Indietro
menu
Federconsumatori perplessa

Regole e paradossi: studenti stipati sui bus e distanziati in classe

In foto: un autobus Start
un autobus Start
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
mer 1 lug 2020 10:20 ~ ultimo agg. 18:03
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura < 1 minuto
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Anche se la fase acuta dell’emergenza sembra ormai alle spalle, resta il caos di ordinanze, bozze date per certe e poi smentite e decreti. Ultimo esempio, il distanziamento sui mezzi pubblici. Dal 26 giugno in Emilia Romagna bus e treni sono tornati a piena capienza col solo obbligo della mascherina e della pulizia delle mani. Scelta analoga hanno fatto la Puglia e il Veneto mentre Toscana e Basilicata hanno ribadito la norma relativa alle distanze. In Lombardia è decaduta la regola sull’occupazione massima ma rimane l’obbligo di distanziamento e mascherina. Alcune Regioni invece non hanno emesso ordinanze. Il paradosso, non solo uno in realtà, è che alcuni treni potrebbero viaggiare con una determinata capienza fino al confine tra Emilia Romagna e Lombardia, con i passeggeri che poi dovrebbero essere redistribuiti. Perplessità sulla scelta della Regione emiliano romagnola sono state sollevate negli scorsi giorni da sindacati e Federconsumatori che parlano di una scelta non condivisa con le categorie e gli addetti ai lavori. “Per i voli aerei, dove le distanze di sicurezza sono assai critiche, ai passeggeri viene misurata la temperatura, cosa non prevista per treni e bus” scrive Federconsumatori spiegando anche l’assenza di controlli capillari sui mezzi pubblici per verificare il rispetto delle misure. “Si potrebbe arrivare al paradosso – esemplifica il presidente della Federconsumatori di Rimini Graziano Urbinatiche a settembre gli studenti in classe dovranno rispettare il distanziamento mentre nel percorso tra casa e scuola saranno invece stipati nei bus.” Sindacati e associazione hanno chiesto un incontro alla Regione ma finora senza aver ottenuto risposte. “Servirebbe più uniformità tra le scelte delle Regioni ma anche tra ambiti: altrimenti, come in questo caso, finisce che i trasporti decidono una cosa e la scuola un’altra” conclude Urbinati.