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Fondazione San Giuseppe: Maria Gabriella Baldarelli

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 30 apr 2015 10:30 ~ ultimo agg. 13:37
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Proseguiamo il nostro progetto di comunicazione e valorizzazione di storie e competenze (#perchèsonoqui) dedicato ai collaboratori della Fondazione San Giuseppe per l’Aiuto Materno e Infantile ONLUS di Rimini, con un’intervista che vuole offrirci un inedito punto di vista sul mondo dell’economia e della gestione di impresa.

Ci aiuta in questo percorso la prof.ssa Maria Gabriella Baldarelli: professore associato di Ragioneria generale e applicata e di Contabilità e bilancio nel turismo sostenibile presso la Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Bologna, sede di Rimini. È inoltre titolare del corso di Management e Economia di Comunione presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI) e docente presso l’Istituto di Scienze Religiose di Rimini.

 

Uno spiccato impegno in ambito sociale, con una particolare attenzione ai temi dell’economia civile e di comunione e sulle connessioni tra valori, etica, contabilità, impresa.

Economia e sociale: due mondi apparentemente distanti. Cosa li accomuna?

Innanzitutto un semplice presupposto: l’economia è una scienza sociale! Quindi non può, tra i suoi oggetti d’indagine, non occuparsi anche di questo mondo.

In particolare le scienze economiche hanno il compito di indagare tutto quello che concerne i servizi alla persona.

Se non si riconosce all’economia anche un valore sociale, essa perde ogni forma di utilità.

 

Come è nata la sua collaborazione con la Fondazione San Giuseppe?

È una realtà che su di me ha subito esercitato un grande fascino. Ho iniziato a collaborare con questo ente ormai più di dieci anni fa per la stesura del bilancio sociale. Da questo progetto di comunicazione economica e sociale è nato un interesse a conoscere lo Statuto, i documenti contabili e quindi anche la storia di questa istituzione.

Mi incuriosiva questa figura di Suor Isabella Soleri: una religiosa che ha voluto occuparsi di povertà e infanzia. Studiando la storia di questa istituzione, insieme alla prof.ssa Mara Del Baldo dell’Università di Urbino, abbiamo scoperto una vera e propria miniera di informazioni significative. Ci siamo accorte che anche dal punto di vista delle scienze economiche c’erano degli elementi di grande interesse, a partire dall’idea di gratuità, il valore più importante e spesso dimenticato, che sta al centro dell’economia civile.

 

Che cosa si intende esattamente per economia civile?

Economia civile è un concetto che è stato ripreso dall’economista Stefano Zamagni a partire dagli studi di Adam Smith. È un filone che ha riportato alla luce l’idea di gratuità e di carismi come parte fondamentale dell’economia. Il carisma è quella intuizione speciale, propria solo di alcune figure particolarmente illuminate che riescono a intravedere anche in momenti di crisi e difficoltà delle strategie per andare avanti e guardare al futuro.

Come studiosa credo fermamente nella possibilità di cambiare il mondo anche grazie agli studi economici!

Il mio approccio alla ragioneria non è tecnico, ma sociale. E credo in questo di essere in buona compagnia, perché tanti studiosi nel mondo stanno sempre di più assumendo questo stile di studio e di ricerca.

 

Quali aspetti della storia dell’Aiuto Materno/Fondazione San Giuseppe la colpiscono maggiormente?

Mi affascina capire come l’idea di carisma diventa storia, attraverso figure come quelle di Suor Soleri.

L’Aiuto Materno ha saputo costruire una nuova realtà davvero all’avanguardia per quell’epoca: non più semplice filantropia ma assistenza a 360 gradi per le mamme e i bambini che venivano accolti.

Accanto a Suor Soleri una figura fondamentale è stata quella di Antonio Del Piano, medico appassionato di infanzia, insieme alle tante patronesse e religiose che hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo di questo ente.

Possiamo dire che le suore del San Giuseppe hanno scritto uno dei primi manuali infermieristici della storia!

In quest’ottica viene alla luce come esista un rapporto stretto tra contabilità e religione, tra sacro e profano.

 

I primi risultati delle sue ricerche sono stati presentati in ambito nazionale ed internazionale. Come proseguiranno ora i vostri studi?

Abbiamo avuto il piacere e l’onore, insieme alla prof.ssa Del Baldo, di presentare gli studi sulla storia dell’Aiuto Materno/San Giuseppe all’ XI° Convegno Nazionale della Società Italiana di Storia della Ragioneria nel Dicembre del 2011 a Palazzo Montecitorio, a Roma.

Ora la seconda fase di ricerca intende concentrarsi nello specifico sul ruolo delle donne nella contabilità.

Dobbiamo qui ringraziare in particolare la dr.ssa Viviani dell’Azienda USL che ci ha permesso di accedere ad un archivio dell’azienda e il rag. Paolo Freddi, studioso appassionato della storia di Rimini e dell’Aiuto Materno che ci ha messo a disposizione contatti e materiali.

Attraverso i registri contabili che stiamo studiando ci rendiamo sempre più conto di quanto il ruolo delle donne sia stato determinante per la San Giuseppe, soprattutto nel periodo tra le due guerre mondiali.

Tanto è vero che possiamo parlare di vero e proprio “pink accounting” per sottolineare il contributo significativo delle donne alla crescita di questa realtà dal punto di vista della cultura antropologica e di quella aziendale.

 

Quanto di questa storia può esserci di stimolo ancora oggi?

Sicuramente oggi questo carisma va riscoperto e valorizzato, calandolo nella realtà odierna. Penso che la Fondazione San Giuseppe, così come tante altre realtà del sociale, abbia oggi questo compito: mantenere forte la sua identità e la sua storia, pur innovandola e integrandola nel contesto attuale odierno.

Servono figure capaci di guardare lontano, nonostante la crisi economica e culturale attuale, per costruire nuovi scenari di speranza e nuove opportunità. Le donne, in questo, possono avere davvero un ruolo fondamentale.

Silvia Sanchini

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