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giovedì 18 aprile 2024
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In giornate di incertezza

Il virus della paura e la terapia della fede

di Andrea Turchini   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mar 25 feb 2020 10:50 ~ ultimo agg. 10:58
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Molte persone sono spaventate.
Il modo di parlare di questa emergenza, il senso di precarietà e di insicurezza di fronte ad un pericolo insidioso, il venire meno delle abitudini che regolano le nostre giornate, le incertezze nelle indicazioni date da chi dovrebbe gestire l’emergenza, … tutto contribuisce ad alimentare la paura.
E la paura è una questione seria; fa molto male alle persone e le fa stare male. Non è sufficiente esorcizzarla con l’ironia; non è sufficiente una pacca sulla spalla: è un virus che chiede di essere debellato con una terapia efficace.

Il Vangelo tratta molte volte della paura, non la ignora e non la banalizza.
Il Signore ci incontra sulle nostre paure e ci apre vie di salvezza attraverso la fede.

Mi vengono in mente alcuni brani del Vangelo che ci possono aiutare a stare in modo evangelico di fronte alla nostra paura.
I discepoli sono in mezzo al lago di Tiberiade e le cose diventano difficili, non riescono più a governare la barca. Si fanno prendere dalla paura che si esprime con una frase molto forte: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?” (Mc 4,38). La cosa che ci spaventa di più, oltre le circostanze pericolose, è di essere indifferenti a Dio, che lui non si interessi di noi. La paura è un sintomo della debolezza della fede. Infatti Gesù, dopo aver calmato il mare in tempesta chiede: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?” (Mc 4,40). La fede non è una forza magica che ci risolve i problemi o che ci rende impavidi di fronte alle circostanze difficili della vita. La fede è la consapevolezza che la nostra vita è custodita da Dio, che noi, in ogni circostanza, siamo importanti per lui, che la nostra vita è preziosa per lui anche quando deve passare attraverso situazioni difficili e fare i conti con la fragilità. Lui non ci abbandona! Possiamo fidarci della sua promessa.
A questo timore, che mina la nostra fede, Gesù risponde con una immagine molto bella: Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!” (Lc 12,6-7).

Un altro testo importante è quello che racconta di Pietro che chiede di camminare sulle acque con Gesù, e quando Gesù glielo consente, comincia ad avere paura e a sprofondare. Dalla bocca di Pietro sale quell’invocazione che attraversa tutta la storia dell’umanità e che è testimoniata da tutta la Scrittura; è l’invocazione che non dobbiamo aver paura di elevare a Dio: “Signore, salvami!” (Mt 14,30). Questa richiesta di aiuto non è umiliante per l’uomo, non è la certificazione della sua inettitudine, ma l’umile consapevolezza della propria fragilità e della grande possibilità che ci è data di poter chiedere aiuto.
Ogni mattina la preghiera della Chiesa inizia con questa semplice invocazione: “O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto“. E’ la preghiera fondamentale dell’uomo che invoca ogni mattina, fin dai suoi primi passi nel nuovo giorno, l’aiuto e la salvezza del Signore. E i Salmi ci testimoniano che Dio non è sordo a questo grido di aiuto; ma quei Salmi ci invitano ad avere fede. Lo stesso Gesù, dopo aver steso la mano e sollevato Pietro dalle sue paure, lo richiama domandandogli: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” (Mt 14,31). La fede non è un vaccino che ci rende immuni dalle situazioni difficili, ma ci riporta a Colui che può salvare la nostra vita garantendoci la sua presenza accanto a noi, quella presenza non risolve il problema, ma ci libera dalla paura.

L’ultimo testo che mi piace ricordare è quello che racconta l’esperienza delle donne la mattina di Pasqua. Matteo ci narra di un terremoto che tramortisce le guardie poste a custodire il sepolcro di Gesù. L’angelo che ribalta la pietra posta davanti al sepolcro dice alle donne: Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto” (Mt 28,5-6). L’esperienza della risurrezione di Gesù ci aiuta a vincere la paura più profonda, che è la paura della morte. La buona notizia della risurrezione annuncia che Gesù ha sconfitto la morte e ci rende capaci di attraversarla per ricevere in dono, da Dio, quella vita per la quale siamo stati creati: la vita eterna e divina. Anche in questo caso, è solo la fede che ci consente di non essere annientati dalla paura e di vivere quel passaggio sapendo di essere custoditi.

La fede però non si compra in farmacia o su internet. La fede è un tesoro prezioso che altri uomini e donne credenti condividono con me, con gentilezza, per amore.
Per questo, di fronte alla paura, è molto importante vivere quella fraternità che, oltre alla vicinanza umana, ci porta a riscoprire la risorsa più importante che Dio ci ha concesso: la nostra fede in lui.
Nel passato, di fronte alle grandi calamità naturali o in occasioni delle grandi epidemie, le persone si riunivano per invocare insieme l’aiuto di Dio, per sostenersi nella fede. Non era affatto una ingenuità. Era, ed è anche oggi, un modo importante per combattere la paura, per volgere lo sguardo a Colui che ci assicura il suo amore e la sua fedele presenza.
Per questo le nostre chiese rimangono aperte e noi sacerdoti disponibili agli incontri con le persone: non abbiate paura… di disturbarci.

dal blog Tecnodon