuti e rafforzati. – spiega la consigliera Rossi – Il mondo del lavoro è visto come il contesto in cui le donne che sono uscite da un percorso di violenza possano riscattarsi, costruendo autonomia economica, professionale e una rete sociale che permetta loro di non sentirsi costrette a ritornare insieme a chi è stato violento con loro. Da anni mi impegno su questo fronte e penso che serva mettere a punto qualcosa di più efficace”.

la Rossi rilancia l’idea di “un contributo economico per risolvere la situazione contingente, subordinandolo alla realizzazione di un progetto personalizzato di autonomia e indipendenza personale, sociale ed economica. Quello che definisco come reddito di libertà è una soluzione utile ma parziale, che andrebbe accompagnata alla realizzazione di un progetto personalizzato di autonomia e indipendenza personale, sociale ed economica”.

“La nostra Regione vada avanti quindi nel confronto con le associazioni per individuare nuovi progetti e iniziative. Si valuti anche l’opportunità di prevedere criteri premiali nei confronti delle vittime di violenza di genere per l’accesso a percorsi d’istruzione o formazione professionale, ai servizi all’infanzia e agli alloggi ERP e di consentire la permanenza in questi ultimi quando il titolare del contratto sia il maltrattante allontanato. E il Governo faccia la propria parte per risolvere alcune storture esistenti. Una di queste riguarda i criteri di calcolo dell’Isee: non è davvero tollerabile che quello delle donne vittime di violenza non sia scorporato da quello dei mariti o compagni, con cui risultano ancora formare nucleo anagrafico, anche se non sono più conviventi. Impendendo così alle vittime di vedere riconosciuti diritti e contributi”.