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Un mese prima dell'emergenza

Studio ISS. A fine gennaio tracce di covid nelle acque reflue a Bologna

In foto: repertorio
repertorio
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 19 giu 2020 14:23 ~ ultimo agg. 18:16
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Non solo a Milano e Torino ma anche nelle acque reflue di Bologna c’erano già tracce del virus SARS-CoV-2 prima dello scoppio dell’emergenza vera e propria. Se nelle prime due città addirittura a dicembre, nel capoluogo dell’Emilia Romagna i campioni positivi risalgono al 29 gennaio, comunque quasi un mese prima del primo caso ufficiale in Italia. Lo ha scoperto uno studio in via di pubblicazione dell’Istituto Superiore di Sanità realizzato attraverso l’analisi di acque di scarico raccolte in tempi antecedenti al manifestarsi del virus. I campioni prelevati nei depuratori di centri urbani del nord Italia, sono stati utilizzati come ‘spia’ della circolazione del virus nella popolazione. “Lo studio – spiega Giuseppina La Rosa del Reparto di Qualità dell’Acqua e Salute del Dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità – ha preso in esame 40 campioni di acqua reflua raccolti da ottobre 2019 a febbraio 2020, e 24 campioni di controllo per i quali la data di prelievo (settembre 2018 – giugno 2019) consentiva di escludere con certezza la presenza del virus. I risultati, confermati nei due diversi laboratori con due differenti metodiche, hanno evidenziato presenza di RNA di SARS-Cov-2 nei campioni prelevati a Milano e Torino il 18/12/2019 e a Bologna il 29/01/2020. Nelle stesse città sono stati trovati campioni positivi anche nei mesi successivi di gennaio e febbraio 2020, mentre i campioni di ottobre e novembre 2019, come pure tutti i campioni di controllo, hanno dato esiti negativi.” “Il ritrovamento del virusprecisa Luca Lucentini, direttore del Reparto Qualità dell’Acqua e Salute – non implica automaticamente che le catene di trasmissione principali che hanno portato poi allo sviluppo dell’epidemia nel nostro paese si siano originate proprio da questi primi casi.La ricerca può comunque contribuire a comprendere l’inizio della circolazione del virus in Italia e suggerisce come una rete di sorveglianza sul territorio può rivelarsi preziosa per controllare l’epidemia. Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco si tratta di uno studio che costringe a riscrivere la storia dell’epidemia in Italia e mette in guardia su possibili ondate di ritorno visto che il virus potrebbe aggirarsi in incognito per poi emergere.

. Il comunicato dell’Istituto Superiore di Sanità