Un mercato coperto in piazza Unità. Il progetto di un architetto riccionese


Un mercato coperto all’avanguardia sul modello di grandi città italiane ed europee in piazza Unità a Riccione. L’idea è dell’architetto riccionese Marco Vanucci che da anni risiede a Londra dove dirige Opensystems Architecture ed è docente alla London South Bank University. Da tempo la politica riccionese si interroga su come qualificare il grande spazio in zona paese, oggi utilizzato come parcheggio sei giorni su sette e per il mercato settimanale del venerdì.
La lettera dell’architetto Marco Vanucci
“Il mercato della città rappresenta lo spazio delle relazioni e dello scambio, un luogo che, adattandosi e trasformandosi nel tempo, costituisce il cuore pulsante dei rapporti sociali e commerciali della città. Sono proprio i mercati ad aver fatto la fortuna delle città storiche italiane: il mercato di Rialto a Venezia si sviluppò, già dal 1097, integrandosi col tessuto urbano come polo per il commercio locale ed internazionale grazie ai fondaci e allo sviluppo, nel 500, delle Fabbriche Vecchie e Nuove. Il Mercato di Mezzo a Bologna, di origine medievale e primo mercato coperto, ha recentemente riaperto le porte ai prodotti dell’eccellenza enogastronomica emiliana. I mercati ottocenteschi di Firenze (San Lorenzo e Sant’Ambrogio), progettati in ferro e vetro sull’esempio delle Halle parigine, hanno operato una sintesi tra nuova tipologia edilizia, esigenze commerciali e, appunto, città storica. Lungo la costa adriatica, il mercato ittico di Civitanova Marche, di recente costituzione e a due passi dalla stazione, è un efficace esempio di come i mercati locali di piccole dimensioni possano servire come elementi di rigenerazione urbana e di promozione di prodotti autoctoni. O, ancora, il Mercato Coperto di Ravenna, la cui struttura, recentemente ristrutturata, risale al 1254, e si presenta oggi come un luogo di incontro, conoscenza ed acquisto, tra la stazione ferroviaria e il Mausoleo di Galla Placidia. In Francia, non c’è città che non abbia il suo mercato coperto dove si vendono e si possono assaggiare i prodotti della tradizione: strutture ed economie a “km 0” che non si sostituiscono alla grande distribuzione ma che accorciano le catene di fornitura ed ampliano l’offerta di prodotto. Non serve la pandemia da Covid per capire che il futuro delle
nostre città passa anche attraverso un più saldo legame col territorio.
Piazza dell’Unita, già soprannominata la “piazza del mercato”, è un luogo nevralgico e allo stesso tempo irrisolto del tessuto urbano Riccionese. Un luogo perfetto per pensare un rilancio della città e delle sue ambizioni. L’idea è molto semplice: una grande copertura tecnologica e multifunzionale al centro della piazza, un edificio senza facciate, in grado di riparare dagli agenti atmosferici e fornire un quinta per eventi e spettacoli: un luogo per ospitare il meglio della produzione agricola, enogastronomica e artigianale. Un mercato coperto che faccia da ponte tra la riviera e l’entroterra, tra l’intrattenimento turistico e le eccellenze del territorio: un luogo dove sviluppare eventi culinari, servire street food, e attorno a cui far nascere attività commerciali (bar, ristoranti, etc), o, più spontaneamente, promuovere la musica dal vivo, incontri letterari, cultura e spettacoli. Un luogo all’interno del quale i “banchi” siano messi a disposizione dei produttori locali e dei consorzi agroalimentari per dare la possibilità alle piccole ma eccellenti aziende del territorio (la grande tradizione ortofrutticola ma anche vino, olio, carne, pesce, etc) di esporre le loro merci. Un luogo dove valorizzare il prodotto fresco ma anche l’artigianato locale. La vicinanza alla stazione dei treni potrebbe inoltre favorire il facile accesso dei visitatori non residenti e le aziende del circondario. Riccione può tornare a risplendere puntando su se stessa. In questo senso, l’architettura può e deve giocare un ruolo chiave per ripensare la città e il suo futuro: non appena disegnando lo spazio urbano o lavorando sul branding ma, anche e soprattutto, proponendo idee che sappiano dare forma all’organizzazione della vita sociale, culturale ed economica di una comunità”.