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Modificato il progetto per il teatro Galli. Rimini Città d’Arte lancia l’allarme

di Redazione   
Tempo di lettura 9 min
Sab 12 Dic 2009 17:11 ~ ultimo agg. 13 Mag 10:53
Tempo di lettura 9 min

Il progetto originale, firmato Garzillo-Cervellati, prevedeva il recupero filologico del teatro come realizzato dal Poletti quello modificato invece metterebbe a rischio il recupero della struttura.
Questa mattina alla conferenza stampa convocata dall’associazione erano presenti anche l’architetto Pierluigi Cervellati e l’architetto Marina Foschi, presidente regionale dell’associazione Italia Nostra.

“Il progetto Garzillo-Cervellati – ricorda Marina Foschi – è stato realizzato nel 2004 e approvato dal ministero che lo aveva anche finanziato con l’8 per mille. Un progetto già esecutivo e costato oltre 350mila euro di soldi pubblici.”
Un progetto rimasto al palo però per mancanza di finanziamenti. “Almeno così credevamo – spiega l’architetto Foschi – visto che l’associazione Rimini Città d’Arte è venuta a sapere due mesi fa di un nuovo progetto presentato dal comune, con un costo più alto e fermatosi al semplice stadio della proposta. Soprattutto però questo nuovo documento sembra cambiare totalmente lo spirito del progetto originario: vale a dire il recupero del teatro così come era stato realizzato dal Poletti (progetto approvato anche dai 6mila cittadini che si erano riuniti in un apposito comitato).”
“Bisogna tenere conto – spiega ancora la presidente – che del teatro Galli resta ancora molto e non si tratta di ricostruire una struttura totalmente distrutta: c’è ancora tutto il perimetro, in alcuni punti fino al terzo loggione, e c’è l’impianto generale con un muro a terra di oltre un metro e mezzo che aveva funzioni strutturali ed acustiche. Il nuovo progetto, ad esempio, prevederebbe al posto di questo muro, per ottenere qualche seduta in più, nuovi pilastri di cemento armato.”

Il nuovo progetto sarebbe però ancora modificabile. “Ieri sera – racconta la Foschi – l’ex soprintendente regionale Garzillo ha sentito telefonicamente il sindaco Ravaioli che avrebbe detto di essere disponibile ad eventuali aggiustamenti. Auspichiamo però – dice ancora la presidente regionale di Italia Nostra – che non vengano affidati altri incarichi professionali”.

Newsrimini.it

La nota stampa di Rimini Città d’Arte

Italia Nostra e Rimini città d’arte intendono informare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo a Rimini riguardo alla ricostruzione del Teatro Comunale “Amintore Galli” capolavoro neoclassico di Luigi Poletti, inaugurato da Verdi nel 1857, lesionato (ma non distrutto) dai bombardamenti nel 1943 e mai ripristinato.

Dopo il “concorso di idee” per il teatro (1985) è stata presentata da parte del gruppo degli architetti vincitori, una serie di 8-9 progetti, costati alla collettività 5 miliardi e 57 milioni di lire. Tali piani manomettevano il teatro del Poletti applicandovi una protesi modernista di dimensioni abnormi nel sottosuolo e in altezza a ridosso dell’attiguo Castelsismondo.

Sulla spinta dell’opinione pubblica, dopo la raccolta di oltre 6.000 firme fra i riminesi, a seguito di appelli sottoscritti da uomini della cultura (fra gli altri Zeri, Tebaldi, Pollini, Abbado, Muti, Pizzi) e dopo una manifestazione di piazza che ha visto un migliaio di partecipanti per ripristinare il teatro “com’era e dov’era” (gennaio 2000), su disposizione di Vittorio Sgarbi (allora sottosegretario del Ministero per i Beni Culturali), la Direzione Regionale dell’Emilia Romagna presenta al sindaco Ravaioli (luglio 2004) un rigoroso progetto (finanziato dallo Stato con 374 mila euro) di restauro e di restituzione integrale, filologica e tipologica del teatro polettiano predisposto dalla Soprintendenza Regionale, soprintendente Elio Garzillo, con la consulenza di Pier Luigi Cervellati, (costo previsto 18,1 milioni di euro).

