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Tre in manette

Pestaggio a Sant'Andrea in Besanigo. Arrestati gli autori del raid punitivo

di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 30 nov 2019 11:56 ~ ultimo agg. 1 dic 12:41
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Nessun regolamento di conti legato a questioni di droga, come si era ipotizzato in un primo momento, ma una storia di violenza sulle donne dalla quale è scaturita altra violenza. I carabinieri del Nucleo Operativo di Riccione hanno condotto un’indagine lampo che ha permesso di arrestare i colpevoli di un brutale pestaggio ai danni di un 30enne egiziano avvenuto giovedì pomeriggipo a Sant’Andrea in Besanigo. Si tratta di un 48enne italiano, ex marito della compagna delle vittima, di un italo-albanese di 27 anni e di un albanese di 32 anni. 

Tutto è nato quando il 48enne è venuto a conoscenza che la sua ex moglie, una 43enne originaria di Bologna che da mesi aveva instaurato una relazione con il nordafricano, veniva picchiata. Così, per dare una lezione all’egiziano, ha organizzato un raid punitivo con la complicità di due conoscenti. Giovedì pomeriggio, come ricostruito dai militari dell’Arma, i tre hanno fatto irruzione nell’abitazione della donna e si sono scagliati contro il 30enne, che ha tentato la fuga in un campo adiacente. Ma dopo pochi metri è stato raggiunto dall’ex marito della donna e dai due albanesi, che l’hanno gettato a terra e massacrato a colpi di spranga e mazza da baseball. Poi, dopo averlo minacciato con una Beretta calibro 7.65, l’hanno colpito in testa con il calcio della pistola e caricato su’auto per poi abbandonarlo in gravi condizioni 150 metri più in là, in via Costa Grande. I due albanesi hanno agito incappucciati, mentre l’ex marito dell’attuale compagna dell’egiziano a volto scoperto.

Quando sul posto sono arrivati i carabinieri di Riccione, avvertiti dalla compagna del nordafricano, l’uomo era cosciente ma ricoperto di lividi e sangue. E’ stata la sua testimonianza ad indirizzare le indagini dei militari, che nel giro di appena cinque ore avevano già individuato e arrestato i responsabili. I tre sono stati rintracciati in viale Settembrini a Riccione, poco distanti dall’abitazione di uno di loro. Portati in caserma, hanno ammesso di essere gli autori del raid punitivo. Ad incastrarli, oltre al racconto della vittima, piccoli particolari come le scarpe indossate da uno degli aggressori ancora sporche di sangue, sulle quali sono stati svolti dei campionamenti che hanno dato un riscontro positivo. I militari del Nucleo investigativo sono riusciti ad individuare anche l’auto usata il giorno del raid, una Jeep Renegade che all’interno presentava ancora vistose macchie ematiche, oltre al piede di porco e alla mazza usati per il pestaggio, abbandonati in un cespuglio vicino all’auto. Ritrovata anche la Beretta 7.65, risultata rubata nel lontano 1986, e gettata in un campo in viale Udine, sempre a Riccione.

I tre aggressori sono accusati di lesioni personali aggravate in concorso, violazione di domicilio, porto abusivo di armi e anche di rapina aggravata in concorso dal momento che durante il pestaggio avrebbero sottratto all’egiziano un prezioso Rolex in oro e diamanti poi ritrovato da un passante, insieme alle chiavi della Jeep, su un muretto di via Settembrini. L’ex marito della donna e i due complici lunedì mattina compariranno in tribunale per la convalida dell’arresto. Considerate le modalità del pestaggio, il fatto che fossero armati fino ai denti e che la vittima ha riportato ferite guaribili in 40 giorni, il pubblico ministero potrebbe ravvisare il reato di tentato omicidio.

L’egiziano, attualmente ricoverato all’ospedale Infermi, ha invece a suo carico denunce per maltrattamenti ai danni dell’attuale compagna, l’ex moglie del 48enne, che nonostante in passato abbia subito violenza, non riesce a staccarsi dal nordafricano.