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Il Kanun tra Italia e Albania

di Stefano Rossini   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
lun 30 mag 2016 12:17 ~ ultimo agg. 6 giu 14:04
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L’Italia è vittima del Kanun! Siamo tutti a rischio delle vendette albanesi? Il fatto di cronaca risale alla settimana scorsa: lungomare settentrionale di Rimini, 25 maggio, Petrit Nikolli, cittadino di origine albanese viene ammazzato in mezzo alla strada. Gli assassini vengono presi poche ore dopo a Gorgonzola, una manciata di chilometri da Milano. Un regolamento di conti – emerge subito dalle indagini – uno sgarro pagato col sangue secondo il Kanun.

I giornali si riempiono di titoli che urlano alla barbarie del codice d’onore albanese, all’insicurezza delle nostre strade per colpa di chi non ha mai dimenticato antiche tradizioni dell’occhio per occhio. Ma che cos’è esattamente questo Kanun? E come funziona?

Ce lo racconta Fabrizio Bettin, responsabile del progetto di Operazione Colomba, Un popolo contro le vendette di sangue, in Albania.

“Siamo da 6 anni in Albania, dove cerchiamo di lavorare sulla vendetta di sangue sia con le famiglie che con la società civile. E’ un fenomeno estremamente complesso che spesso viene assimilato in modo superficiale al Kanun”.

 

Ma che cos’è il Kanun?

Albania Kanun (6)“Il Kanun è un codice che regola il comportamento delle comunità. Risale al ‘400 ma è probabilmente più antico, derivante da una precedente tradizione orale. In particolare il Kanun regola i rapporti non tra le persone ma tra i clan familiari. In Albania, se parlo di famiglia intendo quella allargata, che comprende i fratelli e i cugini. Ad esempio, non sempre chi viene colpito dalla vendetta è il colpevole, spesso è solo uno della famiglia.

“E’ importante dire che il Kanun regola le vendette – continua Fabrizio – ma non solo. Regola anche le riconciliazioni che esistono e sono anzi molto importanti, tanto quanto la vendetta”.

 

Ma allora qual è esattamente il significato di questo comportamento?

“L’omicidio per hakmarrje, letteralmente presa della vendetta, indica, da parte dell’assassino, la volontà di vendicarsi da uno sgarbo o una grave offesa che mina profondamente l’immagine sociale, l’onore e la credibilità della persona. A questa può seguire la pratica della gjakmarrje, la presa del sangue, che è la vendetta per un omicidio compiuto per la hakmarrje. In altre parole, la famiglia che ha subito una perdita si ritiene in diritto di recuperare, prendere il sangue. Così si aprono faide che possono andare avanti all’infinito, finché non interviene la pajtimi riconciliazione”.

 

Come mai questo comportamento è sopravvissuto fino ad oggi?

Albania Kanun (3)“La società albanese non è più ovviamente, quella del ‘400, però è vero che solo da pochi anni è libera. Dopo il dominio degli ottomani ci sono stati 50 anni di comunismo particolarmente feroce, che ha fondato il proprio potere sulle punizioni, e poi un improvviso liberismo sfrenato ed una democrazia molto, molto debole. Bisogna immaginare, quando si parla di Albania che a metà anni ‘90 c’è stato uno shock culturale terribile, e inoltre che, soprattutto al nord, ci sono zone completamente isolate, che si raggiungono solo dopo molte ore di cammino a piedi. In pratica alcune parti della popolazione per decenni sono state abbandonate a loro stesse senza la presenza dello stato. In molti casi il recupero del kanun è stato un mezzo per dotarsi di regole”.

 

E’ quindi una mentalità molto radicata?

“Non si può poi negare che l’onore per un albanese sia un elemento importantissimo. Fa profondamente parte della sua cultura. Questo comportamento – che non sempre ha accezioni negative – non è sfociato in un’organizzazione delinquenziale, come è accaduto ad esempio alla mafia, ma nel complesso sistema di regole di rapporti tra famiglie.

“Se parli di Kanun in Albania ti dicono che è diffuso solo al nord, ma è un po’ come dire che in Italia la mafia è solo al sud. Magari è vero che l’origine è lì, ma la mentalità è comune, riguarda tutta la popolazione. Parlando del caso di Rimini, magari chi ha subito il torto è stato aizzato da parenti e amici che gli hanno fatto notare la perdita di onore. Difficile a dirsi. In generale si può dire che il fenomeno è un retaggio che vive dove lo stato non arriva o non è arrivato per decenni. Per me è importante sottolineare che non dobbiamo pensare che tutti gli albanesi siano pazzi, pronti ad uccidere. E’ vero, c’è un problema, ma tanto è stato fatto e tanto si sta facendo. E poi, giusto per fare qualche confronto, ricordiamoci che in Italia il delitto d’onore è stato abrogato nel 1981, non parliamo di secoli fa”.

 

Parliamo di cosa è stato fatto e di cosa si sta facendo, come funziona il vostro lavoro il Albania?

Albania Kanun (4)“Noi cerchiamo di coinvolgere tutti gli attori: le famiglie, la società civile e le istituzioni. Ci rechiamo dalle famiglie: andiamo da quelle che temono il Kanun e vivono chiuse e isolate nella paura di essere colpite, ma andiamo anche da chi ha già avuto il lutto e vorrebbe la vendetta”.

Come reagiscono le persone?

“All’inizio sono diffidenti, per vari motivi. Un po’ noi siamo stranieri e quindi non sanno bene cosa pensiamo di loro, e un po’ temono che andiamo per soldi. Nel Kanun, infatti, è presente la figura del riconciliatore, ma capita che chiedano soldi per il loro lavoro e speculino su queste faide. Noi no. Quando si accorgono che li ascoltiamo seriamente e non siamo lì per soldi allora si aprono. Gli albanesi sono tra i popoli più ospitali: per loro l’ospite è sacro. A quel punto stiamo con loro, gli siamo vicini nei momenti difficili, li accompagniamo quando devono visitare i parenti in carcere, oppure accudiamo i bambini. Allo stesso modo anche le famiglie che prima volevano ricorrere alla vendetta di sangue accettano l’idea della riconciliazione, magari non pubblica, non ancora, ma privata sì. Quando si parla dell’alternativa, si fa presente quest’altro aspetto del Kanun, quello della riconciliazione, pian piano le famiglie lo accettano”.

 

La società come vi vede?

Albania Kanun (2)“Noi cerchiamo di lavorare su tutti i livelli, anche con le amministrazioni. Ogni anno facciamo diverse campagne di sensibilizzazione che coinvolgono le istituzioni e l’avvocato del popolo e che riguardano il perdono e riconciliazione. Gli ultimi eventi si sono articolati con numerose manifestazioni, proiezione di film, realizzazione di murales e abbiamo creato il primo luogo in Albania dedicato alle vittime delle vendette di sangue. Lentamente la società accetta questa visione. Non sempre le istituzioni partecipano attivamente, ma è un cammino. Dobbiamo sempre ricordare che tutto quello che ha fatto l’Albania per la democrazia e la modernizzazione lo ha fatto dal 1999, non da prima. Guardando da questa prospettiva ci si accorge che stanno correndo e bruciando le tappe, ma la strada è ancora lunga”.

 

Approfondimento: 

Descrizione del fenomeno dell’hakmarrja e gjakmarrja per la sensibilizzazione delle istituzioni albanesi e internazionali

L’attività di Operazione Colomba in Albania

Le foto sono state prese dal sito di Operazione Colomba