Nel frattempo il Comune recepisce le nuove disposizioni ministeriali e liquida Natalini e soci con 612 mila euro di buonuscita.

Nel settembre 2009 la Giunta Comunale ha deliberato una spesa di ulteriori 5 milioni e 250 mila euro per altri lavori al foyer incaricando per la realizzazione i medesimi architetti del gruppo che era stato “liquidato” (parcella di 676.531,34 euro).

Oggi l’Amministrazione Comunale sta tentando di fare approvare dalle Soprintendenze Regionali e di Ravenna un nuovo progetto a cura di un gruppo di lavoro di funzionari del Comune illustrato, a Rimini città d’arte, anche con depliant dall’ingegnere comunale Totti alla presenza del sindaco, del segretario comunale e dell’assessore alla cultura.

Con questo progetto il piano di recupero, il “restauro modello” indicato da Federico Zeri fin dal 1985, è completamente snaturato. La sala neoclassica del Poletti è deturpata per ricavare una cinquantina di posti in più, la parete a semicerchio della platea è sventrata e sostituita da pilastri in cemento armato senza tener conto delle più elementari ragioni acustiche ed estetiche.

E’ riproposta ancora una torre scenica, omaggio a modalità di spettacolo ormai obsolete ed è previsto un sottopalcoscenico di 10 metri di profondità che spazza via mosaici romani e resti medievali.

In dettaglio lo pseudo progetto che “recepisce le esigenze del Comune di Rimini” confrontato con il progetto di ripristino filologico mette in evidenza queste variazioni:

PIANO PLATEA

completo utilizzo del sottopalcoscenico, non utilizzabile per presenza di importanti reperti archeologici; (il progetto comunale prevede 2 piani interrati in questa area con conseguente scavo –in una zona archeologica- di almeno 8-10 metri.
il muro perimetrale a sacco, della sala (spessore 167 cm) è sostituito con pilastri in cemento armato, provocando un incomprensibile (stilisticamente) sbalzo dei palchi della sala;
questa parte è ancora esistente. Si possono demolire murature storiche e reperti archeologici sostituendoli con pilastri in cemento armato?

1° ORDINE QUOTA PALCOSCENICO

per mantenere il parapetto nella posizione originaria –avendo eliminato le murature esistenti- sostituite, lo si ripete, con pilastri in cemento armato, si fa una soletta a sbalzo in c.a. come nei cinema negli anni ’50 del secolo scorso; ma il bello deve ancora venire;
le colonne sono arretrate rispetto alla posizione originale (nel tentativo di aumentare le sedute) provocando un appiattimento nella successione degli ordini.

2° ORDINE

anche il solaio che sostiene il colonnato a doppia altezza del 2° ordine è modificato, aumentando l’aggetto verso la sala e allineandolo alla soletta del 1° ordine di nuova realizzazione; questo modifica l’aspetto dei palchi: nello stato di fatto sono degradanti, con aggetti sempre minori, mano a mano che si sale dalla platea al loggione; l’aumento dell’aggetto allontana visivamente la balaustra dalle colonne mettendole in secondo piano: continua l’effetto cinema di periferia.

3° ORDINE

sono collocati, a ridosso della parete di fondo del palcoscenico, una serie di camerini e servizi igienici serviti da un montacarichi che collega tutti i piani, dal 2° interrato fino al piano soffitta, modificando l’assetto disegnato dal Poletti .Questo intervento continua nel 4° ORDINE LOGGIONE

GRATICCIA

il piano è ampliato allineando la parete posteriore della torre scenica con il muro perimetrale del piano sottostante, eliminando la falda posteriore del tetto si altera il prospetto posteriore che traguarda la rocca/castello;

SOFFITTA

è ampliato il piano allineando la parete posteriore della torre scenica con il muro perimetrale del piano loggione; sopraelevazione dell’imposta della copertura della torre scenica di 3 m. Soprelevazione che risulterà assai maggiore di 3 metri in quanto il livello definito dalla linea di gronda viene eliminato, dando l’impressione dell’innalzamento di 2 piani.

