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Le bollicine si allontanano dai calici romagnoli

In foto: Niente bollicine per i vini romagnoli. Il comitato nazionale per la tutela delle IGP dei vini ha infatti respinto la proposta della regione che, su richiesta dei produttori, chiedeva una modifica del disciplinare per consentire la produzione di vini frizzanti anche nelle province romagnole.
Niente bollicine per i vini romagnoli. Il comitato nazionale per la tutela delle IGP dei vini ha infatti respinto la proposta della regione che, su richiesta dei produttori, chiedeva una modifica del disciplinare per consentire la produzione di vini frizzanti anche nelle province romagnole.
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mar 22 mar 2011 17:25 ~ ultimo agg. 00:00
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“Una decisione paradossale” commenta l’assessore regionale all’agricoltura Rabboni.

La nota della regione

La Regione Emilia-Romagna, in attuazione delle disposizioni della nuova Organizzazione comune di mercato del vino approvata da Bruxelles nel 2008, che stabilisce l’obbligo per le indicazioni geografiche tipiche (Igt) di far coincidere la zona di produzione dell’uva con quella di produzione del vino, ha formulato una proposta di modifica del disciplinare di produzione dell’Igt Emilia concordata con la filiera produttiva regionale, che, a tutela della tradizionalità e su richiesta dei produttori regionali, permette l’elaborazione dei vini frizzanti e spumanti anche alle province della Romagna e alle due province lombarde di Mantova e Cremona.

Il Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini, cui compete l’approvazione dei disciplinari di produzione, ha respinto la proposta.

“La decisione del Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini – ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni – è paradossale. Si dice di no ad una Igt che si chiama ‘Emilia’ per compiacere le pretese di utilizzo della Igt da parte di regioni che si chiamano Veneto e Piemonte e dei relativi imprenditori del settore. Un Comitato che dovrebbe essere arbitro nella tutela della geografia dei vini gioca invece smaccatamente dalla parte di quelli che vogliono solo fare affari. L’unica spiegazione che si può dare è evidentemente un pregiudizio politico verso la nostra Regione e i suoi produttori e una eccessiva compiacenza verso interessi economici extra regionali, particolarmente forti ed attivi. Chiediamo conto di questa decisione e ci appelliamo ai parlamentari dell’Emilia-Romagna e delle due province lombarde, perché interpellino il Ministro su una scelta assolutamente incomprensibile e beffarda“.

Rabboni ha tuttavia sottolineato che si tratta di “una vittoria di Pirro, dal momento che la norma prevede che in assenza di modifiche all’attuale disciplinare, dal 1 gennaio 2013, la vinificazione, elaborazione e presa di spuma saranno possibili solo nelle province originarie di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Bologna, nel territorio in sinistra del Torrente Sillaro. Dunque una bocciatura inutile per veneti e piemontesi e realmente dannosa solo per i produttori delle province romagnole e delle province di Mantova e Cremona, che resteranno escluse dall’Igt nonostante la storicità del loro apporto a questa tipica produzione territoriale”.

La tutela e la valorizzazione dell’Igt Emilia non fanno capo ad alcun Consorzio. Per questo la Regione Emilia-Romagna ha ritenuto opportuno predisporre tale proposta di modifica, frutto di un larga discussione con la filiera vitivinicola regionale, Consorzi di tutela compresi, e le organizzazioni di categoria del settore.