"La notte dei lunghi coltelli". Violenza in esponenziale e preoccupante aumento


Il titolo non è accattivante, la notte dei lunghi coltelli ricorda eventi nefasti compiuti alla nascita del nazismo, di certo però, le notti con i coltelli sono oggettivamente un problema attuale, in esponenziale e preoccupante aumento. Per stemperare la gravità dei fatti, provo ad impostare l’articolo con sarcasmo. Tra verità e leggenda, nel Far West di fine ‘800 gli uomini, ma non solo, portavano una pistola alla cintura, il più veloce era quello che aveva sempre ragione. Lo Sceriffo era in perenne contatto con il becchino. Ultimamente, questa recrudescenza sulle armi è tornata di gran moda, seppure limitata a quelle da taglio, peraltro, altrettanto pericolose ed in certi casi, addirittura più cruente. Sostanzialmente, non passa settimana senza un accoltellamento, più o meno grave. Salvo le rapine, perpetrate per scopi intuibili, i motivi delle risse che sfociano in accoltellamenti, non appaiono di rilevanza esistenziale: uno sguardo di troppo o una parola fuori luogo alla compagna o al compagno di turno, la fila per il bagno nei locali pubblici, le discussioni sui parcheggi, la precedenza nelle solita rotonde ed altro, in linea per banalità, ma di fondamentale importanza per gli sfidanti, tanto da mettere a rischio la stessa vita e già questo, induce a riflettere sui livelli. Tecnicamente, sono sfide senza onore, estremamente codarde. Infatti, mentre nel Far West le armi erano visibili e l’abilità determinante, nelle “notti dei lunghi coltelli “ le armi sono occultate nel vestiario, si estrae all’improvviso e si colpisce vigliaccamente il rivale, che è quasi sempre disarmato. Il giorno dopo, usualmente, i duri della notte piangono, giustificandosi con patetiche motivazioni: “non volevo, non sapevo, non credevo”. Alla luce del giorno, le sfide perpetrate nella notte appaiono nella giusta stupidità, tra interrogatori ed a volte detenzioni. I danni saranno irreversibili per tutta una vita, sia per l’aggredito, sia per l’aggressore, con lunghi processi di carattere penale e civile, nei quali si cercherà disperatamente di spiegare che lo strumento, dicasi coltello, non è un’arma bianca, ma semplicemente un oggetto, rimasto in auto o nei pantaloni dopo la pesca, il campeggio, o usato per il panino del giorno prima. Solitamente, non hanno doppia lama e punta, quindi, se non ci affrettiamo a modificare la normativa, sono difficilmente annoverabili tra le armi bianche a differenza di quanto spesso riportato da molti media. I protagonisti di questi eventi sono soprattutto giovani o pseudo tali, per i minorenni, le aggravanti a carico dei genitori, a mio modesto avviso, dovrebbero essere ben più pesanti delle attuali, perché spetta a loro il controllo dei figli, almeno fino alla maggiore età. Di converso, particolari riflessioni sono destinate a coloro non lontani dai trent’anni, ai nostri tempi, a quell’età si lavorava da svariati anni, si aveva una famiglia indipendente e quasi sempre figli a carico, spesso, con il mutuo da pagare per la casa della vita, ma i tempi sono cambiati, ora sono solo “ragazzi” e noi vecchie generazioni in disuso. Comunque, in una società dove non di rado alcuni genitori, fin da piccoli, li educano a colpire per primo se qualcuno li insulta, oppure nelle palestre, dove tanti pseudo istruttori di “arti” consigliano di farlo, è difficile aspettarsi il dialogo e la tolleranza. Inoltre, in generale, non mi sembra che possiamo essere un fulgido esempio di altruistico amore, visto quello che accade in alcuni Paesi del Mondo, dove senza regole, razionalità, umanità o persino onore, si spara su inermi ed incolpevoli in cerca di acqua e di cibo, uccidendo adulti e bambini senza distinzione o pietà e solo ora, dopo quasi due anni e circa 60.000 morti, forse, siamo usciti dall’indifferenza, mentre il tutto era già abbastanza chiaro dopo pochi giorni dall’attacco terroristico, sul quale scrissi che un Paese civile e democratico, non può combattere l’estrema disumanità di un vile attentato, con disumanità indiscriminata. Ritornando ai nostri problemi, per migliorare la sicurezza si potrebbero mettere in atto diversi progetti, partendo sempre da quelli educativi, ma spetta ai genitori educare i figli alla tolleranza, ad accettare le delusioni senza colpevolizzare sempre gli altri: professori, allenatori, personale sanitario, solo per citare qualche esempio sempre sotto tiro. Determinanti anche tanti media, grancasse per canalizzare le masse, i pensieri, i comportamenti e persino l’agire, partendo dal principio che non è assolutamente necessario osannare i vincitori di qualsiasi competizione, perché l’effimero non è rilevante per la vita. Oltre alla teoria, serve comunque il pragmatismo della pratica e finora, tra i tanti interventi presumibilmente utili al contenimento del fenomeno degli accoltellamenti, non siamo neppure riusciti a modificare il concetto di arma bianca, con tutte le aggravanti di legge già operative, perché senza adeguate punizioni, le regole vengono spesso infrante con consapevole e pericolosa leggerezza, nell’indole più o meno naturale dell’umana specie. Sicuramente, se permarrà l’ignavia, la domanda da porsi rimarrà senza risposte : “vogliamo fare qualcosa, o continueremo a portare i feriti in ospedale per ricucirli o peggio, al cimitero e gli aggressori in caserma, il tutto, in attesa di una manna salvifica che non arriverà?”