Influenza aviaria, la CDO interviene: uomini, non polli
In questi giorni stiamo assistendo ad un fenomeno preoccupante, che vede coinvolti soprattutto i consumatori.
Partiamo dal fatto. Da circa un anno nei Paesi asiatici, causa l’oggettiva povertà e le conseguenti scarse condizioni igieniche ed alla completa assenza di controlli sanitari e veterinari, si è diffuso un ceppo di influenza aviaria che può, solo tramite contatto diretto con l’animale infetto, trasmettersi anche all’uomo.
In Italia non sono stati trovati ancora casi di infezione.
Il mondo scientifico ha affermato che l’uomo, anche in caso di infezione, non corre pericoli nel consumare carne di pollo, purché cotta.
Ciononostante il diffondersi della notizia ha avuto in Italia gravi conseguenze: un settore che fattura complessivamente oltre 4,5 miliardi di euro (oltre il 6% del fatturato agricolo italiano) ha visto calare improvvisamente i propri consumi di oltre il 50%.
Si è trovato così in ginocchio un comparto in cui l’Italia è sempre stata autosufficiente e che permetteva redditività in anni di vacche magre di tutta l’agricoltura.
Non immaginiamo cosa accadrà (o, purtroppo, lo immaginiamo bene) quando si scoprirà la presenza di un volatile infetto nei cieli italiani, cosa che potrebbe accadere in un prossimo futuro.
La situazione che si è venuta a creare mette a rischio oltre 185.000 posti di lavoro e potrebbe portare alla paralisi di un’intera filiera produttiva.
Negli altri Paesi europei, esposti al nostro medesimo rischio, vi sono state flessioni dei consumi di prodotti avicoli inferiori al 5%.
Com’è possibile che ciò accada proprio in Italia, dove è presente (come la vicenda “mucca pazza” insegna) una delle migliori reti di controlli veterinari e sanitari a livello internazionale e i nostri allevatori sono tra i migliori al mondo? E dove, grazie ad una recente Ordinanza del Ministero della Salute, è possibile risalire, tramite l’etichetta, all’origine dettagliata del prodotto e dunque scegliere un alimento sicuro e controllato?
Da ultimo: come mai nulla si dice del fatto che da sempre conviviamo consapevolmente con piccioni, cani e gatti, apportatori di gravi malattie per l’uomo?
In tutta questa vicenda c’è, al fondo, un sostanziale problema di ragione: non si può permettere che dubbi e sospetti infondati mettano a repentaglio una realtà produttiva, fatta di persone, di lavoro, di iniziative.
Occorre, come andiamo dicendo da tempo, lavorare per costruire fatti in cui il popolo possa essere educato al riconoscimento della realtà. Una ragione educata è ciò che salvaguarda dal pericolo di lasciarsi trascinare reattivamente dal primo vento allarmistico.
I polli, quelli veri, stanno in allevamento (e noi proporremo a tutti di mangiarli nelle piazze d’Italia); noi invece non siamo polli, siamo uomini: stiamo di fronte alla realtà e rifiutiamo le nebbie dei sospetti infondati.
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