Rogo alla piscina di Portoverde, a processo un ristoratore


Il prossimo 20 novembre dovrà comparire davanti al tribunale monocratico di Rimini per l’inizio del processo che lo vede imputato per l’incendio del 23 giugno 2022 alla piscina olimpionica di Portoverde “Blu Paradise Beach”. Secondo le indagini dei carabinieri della Compagnia di Riccione, il rogo sarebbe opera di un ristoratore di 72 anni, titolare di un locale vicino alla piscina. Il movente, stando alla ricostruzione degli investigatori dell’Arma, sarebbe riconducibile all’invidia dell’imputato per il successo del bar della piscina, molto frequentato dai giovani, attirati da aperitivi e serate a tema. Esclusi, invece, i motivi legati ad una presunta omofobia, com’era stato inizialmente ipotizzato dallo stesso gestore del Blu Paradise Beach, Davide Piccioni.
Nel corso di una perquisizione, i carabinieri di Riccione trovarono nelle disponibilità del ristoratore una tanica per la raccolta di olii alimentari simile a quella utilizzata per dar fuoco ai locali della piscina. Quella notte, infatti, le fiamme divorarono la casetta in legno adibita a reception e deposito, causando danni per oltre 50mila euro. Inoltre dai filmati di videosorveglianza del ristorante, acquisiti dai militari, si vedrebbe il 72enne raggiungere una telecamere e oscurarla con un oggetto, forse del nastro adesivo. Oggetto che sarebbe scivolato dopo poco permettendo così di immortalare una sagoma di un uomo in lontananza – secondo gli investigatori riconducibile al ristoratore – gettare della sostanza infiammabile contro la casetta in legno della piscina.
Una ricostruzione, questa, respinta con forza dagli avvocati dell’imputato, che hanno sostenuto come la scarsa qualità dell’immagine non fosse sufficiente a spazzare via i dubbi sulla reale identità del piromane. Di diverso avviso il gup del tribunale di Rimini, Raffaella Ceccarelli, che ha disposto nei confronti del 72enne il rinvio a giudizio per incendio. Costituitisi parti civili nel processo sia il gestore della piscina, Davide Piccioni, sia il sindaco di Misano, Fabrizio Piccioni, avendo il Comune la concessione dell’impianto. Entrambi sono rappresentati dall’avvocato Christian Guidi, che all’apertura del processo chiederà che nei confronti del ristoratore venga riconosciuta l’aggravante dell’interruzione di pubblico servizio dal momento che la piscina, essendo bene demaniale, restò chiusa alcuni mesi.