Una Tac per la Domus del Chirurgo. Monitorati tutti i manufatti


La Domus del II secolo Avanti Cristo, un palazzo bizantino ma anche resti ancora più antichi. Il sito di Piazza Ferrari è un tesoro storico-culturale sempre più importante per Rimini. Proprio per questo è stato sottoposto ad un esame accurato per verificarne lo stato. Le prime scoperte risalgono infatti ormai all’89.
“Tutti questi anni di coperture temporanee hanno significato infiltrazioni d’acqua e di umidità, – ricorda Maria Grazia Maioli, direttore della Soprintendenza regionale ai Beni Archeologici – ma anche attacchi biologici (erbe e semi che si sono infilati all’interno). Abbiamo avuto anche avventure curiose nella Domus come alcune persone che vi si sono introdotte a dormire. Il monitoraggi è servito quindi a controllare lo stato di fatto”.
La musealizzazione dello scorso dicembre, con i suoi percorsi sopraelevati, ha reso possibile la fruizione dei manufatti direttamente sul posto, quello originario di ritrovamento. Manufatti finora sottoposti solo a consolidamento e non a restauro. Il sito di piazza Ferrari garantisce protezione dall’esterno, è dotato di impianti di deumidificazione e di lampade UVA per proteggere dagli agenti biologici. I manufatti però poggiano direttamente sul terreno e ne subiscono l’umidità. La situazione non è stabile ed il monitoraggio effettuato dagli esperti di Ravenna ha evidenziato due problemi: il distacco delle tessere dal sottofondo e la crescita biologica. I dati raccolti serviranno a definire un progetto pilota di restauro che tenga conto anche dell’aspetto prettamente estetico. “Dopo una fase di elaborazione faremo anche un progetto dettagliato che comprenda anche i costi. Certo è – dice ancora la Maioli – che con i chiari di luna che ci sono, i finanziamenti da parte dello stato saranno pochi o addirittura nulli. I soldi per i materiali dovremmo probabilmente cercarli da altre parti”.
Newsrimini.it
La nota stampa
La Scuola per il Restauro del Mosaico (SRM – Scuola di Alta Formazione), sezione distaccata dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze gestita dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna, ha svolto una campagna di studio e pronto intervento sui mosaici pavimentali dell’area archeologica di Piazza Ferrari a Rimini. L’intera operazione è stata possibile grazie ad un accordo trilaterale che vede coinvolti, oltre alla suddetta Soprintendenza, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e il Comune di Rimini.
La ricognizione ha avuto come obiettivo primario l’analisi dello stato di conservazione dei preziosi tappeti musivi relativi alla Domus del Chirurgo (seconda metà del II secolo) e dell’edificio tardo antico (V-VI secolo).
Dal 1° Luglio 2008 sono state svolte le seguenti operazioni:
Rilievi metrici ed iconografici
Studio delle antiche tecniche di costruzione
Analisi macroscopica dei materiali
Redazione dello stato di conservazione
Pulitura fisica
Consolidamento degli elementi mobili
Gli interventi effettuati su questo straordinario sito dal momento della scoperta (1989) sino al 2007, sono stati molteplici. Tutte le operazioni eseguite finora sono comunque state realizzate in condizioni di emergenza e finalizzate alla conservazione dei mosaici in attesa di un vero e proprio progetto unitario di restauro. Solo la recente musealizzazione (dicembre 2007) ha offerto l’occasione di realizzare una revisione generale dell’area archeologica, soprattutto alla luce delle nuove condizioni microclimatiche.
Nonostante le numerose cure di cui sono sempre stati e sono tuttora oggetto, i mosaici soffrono di alcune patologie che potremmo definire croniche, le più gravi delle quali sono il distacco del tessellato musivo dagli strati sottofondali delle malte di allettamento e la crescita biologica di alghe ed erbe infestanti su alcuni strati e strutture archeologiche.
La musealizzazione, con i suoi percorsi sopraelevati, ha reso possibile la fruizione del luogo direttamente in situ. Le moderne tecniche di restauro e conservazione hanno permesso di mantenere questi straordinari manufatti nel loro posto originario (mediante iniezioni di malte a base di calci tradizionali che ricreano adesione e coesione nelle malte di sottofondo originali) senza dover operare forti decontestualizzazioni (strappi dei mosaici e trasferimenti in altri luoghi espositivi), come accadeva in passato.
Si dovrà comunque intervenire non solo sull’aspetto più strutturale ma anche su quello più prettamente estetico, oggi disturbato da una serie di elementi. Si dovrà ad esempio operare sui cordoli di contenimento delle lacune e dei bordi perimetrali che, se prima della musealizzazione hanno rappresentato una salvaguardia temporanea dei mosaici, oggi devono essere rimossi e sostituiti da interventi che, oltre a ‘conservare’, valorizzino maggiormente una corretta lettura dal punto di vista archeologico.
L’elaborazione dei dati incamerati durante la campagna ricognitiva appena conclusa saranno utilizzati per la redazione di un progetto pilota di restauro al quale seguirà un programma di manutenzione ordinaria.
La campagna di studio e pronto intervento sui mosaici ha visto la collaborazione di:
per la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna
Giorgio Cozzolino, Soprintendente
Cetty Muscolino, Coordinatrice della SRM e Direttrice del Museo Nazionale di Ravenna
Claudia Tedeschi, docente della SRM per le materie Teoriche e Pratiche di Restauro
Ermanno Carbonara, docente della SRM per le materie Pratiche di Restauro
Gli alunni del 3° e 4° CORSO della SRM
per la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
Luigi Malnati, Soprintendente
Maria Grazia Maioli, Archeologo Direttore Coordinatore
Mauro Ricci, Restauratore Conservatore Direttore
Monica Zanardi, Assistente Tecnico Scientifico
Il Comune di Rimini – Assessorato alla Cultura
Jacopo Ortalli, docente di Archeologia classica all’Università degli Studi di Ferrara