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contro la decisione del gip

Sfregiano l’amico per futili motivi, il pm: “Sono pericolosi, serve il carcere”

In foto: repertorio
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di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura 2 min
Sab 20 Gen 2024 19:03 ~ ultimo agg. 21 Gen 14:17
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Lo scorso 6 gennaio hanno sfregiato al volto con un coccio di bottiglia un loro amico al termine di una banale discussione (vedi notizia). Per la Procura della Repubblica di Rimini gli autori dell’aggressione, avvenuta in via Casti, devono tornare in carcere perché pericolosi. Il sostituto procuratore Davide Ercolani ha infatti presentato appello al Riesame di Bologna contro la decisione del gip di Rimini di concedere i domiciliari ai due indagati, un 41enne riminese (difeso dall’avvocato Giuliano Renzi) e un 35enne sammarinese (difeso dall’avvocato Piero Ippoliti), accusati di lesioni gravissime e deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso in concorso.

Il pm Davide Ercolani

L’amico aggredito, un riminese di 38 anni (assistito dall’avvocato Luca Greco), ha riportato la lesione dell’arteria temporale (con conseguente fuoriuscita di circa due litri di sangue) e altre fratture al volto. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, che ha arrestato i due indagati in quasi flagranza, la feroce aggressione sarebbe nata dopo che la persona offesa aveva insinuato un’attrazione da parte della sua compagna nei confronti del 41enne.

Per il sostituto procuratore Ercolani, gli indagati hanno agito con lucida e ferma accettazione del rischio e non hanno avuto alcuna remora a ridurre in quelle condizioni un amico. A giudizio del pubblico ministero gli arresti domiciliari non fornirebbero una sufficiente garanzia a impedire la reiterazione di condotte violente, avendo i due aggressori un “curriculum” criminale che si articola in “episodi gravissimi che hanno bagnato di sangue la Riviera”. Inoltre, secondo il pm, entrambi hanno mentito in sede di interrogatorio, contraddicendosi tra loro e fornendo delle ricostruzione di comodo.

La Procura attende ora la perizia medico legale del dottor Pierpaolo Balli, a cui è stato dato incarico di stabilire se le lesioni causate alla vittima potessero essere mortali e se lo sfregio al volto sia permanente.

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