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Anche Rimini contraria

Impianto eolico. Gnassi: il progetto non va bene

In foto: il sindaco Gnassi
il sindaco Gnassi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 3 lug 2020 17:07 ~ ultimo agg. 4 lug 14:48
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Anche il comune di Rimini manifesta la propria contrarietà al progetto di impianto eolico. Lo spiega il sindaco Andrea Gnassi in una lunga nota in cui premette che il comune finora non era intervenuto per non alimentare “un dibattito incomprensibile, finito come troppo spesso accade in una guerra di religione e di posizione ideologica”. Il primo cittadino elenca poi le criticità che saranno messe nero su bianco nelle osservazioni del comune alla Capitaneria: impatto visivo del paesaggio, criticità per l’attività della pesca e della marineria, punto di approdo a terra e stazione di conversione e fine vita dell’impianto. Gnassi chiude poi con un post scriptum: “Mi chiedo: ma possibile che anche un progetto sulla produzione di energia pulita, di tale portata e conseguenze sul territorio e sull’economia, invece che armonizzarsi con il paesaggio e l’ambiente, venga preceduto da un sentore di business in scorno del paesaggio? Se invece di 5 miglia fossero 40 che differenza farebbe? I costi maggiori di un’operazione così non possono essere messi a carico di comunità, persone, terra e mare

La nota di Andrea Gnassi

“Il Comune di Rimini, entro la scadenza fissata per il 4 luglio, depositerà alla Capitaneria di Porto le sue osservazioni in merito al progetto per la realizzazione di una centrale eolica offshore al largo della costa riminese. Diciamo subito che questa Amministrazione comunale, che del cambiamento radicale del modello di sviluppo in senso sostenibile ha fatto la sua matrice, vuole lavorare per ridurre il consumo di fonti fossili e promuovere la produzione di energia pulita e rinnovabile. E il quadro in cui si colloca la proposta progettuale del campo eolico off-shore riflette un contesto regionale in cui la produzione di energia elettrica è ancora preponderantemente legata a fonti fossili (74%), seppur a fronte di una notevole crescita del fotovoltaico (9,4% nel 2017 mentre era lo 0,1% nel 2007). Il nostro ruolo, adesso, è quello di esprimere osservazioni tecniche. Non quello di aderire a un dibattito ideologico o superficiale. Vogliamo energia pulita, ma non al costo di ripetere gli errori del passato quando si diceva che per avere sviluppo bisognava comunque e sempre costruire, consumare suolo fin dentro al mare, senza poi fare le fogne come si doveva.

In queste settimane non abbiamo voluto volontariamente alimentare un dibattito incomprensibile, finito come troppo spesso accade in una guerra di religione e di posizione ideologica. Abbiamo preferito analizzare il progetto, guardare i parametri, considerare l’uno e gli altri nella relazione della fascia marina e territoriale in cui dovrebbe collocarsi l’opera.

Le nostre osservazioni tecniche risponderanno a tutte queste valutazioni.

Dico subito che il progetto di parco eolico off shore, così come presentato, non va bene. Tante, troppe le criticità sui temi principali del rapporto tra opera e contesto. In primis c’è la questione dell’impatto visivo sul paesaggio naturale che si chiama mare e non polo energetico marino: per il Comune di Rimini un intervento di questo tipo non può che essere contemplato se non con impatto visivo nullo, e dunque a distanze superiori e certificate, date le caratteristiche del territorio ad altissima vocazione turistica e avviato lo stesso territorio inesorabilmente ad una riconversione del modello di sviluppo. Se la riconversione sta portando alla chiusura degli scarichi a mare con il nuovo sistema fognario, come può tale riconversione convivere con un enorme e visibilissimo ‘buco nero’ di 59 pale eoliche che raggiungono un’altezza fino a 200 metri, a poche miglia dalla costa?

Vi è poi, e non in secondo piano, la tematica relativa all’attività delle pesca e della marineria. Si evidenziano criticità rilevanti per i problemi di sicurezza alla navigazione delle imbarcazioni delle imprese di pesca, così come espresse con argomenti concreti e motivazioni reali dagli stessi operatori e dalle rappresentanze sindacali. Si evidenzia inoltre come sia sbagliata anche l’eventuale disposizione del campo eolico nella porzione dell’area marina indicata; non è pensabile limitare spazi marittimi in cui è possibile esercitare l’attività della pesca e non solo questa.

C’è poi il tema del punto di approdo a terra e stazione di conversione. Non ci siamo. Le soluzioni che emergono dalla proposta non sono sostenibili. Il tema di eventuali emissioni elettromagnetiche a cui far fronte eventualmente non può essere risolto con la mitigazione, semmai con l’effetto zero. Così come deve essere netto e chiaro il messaggio che non ci debba essere alcun impatto sul territorio collinare, sul quale peraltro si sta investendo per progetti turistici legati alla bellezza del paesaggio e alla cultura del cibo e del vino.

Sul fine vita dell’impianto eolico non sono evidenti nel progetto le necessarie garanzie circa lo smantellamento della centrale una volta esaurita. Emerge la necessità di evidenziare anche tecnicamente le soluzioni per una completa rimozione dell’impianto e delle strutture necessarie al suo funzionamento al termine dello sfruttamento del campo eolico.

Rispetto invece agli effetti e impatti sull’avifauna e la biodiversità, prima di esprimersi si attendono i risultati della valutazione di impatto ambientale (VIA).

Le osservazioni avanzate in maniera dettagliate e puntuale riepilogano le sostanziali criticità sollevate dall’Amministrazione. Certo, è un progetto complesso anche da valutare, perché intreccia la necessità di incentivare e investire sulla produzione di energia da fonti alternative, con una proposta tecnica e progettuale che così come avanzata non è compatibile con la speranza di un futuro green e pulito sull’energia per la città, per il suo paesaggio, per la sua conformazione urbanistica e per le sue dinamiche produttive. L’impatto sulla ‘linea blu’ del paesaggio (quella ‘riga blu’ come la chiamava Tonino Guerra, che unisce il mare alla bellezza delle nostre colline) sarebbe evidente e sfregiante; così come le opere a terra di connessione risulterebbero invasive. Come Comune di Rimini non possiamo esprimere un no a prescindere al progetto, ma prima di fare qualunque passo nelle conferenze di servizi successive per avere tutte le garanzie e i chiarimenti richiesti a tutela del futuro della città.

Post scriptum: Mi chiedo: ma possibile che anche un progetto sulla produzione di energia pulita, di tale portata e conseguenze sul territorio e sull’economia, invece che armonizzarsi con il paesaggio e l’ambiente, venga preceduto da un sentore di business in scorno del paesaggio? Se invece di 5 miglia fossero 40 che differenza farebbe? I costi maggiori di un’operazione così non possono essere messi a carico di comunità, persone, terra e mare”.