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Fratelli Govoni. L’ANPI contro Barone: no a divisione parco Cervi

di Redazione   
Tempo di lettura 2 min
Ven 14 Mag 2010 09:05
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Martedì sera, nel 65° anniversario dell’eccidio dei Govoni, Barone ha promosso una manifestazione commemorativa a Rimini. I sette fratelli furono uccisi, a guerra finita, da una brigata di ex partigiani con l’accusa di avere sostenuto il fascismo. La richiesta di equiparare la loro figura a quella dei fratelli Cervi, trucidati dai tedeschi nel ’43, per l’ANPI suona invece come una provocazione.

“Nei giorni scorsi – si legge in una nota dell’ANPI – abbiamo assistito al tentativo di parificare il sacrificio dei sette fratelli Cervi, fucilati dai fascisti nel 1943 a Reggio Emilia, ad una altro tragico episodio: l’uccisione dei fratelli Govoni, attraverso una manifestazione promossa dal consigliere comunale Barone del Pdl. Due dei fratelli Govoni, Dino e Marino, parteciparono come militari della Repubblica Sociale Italiana all’eccidio di Larghe di Funo, frazione di Argelato, (Bologna), dove vennero uccisi alcuni coloni, saccheggiate e bruciate le case, ennesimo episodio di una lunga catena di omicidi, rastrellamenti, fucilazioni e rappresaglie condotte dai fascisti. Dopo la guerra, alcuni partigiani della II brigata Paolo di Pieve di Cento si vendicarono di tale eccidio, andando oltre al comando impartito del Comitato di Liberazione Nazionale, uccidendo i sette fratelli Govoni.
Sull’episodio prosegue l’ANPI – crediamo sia giusto utilizzare le parole del nostro vicepresidente, Armando Cossutta, espresse al recente congresso nazionale Cgil, a Rimini: “La Guerra di Liberazione non è stata guerra civile. Non ignoriamo gli episodi drammatici; non li giustifichiamo, e li condanniamo. Ma sia ben chiaro una volta per tutte che sono episodi; gravi ma episodi e che il sangue dei vinti non riuscirà mai ad oscurare l’epopea della Resistenza”.
Ciò che ci stupisce, invece, è la richiesta del consigliere Barone al consiglio comunale di cointestare il parco f.lli Cervi anche ai f.lli Govoni. Questo richiesta la respingiamo come una provocazione, un volgare e strumentale tentativo di imitare il disegno di legge 1360 che nelle sue intenzioni voleva parificare partigiani e repubblichini”.

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