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Governo: "solo propaganda"

Scuola. Bonaccini contro il Governo: Regione fa ricorso alla Consulta

di Redazione   
Tempo di lettura 5 min
Lun 20 Feb 2023 13:57
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La Regione Emilia-Romagna ha deciso di ricorrere alla Corte costituzionale contro la norma del Governo Meloni che prevede l’innalzamento a 900 studenti della soglia minima per potere avere una autonomia scolastica con un proprio dirigente. Un provvedimento che, se realizzato in questi termini, secondo la Regione creerebbe forti penalizzazioni per i territori. “Questo Governo – commenta il presidente della Regione Stefano Bonacciniha un modo di procedere che non tiene conto delle Regioni. Questa della scuola è davvero clamorosa“. Il provvedimento è stato illustrato in conferenza stampa dal presidente insieme all’assessora alla Scuola, Paola Salomoni, e al sottosegretario alla Presidenza, Davide Baruffi. La Giunta regionale formalizza così la costituzione in giudizio davanti alla Consulta contro le parti della Legge statale di Bilancio sulla riorganizzazione della rete scolastica. Il rischio paventato è quello di veder aumentare gli accorpamenti e ridurre il numero delle autonomie, e quindi delle scuole gestite dalle stesse, in particolare nelle aree interne, periferiche e nei comuni montani. Sostanzialmente, la Regione solleva una questione di legittimità costituzionale perché ritiene che le norme del provvedimento deciso dal Governo siano lesive delle competenze regionali in materia di dimensionamento della rete scolastica. Oltre che dei principi di leale collaborazione e sussidiarietà e di rispetto delle procedure di coordinamento Stato-Regioni in materia di scuola. La Regione ritiene inoltre che non possa essere un obiettivo dello Stato la riduzione del numero delle istituzioni scolastiche, perché questo è in contrasto con i principi di ragionevolezza e di buon andamento dell’amministrazione, così come sono indicati dalla Costituzione. La Giunta regionale ha già fatto i conti del possibile impatto che le decisioni dell’esecutivo avrebbero in Emilia-Romagna: il taglio di 15 posizioni di dirigenti scolastici e direttori dei Servizi generali e amministrativi in tre anni. E questo comporterà la necessità di riorganizzare la rete scolastica, accorpando istituzioni scolastiche che già hanno una media di più 1.000 studenti per autonomia scolastica, con punte di quasi 1.200 studenti di media nelle scuole superiori di II grado.

Il provvedimento del Governo– sottolineano il presidente Bonaccini e l’assessora Salomoni- taglia le autonomie scolastiche per risparmiare sul costo dei dirigenti scolastici e dei direttori dei Servizi generali. Un intervento che colpisce un servizio fondamentale e un bene pubblico come la scuola in una regione, va ricordato, nella quale si è già lavorato alla razionalizzazione della rete scolastica in collaborazione con Enti locali e Ufficio scolastico regionale, cercando di mettere studenti e famiglie al primo posto. Tagliare in questo modo, come vuol fare invece il Governo, mette a rischio le scuole in montagna e nelle aree interne periferiche”.

Porsi come obiettivo la riduzione graduale del numero delle istituzioni scolastiche è inaccettabile– sottolinea il sottosegretario Baruffi- e chiediamo alla Corte costituzionale di intervenire perché questo articolo della Finanziaria è in contrasto con tutti i principi del diritto allo studio e con l’articolo 3 della costituzione. Oggi in Giunta daremo quindi formalmente incarico a un giurista e costituzionalista di istruire e presentare ricorso alla Consulta”.

Crediamo non sia legittimo, oltre che non utile– concludono Bonaccini e Salomoni- che il Governo intervenga così pesantemente sull’organizzazione della scuola pubblica senza il coinvolgimento delle Regioni. Ci pare anche che le prime scelte fatte in materia di istruzione siano gravi e prefigurino un vero e proprio attacco alla scuola pubblica. Ancor di più perché ledono le competenze delle Regioni non valorizzando i principi di leale collaborazione necessari a garantire il buon funzionamento del sistema scolastico”.

Per il Governo però dietro al ricorso dell’Emilia Romagna c’è una volontà propagandistica. Al Corriere della Sera la sottosegretaria al Mim Paola Frassinetti, spiega infatti che “la riforma del dimensionamento era già contenuta nel tanto decantato Pnrr e questa idea esisteva già anche con il governo Draghi, un’idea a quanto pare poco propagandata. Per un po’ di serietà obiettiva bisognerebbe quindi dire che non si tratta d’altro che di quello che contiene il Pnrr“. La sottosegretaria promette concertazione con gli Enti ed evidenzia anche che il ministro Valditara ha già incontrato più volte gli enti locali.

Cosa prevede la riforma del Governo

La riforma, approvata con la Legge di Bilancio dello Stato 2023, decorre dall’anno scolastico 2024/25 e individua i criteri per l’assegnazione dei Dirigenti Scolastici e dei Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA), tenendo conto della popolazione scolastica regionale.

In particolare, consente allo Stato di stabilire unilateralmente i criteri per il dimensionamento della rete scolastica, in caso di mancato accordo in Conferenza Unificata entro il termine stabilito, sulla base di parametri rigidi che violano – secondo la Regione – la competenza regionale in materia di istruzione e la leale collaborazione.

L’attuale soglia, prevista con la Legge di Bilancio dello Stato 2022 per gli anni scolastici 2022-2023 e 2023-2024 prevede, per avere un proprio Dirigente e DSGA, il numero minimo di 600 studenti e di 400 nelle piccole isole e nei comuni montani abbassato però come nell’anno scolastico 2021-2022 a 500 e 300.

Con la legge di Bilancio approvata a dicembre 2022 si innalza il coefficiente ad un minimo di 900, non superiore a 1.000, per avere un proprio Dirigente e DSGA.

Il dimensionamento scolastico va attuato entro il 30 novembre di ogni anno, data entro cui gli Enti locali devono comunicare l’entità della rete degli istituti.

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