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Processo Loris Stecca, l’ex pugile: “non volevo uccidere”

In foto: Loris Stecca in tribunale
Loris Stecca in tribunale
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura 2 min
Gio 5 Feb 2015 19:18 ~ ultimo agg. 18 Mag 17:29
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Oggi al processo di Loris Stecca è stato il giorno della deposizione dell’imputato e dei periti tecnici. Il dottor Andrea Cottone, consulente medico legale della difesa, ha spiegato perché dal punto di vista medico-legale l’aggressione del campione di pugilato nei confronti di Roberta Cester non possa considerarsi “omicidiaria” né “atta a infliggere una ferita mortale”. Il maestro di boxe Elio Ghelfi ha spiegato invece come un pugile del livello di Loris Stecca conosca bene l’anatomia del corpo umano e sappia di conseguenza individuare bene dove cercare di ferire. Ghelfi ha detto che “Stecca è un mancino molto forte e il suo sinistro è molto potente, quindi non si spiega come la lama non sia affondata”.

Loris Stecca nella sua deposizione ha parlato del rapporto tra lui e la vittima, Roberta Cester. “Una relazione solamente di carattere sessuale” così l’ha definita. Una relazione lunga. L’ex pugile ha ricordato la sua gratitudine nei confronti della donna per aver dato vita al suo progetto imprenditoriale: la palestra. E ha ricordato il trimestre difficile passato dopo che a settembre 2013 aveva manifestato la volontà di chiudere la relazione (l’aggressione risale al 27 dicembre 2013). Stecca all’epoca si era rivolto anche ad un avvocato per tutelare la sua posizione economica e societaria.

Ciò che avrebbe fatto scattare la reazione, definita dallo stesso Stecca, “lucida”, sarebbe una spinta ricevuta dalla Cester. “Ho reagito perché ho sentito le mani addosso – ha detto Stecca -, ho preferito ferire in quella maniera piuttosto che usare i pugni per i quali sarei stato disonorevole. Inoltre, non sarei stato in grado di controllare la serie di pugni”.

Il 15 aprile sfileranno i testimoni della difesa, una quindicina, il 20 maggio si andrà alla discussione finale.

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