Ricorso in Cassazione per Vultaggio. Il suo avvocato: "Aggravanti da escludere"


Escludere le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà e riconoscere le attenuanti generiche. Sono queste in estrema sintesi le richieste avanzate alla Corte di Cassazione dal difensore di Simone Benedetto Vultaggio, l'avvocato Emanuele Polverini, subentrato al collega Massimiliano Orrù. Dopo l'ergastolo inflitto dalla Corte d'Assise di Rimini e confermato dalla Corte d’Appello di Bologna, il legale del 49enne riminese ha deciso di ricorrere ai giudice della Suprema Corte, che venerdì 11 luglio si pronunceranno sui quattro motivi di censura. E' doveroso ricordare che Vultaggio, la mattina del 25 giugno del 2022, nell’abitazione di via Rastelli, a Rimini, uccise a colpi di mattarello e con 51 coltellate la sua compagna, la 33enne romana Cristina Peroni, che nemmeno 5 mesi prima aveva dato alla luce il loro bambino. L'uomo, che in passato aveva minacciato e aggredito Cristina in più occasioni, anche mentre era incinta, temeva che la donna volesse andarsene definitivamente portando con sé anche il figlio. Così, quella mattina, al culmine dell’ennesima lite, la uccise con inaudita ferocia.
Per il legale di Vultaggio, "la Corte d’Appello ha erroneamente ritenuto sussistente l’aggravante dei futili motivi, ancorandola a una reazione sproporzionata dell’imputato legata al desiderio di tenere in braccio il figlio". Una motivazione, secondo la difesa, "scollegata dalle risultanze istruttorie e non conforme ai principi consolidati della giurisprudenza di legittimità". Altra aggravante contestata è quella della crudeltà, fondata - a detta del legale - "esclusivamente sulla reiterazione dei colpi inferti alla vittima". Qui il difensore evidenzia come il suo assistito abbia agito "in stato di alterazione emotiva, in preda a un dolo d’impeto, senza alcuna intenzionalità di infliggere sofferenze gratuite". Sull'omessa concessione delle attenuanti generiche, infine, la difesa sottolinea come, "nonostante l’incensuratezza dell’imputato, l’assenza di premeditazione, la condotta collaborativa nel processo e l’evidente stato emotivo compromesso in cui è maturato il fatto, i giudici abbiano adottato un automatismo punitivo in contrasto con i principi costituzionali di umanizzazione della pena".
"Ritengo - conclude l'avvocato Polverini - che, pur nella consapevolezza dell’estrema gravità del fatto e del dolore causato dall’evento delittuoso, è dovere della difesa garantire il rispetto delle garanzie costituzionali e della corretta applicazione delle norme penali anche nei casi più drammatici".