
Alcuni giorni fa, in occasione dell’iniziativa La scuola incontra la città, la scuola Luigi Ferrari ha presentato il progetto Questa scuola non è un’isola, portato avanti durante l’anno dalle classi 5a, 5b e dai loro insegnanti, con l’obiettivo di conoscere il quartiere in cui sorge la scuola: Borgo Marina.
Questo momento ha rappresentato un’occasione per aprire le porte della scuola e per raccontare l’esperienza del progetto non solo alle famiglie delle alunne e degli alunni ma a tutti gli abitanti del quartiere e all’intera cittadinanza. La spaziosa sala del Centro civico comunale si è rapidamente riempita di persone di età molto diverse che si sono sedute le une accanto alle altre per ascoltare l’esperienza che ha permesso alle due classi di uscire dalle mura della scuola e di entrare in contatto con la realtà multiculturale e multiconfessionale del quartiere di Borgo Marina. Tra la platea hanno preso posto anche il sindaco di Rimini, alcune autorità religiose e i rappresentanti di diverse comunità presenti nel quartiere. All’ora stabilita si sono abbassate le luci per la presentazione e cittadine e cittadini, persone adulte e bambine, si sono predisposti all’ascolto.
Il progetto è stato presentato dalla ricercatrice Veronica Cucci, come parte di un dottorato nazionale promosso dalla rete RUniPace, Rete delle Università Italiane per la Pace, costituitasi per supportare la ricerca in Peace Studies, Studi sulla pace, un campo di studi che attraverso diverse discipline tra cui diritto internazionale, sociologia e geografia, si interessa alla ricerca di pratiche non violente per la risoluzione di conflitti e si pone come obiettivo la “pace positiva”, che non significa solo assenza di guerra ma ricerca di condizioni di vita eque per tutti.
In particolare, il lavoro si inserisce nella disciplina della Children Geography, geografia dei bambini, da intendere non come la geografia da insegnare ai bambini o per i bambini ma come lo studio dei modi in cui i bambini costruiscono geografie e influenzano lo spazio in cui vivono, attribuendo significati e valori propri ai luoghi. Questa disciplina porta ricercatrici e ricercatori a riflettere sull’importanza di un cambio di prospettiva, dal punto di vista delle persone adulte a quello di bambine e bambini, attribuendo valore scientifico alle loro esperienze e riconoscendo la loro capacità di insegnare nuove soluzioni agli adulti
Il titolo “Questa scuola non è un’isola” spiega anche il senso del progetto: la scuola non è un’isola, un sistema separato dal mondo che la circonda, ma è inserita in un contesto cittadino, e soprattutto in un quartiere, con cui ha scambi quotidiani. Le bambine e i bambini che vengono a scuola per imparare ogni giorno non devono pensare di vivere all’interno di uno spazio isolato dal mondo, in cui entrano la mattina ed escono il pomeriggio; è giusto che possano conoscere l’ambiente che sta attorno a loro, a cui possono partecipare attivamente, non solo in quanto cittadini di domani, come si stente spesso dire, ma come cittadini già oggi.
L’obiettivo del progetto, proposto nel quadro dell’insegnamento di educazione alla cittadinanza, è stato quello di accompagnare bambine e bambini alla scoperta del quartiere della scuola, valorizzando le conoscenze dello spazio già possedute e incentivandone di nuove, in modo da rafforzare la consapevolezza del loro ruolo all’interno del quartiere e della città.
Il progetto ha integrato i numerosi strumenti utilizzati ogni giorno dalle maestre e dai maestri delle Ferrari con strumenti quali la macchina fotografica, il disegno, la creazione di mappe interattive e l’esplorazione-gioco. Questi non richiedono necessariamente l’uso della parola e permettono uno scambio più spontaneo per costruire una metodologia di ricerca partecipativa. Bambine e bambini non rappresentano, così, solamente l’oggetto dello studio ma diventano co-ricercatori e co-ricercatori, partecipando attivamente a tutte le fasi del progetto.
Tramite alcune “esplorazioni giocate”, vere e proprie cacce al tesoro, le classi hanno conosciuto molti abitanti e lavoratori all’interno del quartiere che ospita persone con storie diverse e provenienti da paesi molto diversi tra loro. Bambine e bambini sono entrati in attività commerciali, di ristorazione, centri religiosi e luoghi pubblici presenti all’interno di Borgo Marina, hanno conosciuto abitanti che vivono a Borgo Marina da quarant’anni o da pochi mesi e hanno fatto loro brevi interviste chiedendo, per esempio, quali fossero per loro gli aspetti positivi del quartiere.
Durante le esplorazioni, le classi hanno individuato alcuni posti come i più significativi per loro e hanno chiesto alle persone che li abitano se potessero diventare “posti amici delle bambine e dei bambini di Borgo Marina”. Questo ha permesso di costruire una rete di luoghi conosciuti dalle bambine e dai bambini all’interno del quartiere, rete che è possibile individuare grazie agli adesivi di riconoscimento consegnati dalle classi che i proprietari hanno attaccato su porte e vetrine.
Il progetto è stato un esperimento positivo all’interno delle pratiche volte a incentivare la partecipazione della scuola alla vita del quartiere e della città. Gli abitanti del quartiere hanno familiarizzato con il progetto, sono stati inclusi e hanno partecipato alle attività-gioco nel corso dei tre mesi, mostrando disponibilità e interesse verso l’iniziativa. Questo ha creato uno spazio di incontro tra alunne e alunni della scuola Ferrari e alcuni abitanti del quartiere, permettendo ai primi di costruire dei punti di riferimento che si auspica possano essere utili anche in futuro.
Inoltre, durante il progetto le classi hanno osservato alcune caratteristiche particolari del quartiere di Borgo Marina, come la presenza di comunità, lingue e religioni differenti al suo interno. Questo ha offerto un vissuto concreto di partenza per aprire a momenti di confronto in classe e dialogo su divere tematiche quali la migrazione, l’inclusione e la diversità.
La Children Geography ci mostra l’urgenza di includere all’interno della ricerca sul territorio il punto di vista delle categorie escluse dal discorso dominante, tra queste le bambine e i bambini. L’importanza di un ascolto reale delle loro necessità e delle loro prospettive e la comunicazione non banalizzante delle loro esperienze, deve essere un obiettivo primario nell’agenda di pianificazione del quartiere e della città. Con questa prospettiva la speranza è quella di veder nascere altri progetti, promossi dalle istituzioni, che continuino a rafforzare il dialogo tra la scuola e la città, raggiungendo anche altri quartieri di Rimini.