L’infanzia dimenticata. Una riflessione sul futuro


L’editoriale della domenica
Il primo “investimento” per il futuro di un Paese sono i bambini. Di certo, se si firmano contratti di lavoro che non consentono una tranquillità economica alle famiglie, se si traguarda un debito pubblico abnorme che non permette adeguati finanziamenti ai servizi essenziali ed universali, allora, si contribuisce a minare la volontà, o la possibilità di procreare. In Italia, gli “under” 18 sono circa nove milioni, in costante diminuzione. Gli “over” 65 corrispondono a circa il 25% della popolazione, in costante aumento. Non appare necessario un Master universitario in materie demografiche, per comprendere la problematica e prevedere un drammatico futuro per la sanità, la previdenza, l’istruzione, l’assistenza, ma anche per lo sviluppo ed il lavoro nel Paese. Cosa aspettiamo a mettere in atto interventi urgenti, non banali, ma drastici e mirati, siamo già fuori tempo massimo per un recupero sostanziale, ma se attendiamo i supplementari, la partita sarà persa nel modo peggiore possibile. Dentro questo dramma, è bene prendere atto di un ulteriore gravissimo problema, la povertà minorile. Recenti dati indicano che i minori in povertà assoluta sono poco meno di un milione e trecentomila, non lontano dal 14% del totale, ancora più drammatico, circa 200.000 bambini sotto i cinque anni vivono una situazione di povertà alimentare, brutalmente, le loro famiglie non sono in grado di garantire un pranzo adeguatamente proteico ogni due giorni. Inoltre, siamo tra i peggiori in Europa al riguardo la percentuale dei bambini che vivono in situazioni di sovraffollamento abitativo, che è considerato tale, quando in una sola stanza convivono più di due minori. La saggezza, la dignità, l’orgoglio, la giustizia, la civiltà, la moralità, ci impongono di intervenire immediatamente per sanare una povertà minorile inaccettabile, un delirio tra le enormi diseguaglianze costantemente amplificate, una crepa devastante che mina la stabilità sismica di una società opulenta, che deve almeno garantire un’infanzia dignitosa a tutti i bambini, ciò non è solo dovuto, ma doveroso per un Paese democratico e civile. Per farlo, serve un miglioramento sostanziale del “welfare”, un monitoraggio costante sulle situazioni a rischio, interventi determinati ed estremamente urgenti, nei quali dovrebbe essere bandita la burocrazia imperante. Serve sostegno ai genitori in difficoltà, serve amplificare l’accesso ai servizi ed un supporto economico, per garantire almeno l’essenzialità di un cibo adeguato, senza dimenticare il contrasto alla povertà educativa, soprattutto, ma non solo, nei casi di palese vulnerabilità sociale.
CARLO ALBERTO PARI