Premier a Napolitano: dimissioni dopo la legge di stabilità


consultazioni e verifica di maggioranze alternative. In sostanza vuole avvalersi di tutte le prerogative che gli concede la Carta. In questo senso il comunicato diffuso dal Quirinale dopo il faccia a faccia di questa sera con il presidente del Consiglio non lascia spazio a dubbi. Sulla strada delle urne, inoltre, si mettono di traverso anche le opposizioni: l’Udc di Pier Ferdinando Casini in particolare e Pier Luigi Bersani che, pur preferendo le urne, non potrebbe dire nò ad un governo di larghe intese, magari guidato da un tecnico come Mario Monti.
La maggioranza dice però no ad un governo di “ammucchiata”. E’ quanto emerso, secondo il racconto di alcuni presenti riportato dall’ANSA, nel corso del vertice tra il premier Berlusconi e Bossi insieme allo stato maggiore piddiellino e del Carroccio riunito ieri sera a palazzo Grazioli. Berlusconi avrebbe ascoltato i ragionamenti sia dei lumbard che dei dirigenti del Pdl ribadendo che dopo la fine del suo governo l’unica strada resta quella delle elezioni anticipate. I dirigenti piddiellini non avrebbero però chiuso la porta all’ipotesi, sempre nel rispetto del mandato elettorale, di affidare l’eventuale prosecuzione della legislatura ad un esponente del centrodestra. I nomi in pole position restano sempre quelli di Gianni Letta e Angelino Alfano. Il progetto però, a quanto raccontano dal Pdl, avrebbe incontrato il no del Carroccio così come la contrarietà dell’Udc. Il premier invece non avrebbe chiuso la porta all’ipotesi di fare un passo indietro a favore di uno dei due big del centrodestra a patto però che la maggioranza sia allargata. Anche perché, spiegano le stesse fonti, nei confronti del presidente della repubblica Giorgio Napolitano occorre mantenere la correttezza per cui un eventuale governo guidato da un leader del centrodestra deve poter contare su numeri solidi il che presuppone non solo il via libera della Lega Nord ma anche il consenso del terzo polo. (ANSA)