PROSPETTO LATERALE

è evidente come la variazione delle dimensioni della torre scenica sia in planimetria che in altezza modifichino il profilo dell’edificio, facendo perdere la simmetrica fra prospetto principale e posteriore dell’edificio;

PROSPETTO POSTERIORE

anche da questo prospetto risulta evidente la grave alterazione volumetrica;
SEZIONE LONGITUDINALE

sono evidenti gli interventi nella zona del palcoscenico sia per quanto riguarda gli interrati, sia per quanto riguarda il ridimensionamento della torre scenica;
meno evidenti graficamente, ma non meno importanti sono gli interventi proposti nella sala allo scopo di realizzare un maggior numero di sedute; tutte le modifiche proposte nella platea (arretramento del muro perimetrale di circa 1,40 m), nel 1° ordine (realizzazione di un solaio a sbalzo e arretramento dei pilastri rispetto alla sala) e nel 2° ordine (maggiore aggetto della balconata con arretramento visivo del colonnato a doppia altezza) portano ad uno stravolgimento del ritmo spaziale della sala del teatro: il ritmo di pieni (al piano platea) e di vuoti degradanti (i quattro ordini che salendo degradano richiamando l’andamento della cavea del teatro classico) vengono completamente modificati e ridotti a quinte bidimensionali;

SEZIONE TRASVERSALE

sono evidenti gli interventi nella zona del palcoscenico sia per quanto riguarda gli interrati, sia per quanto concerne il ridimensionamento della torre scenica anche se nell’elaborato non viene rappresentato l’innalzamento di 3 m dell’imposta del tetto della torre scenica ma solo indicato con una linea rossa;
viene proposta la realizzazione delle strutture portanti in c.a.;
tutti i muri di fondo dei palchi e del loggione sono in c.a.
anche sopra la volta c’è un solaio in c.a.
Luigi Poletti, ”ingegnere capo dello Stato Pontificio”, progettista di tre teatri (intonso quello di Fano ma ancora leggibile quello di Terni) e di restauri /ricostruzioni (fra l’altro San Paolo fuori le Mura a Roma), è considerato uno dei maggiori architetti “vitruviani” del neoclassicismo. Alterare di un solo centimetro la sezione degradante verso l’alto della sala costituisce un delitto architettonico in quanto altera la visibilità del palcoscenico. Il ripristino della muratura in mattoni –concordata con il genio civile nel progetto della Direzione Regionale dei Beni Culturali- è funzionale all’acustica (non certo risolvibile con panelli fonoassorbenti). Gli studi su Vitruvio del Polettti non possono essere ignorati se si intende restituire il Teatro nel rispetto dello stato di fatto del teatro stesso, com’era al momento della bomba, con gli ovvi adeguamenti, anche sismici, che sono stati fatti da allora ad oggi nei teatri storici italiani.

Con le ipotesi progettuali del Comune di Rimini si distrugge non solo un reperto archeologico, ma un Teatro neoclassico (che interrompe la tradizione sei-settecentesca del “teatro all’italiana”) teatro in gran parte ancora esistente come mostrano i disegni dello stato di fatto del progetto presentato nel 2004.

L’approvazione anche condizionata dell’ipotesi progettuale predisposta dal Comune di Rimini, sarebbe scandalosa.

Il progetto di ripristino filologico è esecutivo. E’ un progetto approvato dal ministero dei Beni Culturali la cui esecuzione richiede competenza e professionalità, esperienza diretta e capacità tecnica. Richiede una collaborazione diretta dell’Ufficio Tecnico comunale, promessa più volte dal sindaco e clamorosamente smentita dai fatti. Richiede austerità e rigore nel formulare l’appalto dei lavori per non ricorrere a metodi burocratici che per ora hanno dato risultati devastanti, non solo economici ma anche di tecnica del restauro. I lavori fatti nel foyer non corrispondono ai principi contenuti nel “codice dei beni culturali” che è legge dello Stato.

E’ triste dover constatare che l’amministrazione comunale di Rimini negli ultimi 25 anni ha speso in parcelle professionali (per la progettazione del celebre teatro polettiano) oltre 3 milioni di euro senza ottenere la restituzione della sala (e neppure del foyer). E’ corretto che l’amministrazione comunale rigetti un progetto finanziato dallo Stato? Non è uno spreco liquidare dei progettisti per poi incaricarli nuovamente per progettare quello che avrebbero dovuto aver già progettato?

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