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Eventi Rimini

Torna l'Opera di Capodanno. La Carmen va in scena al Galli

In foto: il manifesto de La Carmen
il manifesto de La Carmen
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 7 dic 2018 15:04 ~ ultimo agg. 15:42
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Torna a Rimini l’appuntamento con l’opera di Capodanno. Sul palco star internazionali e artisti locali per la prima volta al Teatro Galli con la Carmen di Bizet.

L’intervista a Claudia Corbelli del Coro Lirico Città di Rimini Amintore Galli

I dettagli nella nota stampa

Nell’ambito degli eventi di “Rimini, il capodanno più lungo del Mondo”, ad inaugurare il 2019 dal palcoscenico del Teatro Galli, sarà quest’anno “Carmen”, opera lirica in quattro atti di Georges Bizet, su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, ispirata alla novella omonima di Prosper Mérimée, considerata una delle opere più eseguite al mondo e un classico del repertorio operistico.

La Prima rappresentazione si terrà martedì 1 gennaio 2019 nel consueto orario pomeridiano delle 17,00 e le due repliche si terranno giovedì 3 e sabato 5 gennaio alle ore 20,00

L’Opera, prodotta dall’associazione Coro Lirico città di Rimini Amintore Galli con il patrocinio e il contributo del Comune di Rimini, avrà la regia di Paolo Panizza e sarà diretta dal Maestro concertatore Massimo Taddia, con la Astral Music Symphony Orchestra delle Marche e il Coro Lirico città di Rimini Amintore Galli preparato dal M° Matteo Salvemini. L’opera, nella versione originale francese, sarà sottotitolata in italiano.

Rappresentata per la prima volta il 3 marzo 1875 all’Opéra Comique di Parigi, (sarebbe stato impensabile presentare un lavoro ‘ardito’ come Carmen all’Opéra di Parigi, il tempio della più austera tradizione) la prima rappresentazione italiana di Carmen andò in scena il 15 novembre 1879 al Teatro Bellini di Napoli. “Udendola diventiamo noi stessi un capolavoro” scrisse Nietzsche a proposito di quest’opera, nonostante i benpensanti francesi dell’epoca non avessero accolto con grande entusiasmo “un’opera tanto sconveniente”, con argomenti “a dir poco scabrosi”, come fu giudicata, al suo esordio, quella che per il mondo sarebbe diventata “pura sensualità in musica”, con pagine di rara bellezza, ritmo trascinante, magia e una raffinatezza tutta francese; un “unicum” nell’ambito del melodramma, impossibile da imitare, ma imprescindibile per tutta la musica a venire.

È una emozione grande riuscire a rappresentare l’Opera del Capodanno di Rimini finalmente nella sede (il Teatro Galli) in onore e in attesa della quale 15 anni fa è nata nel Coro Lirico Amintore Galli l’idea di riportare a Rimini l’opera in forma scenica. – dice Claudia Corbelli presidente del Coro Galli e direttore di produzione dell’operaIntento del Coro Galli, infatti, dalla sua fondazione nel settembre del 1994, è sempre stato quello di dare continuità alla tradizione lirica riminese che con la distruzione del Teatro Amintore Galli aveva subito una battuta d’arresto, proponendosi come polo culturale dinamico che, attraverso la realizzazione di eventi e spettacoli, potesse fungere da trait d’union fra il passato e il futuro, perché, anche senza un Teatro di muri, ne sopravvivessero l’essenza e la memoria e la passione per la musica lirica non andasse perduta. Rappresentare Carmen al Teatro Galli è il coronamento di un sogno e dell’impegno di questi anni.

Parla il Regista Paolo Panizza

In un recente allestimento della Carmen di un importante teatro lirico italiano il regista ha cambiato il finale, e non di poco. Ha fatto sì che Carmen non morisse e anzi uccidesse il geloso e furioso ex-amante. Non mi permetto di entrare nel merito della scelta (pubblico e critica si sono già ampiamente espressi), ma non nego che quella scelta mi abbia imposto una riflessione: che fare di questa Carmen? Attualizzarla? Cambiare ambientazione per togliere ogni traccia di folclore spagnolo? E se invece fosse proprio il contrario? Carmen è un personaggio teatralmente meraviglioso, una donna libera, attraente, volitiva, moderna forse per l’epoca in cui fu scritta l’opera, attuale più che mai. Simile a tante donne che vediamo oggi, artefici del proprio destino, nel bene e nel male. Una donna non sottomessa, ma che sarà ripagata per il suo essere emancipata con la solita moneta che paga il maschio vigliacco e possessivo: la violenza, fino alla morte. La storia di Carmen è una storia di vita, di strada, di sottobosco. Un militare che diserta per amore (o quel che crede tale, visto l’epilogo), un torero famoso che s’innamora – ricambiato – della donna che desiderano tutti, una girandola di personaggi picareschi. Storie che accadono ancora oggi, personaggi che possiamo facilmente trasferire in tanti quadri del nostro quotidiano. Credo che il pubblico sia in grado di fare tutti gli accostamenti necessari, se lo desidera. Come quando si legge un capolavoro del passato: si legge la storia com’è scritta e ci si ragiona con la testa del proprio tempo e delle proprie esperienze. Senza bisogno di cambiare l’epoca e il finale del libro, a proprio uso e consumo. Inoltre, l’ambientazione spagnola non è un accessorio: è un immaginario che sa di calore, di ballo, di femmina e di maschio; è la pittura di cui è fatto il quadro. Perché non gioirne? Il teatro è anche evocazione, costume e l’opera è soprattutto musica. Qui la musica, bellissima, non vuole imitare la musica spagnola, ma solo suggerirne lo spirito, creare un’ambientazione esotica: come può l’immagine andare in contrasto con questo? Credo che la fantasia non si misuri nello stravolgere, ma nel riproporre i capolavori usando al meglio le tecniche teatrali per renderli ancora freschi, vivi e fruibili. Come il destino di Carmen è nei suoi tarocchi, anche il destino di quest’allestimento si affiderà a una “scienza” inesatta: quella del teatro.

I solisti

Carmen, Anastasia Boldyreva mezzosoprano; Don Josè, Giuseppe Varano tenore; Escamillo, Daniele Caputo baritono; Micaela, Paola Cigna soprano (1 -5 gennaio) Zeina Barhoum (3 gen) soprano; Frasquita, Elisa Luzi soprano; Mercedes, Laura Brioli mezzosoprano; El Dancairo, Giovanni Mazzei baritono; El Remendado, Roberto Carli tenore; Zuniga, Luca Gallo basso; Morales, Nico Mamone baritono; una venditrice di arance, Chiara Mazzei soprano; un soldato Leonardo Campo baritono; Lillas Pastià, Alessandro Semprini (voce recitante) uno zingaro Riccardo Lasi, una guida Luca Frambosi, Alcalde Giuseppe Lotti.

Con il corpo di ballo Future Company. Direttrice e coreografa Gabriella Graziano; ballerini: Pietro Mazzotta, Marco Dalia, Alessandro Zavatta, Michela Amati, Elisa Amenta, Alessia Bernardi, Sara Fabbri, Martina Moro, Merilinda Pellegrini. E il coro a voci bianche “Le Allegre Note” di Riccione. Maestro del coro Fabio Pecci.