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Nazionale Rimini Social

Migranti: una risorsa da conoscere e valorizzare

di Mario Galasso   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 20 nov 2015 09:38 ~ ultimo agg. 23 nov 18:43
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Spero che queste poche righe possano aiutare qualcuno a porsi qualche domanda, perché, se come affermava Agatha Christie: “Una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze fanno un indizio, tre coincidenze fanno una prova!”, forse siamo già in possesso, inconsapevoli, di qualche prova.

 

  1. Il XXIV Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes dal titolo “Migranti, attori di sviluppo”.

I migranti rappresentano l’8% della popolazione, lavorano ma guadagnano meno degli italiani e contribuiscono alla ricchezza del paese. Gli stranieri in Italia, nel corso del 2014, hanno prodotto l’8,8% della ricchezza nazionale, per una cifra complessiva di oltre 123 miliardi di euro. Hanno contribuito nel 2014 al 9% del Pil (circa 123 miliardi di euro), occupando vari settori lasciati liberi dai nostri connazionali (che ambiscono in misura maggiore a professioni di alto rilievo).

Caritas e Migrantes hanno voluto invertire la prospettiva e raccontare quanto invece l’Italia e gli italiani ricevono dai migranti. Nel rapporto vengono descritti i volti delle persone che si incontrano, dei nuovi cittadini che, pur non essendo italiani, contribuiscono attivamente a sostenere l’Italia ancora in difficoltà economiche e culturali.

 

  1. Fondazione Leone Massa: Rapporto 2015 “Sull’Economia dell’Immigrazione – Stranieri in Italia, attori dello sviluppo”.

In Italia 620mila anziani devono ringraziare gli immigrati: sono questi a “pagar loro” la pensione. Nell’ultimo anno infatti i lavoratori stranieri hanno versato ben 10,29 miliardi di euro in contributi previdenziali. Lo sa bene l’Inps: essendo prevalentemente in età lavorativa, i migranti sono soprattutto contribuenti. Non a caso, oggi la popolazione con più di 75 anni rappresenta l’11,9% tra gli italiani, solo lo 0,9% tra gli stranieri.

Inoltre – scrivono i ricercatori – sommando i contributi versati negli ultimi cinque anni, si può calcolare il contributo degli stranieri dal 2009 al 2013 pari a 45,68 miliardi di euro, volume sufficiente per una manovra finanziaria.

 

  1. La Commissione Europea, per la prima volta, conduce una ricerca per valutare l’impatto dell’immigrazione sui conti pubblici europei.

Il numero di sfollati in fuga da guerra e persecuzioni hanno raggiunto quasi quota 60 milioni nel 2014, stando ai dati dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Secondo le stime della Commissione, se per il 2015 la spesa pubblica in termini di costi per le operazioni di salvataggio, registrazione, assistenza sanitaria e accoglienza, può arrivare fino allo 0,2% del Pil, è nel medio e lungo termine che i nuovi arrivi avranno un effetto positivo sui conti pubblici. La ricerca suggerisce altresì che gli “immigrati integrati” pagano allo Stato in termini di imposte e contributi più di quanto ricevano in benefici.

Bruxelles coglie l’occasione anche per smentire il luogo comune secondo il quale i profughi sottraggono lavoro agli autoctoni. “Seppure esperienze passate hanno dimostrato che l’impatto sui salari e sull’occupazione può essere negativo per alcuni gruppi di lavoratori del paese di accoglienza, in particolare tra le persone poco qualificate, in generale l’immigrazione non produce effetti significativi sui tassi di disoccupazione dei cittadini originari”, ha detto la Commissione.

 

Dobbiamo quindi prendere coscienza che i migranti, molti dei quali profughi in fuga dalle nostre guerre, rappresentano una risorsa per l’Italia. Che ci piaccia o no, dobbiamo ammettere che l’immigrazione è un rimedio contro la decadenza e la crisi economica che il nostro paese sta attraversando.

Dobbiamo comprendere che la differenza la fanno le persone indipendentemente dal loro paese di origine, sia esso italiano o straniero.

Continuare a fare demagogia e populismo sull’immigrazione nel nostro Paese è sbagliato, non aiuta nessuno e continua ad accendere gli animi e alimentare la guerra tra poveri che favorisce solo i ricchi.

Servono più integrazione e più inclusione, a cominciare dai piccoli gesti quotidiani.

Scommettere per credere e come dice Poirot in Dopo le Esequie: “Sapete, il mio interesse principale è sempre la gente”.