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Nazionale Rimini Social

parlarecivile.it una guida per parlare senza discriminare

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Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 8 lug 2014 14:24 ~ ultimo agg. 00:00
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Migranti, clandestini, rifugiati, espatriati, quando non addirittura disperati, ridotti ai minimi termini, e via così. Quanti modi esistono di definire una persona in fuga? E quanti sono corretti? In realtà non sempre è la parola ad essere detonata in modo negativo, ma è il contesto. Posso usare nero al posto di negro, ma se ritengo la persona oggetto della parola inferiore rispetto a me, il discorso non cambia.

Parole e contesto indicano il pensiero di tutti, e ancor di più di chi fa della parole e del racconto il proprio mestiere. Alcuni anni fa, sulla pagina facebool di social rilanciammo una locandina del Resto del Carlino che parlava di un tentativo di furto sventato da un “Rumeno onesto”, un aggettivo la cui assenza indica che, di norma, i rumeni non lo sono.

Ed ecco che a forza di parlare di rumeni occasionalmente onesti, immigrati clandestini, delitti passionali e altre modi di dire simili prende forma e si solidifica un pensiero secondo cui certe categorie lessicali corrispondono esattamente alle categorie sociali. Perché la parola è forte, tenace e non si stacca dalle idee. Quattro secoli dopo Galileo continuiamo a dire che il sole sorge e tramonta, non che la terra gli gira intorno creando il suo movimento.

Da tempo non ci sono più scusanti per i giornalisti che, in buona e cattiva fede, continuano a usare le parole in modo scorretto [stavo per dire “storpiare le parole”, anche in questo caso assimilando errori a generi legati alla malattia e ad altri problemi, come quando alcune settimane fa il giornalista Corradino Mineo definì il premier Renzi come autistico], e che continueranno a farlo. Ma per chi vuole smettere (l’abitudine colpisce tutti), o semplicemente trovare delle alternative ed essere meno esposto all’arbitrio lessicale di certi giornalisti, è ora online www.parlarecivile.it un portale “volto a fornire un aiuto pratico a giornalisti e comunicatori per trattare con linguaggio corretto temi sensibili e a rischio di discriminazione”, come si legge sulla pagina di presentazione del sito. Si può navigare per argomenti, da carrozzina, ad handicap, fino a bivacco e cittadinanza e ad altri legati alla religione, nomadismo e malattia, oppure cercare il singolo lemma e trovare l’etimologia, l’uso e, quando esistono, le alternative.

E’ importante parlare civile. E’ il primo passo per essere civili, perché “chi parla male, pensa male”.

www.parlarecivile.it

Stefano Rossini