Sottosegretaria Montaruli (FdI) si dimette. E’ anche commissaria a Rimini


La sottosegretaria all’Università Augusta Montaruli di Fratelli d’Italia si è dimessa. L’onorevole piemontese, che ricopre dal 2021 anche il ruolo di commissario della provincia di Rimini (dove ha seguito la partita delle amministrative riminesi), ha annunciato il passo indietro all’indomani della sentenza della Cassazione che ha reso definitiva la condanna a un anno e sei mesi per uso improprio dei fondi del gruppo consiliari del Piemonte, dal 2010 al 2014, quando era consigliera regionale. Una scelta fatta “per difendere le istituzioni certa della mia innocenza“, ha spiegato la sottosegretaria nella lunga lettera in cui ha annunciato le dimissioni. “Ha finalmente fine – dice Montaruli – un processo che è durato ben undici anni, per fatti che risalgono a 13 anni fa, articolato in cinque gradi di giudizio, con un’assoluzione piena in primo grado ed un esito ieri contrario. Mi riservo di valutare l’opportunità di un ricorso alla Corte di Giustizia Europea. Ho creduto, credo e continuerò a credere nella magistratura. D’altra parte solo chi confida nella propria innocenza e nella giustizia si sottopone a dibattimento ovvero per così tanto tempo al giudizio in modo pubblico benché un procedimento simile, fin dall’inizio, sia stato mediaticamente esposto. Così io ho fatto”. L’ormai ex sottosegretaria evidenzia che “ancor prima che questo processo avesse inizio e potesse definire un giudizio ho provveduto alla restituzione delle somme contestate per una cifra pari ad oltre il doppio rispetto a quella indicata dall’odierna sentenza“. Inoltre “da un punto di vista istituzionale ho provveduto a partire dal 2012 ad autoescludermi da ogni candidatura per ben cinque anni ed in ogni caso fino alla prima sentenza di assoluzione. Considerata la particolarità dell’inchiesta non ho aspettato il giudizio dei magistrati per non rinviare sine die una valutazione attenta delle mie responsabilità politiche“. “Non sono mai scappata – conclude Montaruli –. Non lo farò ora. Tutto questo sì è stato decisamente imbarazzante. Concludo oggi questa vicenda ringraziando tutti i protagonisti perché nel giudizio verso una ragazza di ventisei anni, entusiasta di entrare per la prima volta in un’assemblea legislativa e che riteneva di non dover dubitare delle indicazioni sulle modalità di uso dei fondi dei gruppi, non sono stati mai severi quanto il mio. In ciò hanno determinato in maniera fondamentale, nel pubblico e nel privato, la donna che sono e che continua a battersi per ciò che è giusto”.