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Nei guai anche riminese

Ricatto a luci rosse all’imprenditore: transessuale arrestata

In foto: Il tribunale di Rimini
Il tribunale di Rimini
di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Mar 16 Gen 2024 13:14 ~ ultimo agg. 17 Gen 12:33
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Un vero e proprio ricatto a luci rosse che ha portato un imprenditore del Riminese a sborsare parecchie migliaia di euro prima di trovare il coraggio di denunciare tutto alla polizia. La vicenda ha portato lunedì all’arresto di un uomo riminese di 66 anni e di una 30enne transessuale bulgara fermato nel suo paese d’origine dalla locale polizia, in esecuzione di un’ordinanza del gip, Raffaella Ceccarelli. Il riminese è agli arresti domiciliari mentre la transessuale è in carcere in Bulgaria. Entrambi dovranno rispondere dell’accusa di estorsione, a cui per il riminese si aggiunge quella di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. A coordinare le indagini della Squadra mobile di Rimini, il sostituto procuratore riminese, Davide Ercolani.

I fatti risalgono al novembre scorso quando l’imprenditore, dopo aver conosciuto la transessuale tramite un noto sito di incontri, lo raggiunge nell’appartamento di Rimini dove alloggiava. Dietro il corrispettivo di 500 euro avviene la prestazione, ma l’incontro si protrae più del previsto e la trans chiede una integrazione del prezzo che il cliente esegue con quattro bonifici istantanei per un totale di 2mila euro. Il denaro finisce nel conto corrente del 66enne che funge da intermediario per l’attività della escort oltre a fornirle l’appartamento. Passa qualche giorno e la 30enne bulgara contatta il cliente spiegando di dover tornare in patria per un’urgenza e chiedendo un migliaio di euro per il viaggio. Soldi che puntualmente vengono versati tramite bonifico.

La situazione per l’imprenditore si complica agli inizi di dicembre quando riceve alcuni messaggi WhatsApp dalla escort: in uno c’è il video del rapporto sessuale consumato nel loro incontro e ripreso a sua insaputa e negli altri i numeri di telefono di moglie e figlia. Una sorta di velata minaccia a cui fanno seguito continue richieste di denaro. La escort prova a giustificarsi dicendo che i soldi servono per evitare che una amica, venuta in possesso del video, lo pubblichi su un sito di incontri. L’imprenditore così inizia a pagare: prima mille, poi seimila euro per arrivare infine ad una cifra complessiva di circa 20mila (sempre tramite bonifico bancario intestato al 66enne riminese). Alla fine però, stremato, si rivolge alla polizia a cui racconta tutto.

Secondo le indagini della Squadra Mobile, il 66enne riminese non solo avrebbe fornito alla bulgara l’appartamento dove svolgere l’attività di prostituzione, ma insieme a lui avrebbe partecipato al piano estorsivo. La transessuale è stata quindi rintracciata e fermata in Bulgaria dalla polizia locale, che ha posto sotto sequestro tutti i dispositivi mobili in suo possesso così da bloccare la potenziale diffusione del video a luci rosse. Agli arresti domiciliari è finito il complice riminese, difeso dall’avvocatessa Tiziana Casali. Per l’imprenditore, assistito dall’avvocato Alessandro Petrillo, l’arresto dei due indagati segna la fine di un incubo. “Voglio ringraziare procura e questura di Rimini – afferma il legale della parte offesa – per il brillante lavoro svolto che ha permesso di individuare in breve tempo i responsabili dell’estorsione”.

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