Indietro
menu
Analisi sul tasso di mortalità

25 decessi nelle case per anziani riminesi. Ausl: da subito confronto con strutture

In foto: repertorio
repertorio
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 8 apr 2020 19:54 ~ ultimo agg. 9 apr 12:10
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

L’Ausl comunica oggi, tramite l’aggiornamento della Prefettura, un dato specifico sulle 18 Case di Residenza Anziani operanti nel territorio provinciale riminese che comprendono un totale di circa 1.050 posti letto: in queste strutture si sono rilevate tra gli ospiti 87 positività e si sono registrati 25 decessi. A Rimini la prima positività è stata riscontrata il 25 febbraio. Questo dato è stato esaminato dall’Azienda sanitaria nel raffronto con il tasso medio di mortalità pari al 22 per cento che generalmente si registra in un anno nelle strutture ad intensità assistenziale più elevata, le RSA che ospitano pazienti con patologie particolarmente gravi.

Le persone con più di 80 anni, specie se già con patologie in atto, rappresentano circa il 18 per cento del totale dei soggetti contagiati in Provincia di Rimini e purtroppo la maggior parte dei deceduti in Emilia Romagna e nel Paese. L’Ausl fa sapere di avere subito avviato un confronto con le strutture e posto le condizioni per l’adozione di tutte le misure per una adeguata presa in carico delle persone, residenti presso le CRA, e che nel corso delle settimane sono risultate positive al Covid-19. La strategia adottata è stata quella di realizzare le migliori condizioni possibili per seguire i pazienti presso le strutture stesse.

Gli ospiti ammalati – chiarisce l’Ausl – hanno così un trattamento analogo a quello ospedaliero dal punto di vista clinico, mentre la presa in carico assistenziale offerta dalle CRA può considerarsi ancor più adeguata di quella ospedaliera. Si è proceduto all’individuazione e all’allestimento di apposite aree covid in cui pazienti sono in isolamento, seguiti da equipe ad hoc, costituite da infettivologo e pneumologo che hanno valutato di volta in volta l’appropriatezza gestionale sia clinica che strutturale. Secondo quanto riferito dall’AUSL i pazienti, gestiti all’interno delle CRA, hanno ricevuto un trattamento analogo a quello ospedaliero, anche sotto il profilo dell’erogazione dei farmaci (in particolare la clorochina, farmaco innovativo che limita fortemente il progredire e l’aggravarsi dei sintomi) e dell’ossigeno.

L’Azienda sanitaria ha esteso il monitoraggio e le verifiche a tutte le strutture grandi o piccole, accreditate e non, ed ha concentrato l’attenzione su alcuni specifici aspetti, come il rischio clinico, la formazione, il monitoraggio dei casi ed i dispositivi di protezione individuale. In particolare, per quanto riguarda il primo aspetto, i responsabili aziendali del Rischio clinico che hanno supervisionato le varie situazioni, si sono mantenuti in diretto e continuo contatto con i referenti sanitari delle strutture per fornire una consulenza continua. Sotto il profilo della formazione, i referenti aziendali hanno realizzato un video ad hoc inviato alle direzioni delle strutture per gli operatori, e garantito una costante assistenza, anche tramite skype, per chiarire i dubbi specie in relazione alla gestione dei presidi di protezione individuale ed alla sanificazione degli ambienti.

Sul versante del monitoraggio, sia gli ospiti non risultati positivi sia gli operatori sono oggetto dei più rigidi protocolli rispetto all’insorgenza dei sintomi e all’effettuazione, laddove indicato del tampone. Infine, a seconda della presenza o meno di casi positivi e della loro numerosità, l’Azienda ha attivato modalità diverse di supporto alle strutture per la consegna dei dispositivi di protezione individuale, con consegne ad hoc, attivando laddove necessario un canale diretto con la farmacia aziendale per la dotazione di presidi alle strutture.