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Indice di sportività, Rimini scende al 60esimo posto. Vitali: cambiare mentalità

di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Lun 26 Ago 2013 10:28 ~ ultimo agg. 16 Mag 19:01
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Forse non serviva una classifica per capire che lo sport a Rimini è in difficoltà, ma la graduatoria pubblicata dal Sole 24 Ore mette la cosiddetta ciliegina sulla torta: ultimi in regione per indice di sportività e 60esimi in Italia (in discesa di 15 posizioni).

La provincia riminese non svetta sul podio in nessuno dei 35 indicatori presi in esame che vanno dalle discipline sportive ai media di settore, dal collegamento tra sport e turismo agli enti di promozione e turismo. Quattro le macroaree prese in esame. In quella relativa ai tesserati Rimini si piazza 45esima in Italia; alla voce sport, storia e società è 56esima così come per gli sport di squadra. Addirittura peggio per quelli individuali, 65esima.
Spulciando i risultati dei sottoindicatori la provincia guadagna il sesto posto per “giocatori professionisti di calcio”, il 18esimo nel “nuoto”, il 20esimo nel “tennis”, il 23esimo in “enti di promozione sportiva” e “sport e turismo natura”. Malissimo invece per crisi e campionati (95°), sport e bambini (77°), squadre al femminile (77°).
In una nota il presidente della provincia Vitali ricorda come diversi comuni stiano prevedendo nuovi spazi sportivi o la riqualificazione di quelli esistenti ma lancia anche un monito: “deve cambiare una mentalità consolidata, di indifferenza verso il sostegno allo sport, una forma di ‘egoismo’ che alla lunga impoverisce le città e quindi tutti”.

Il commento del presidente della Provincia Stefano Vitali

“E’ automatico incrociare queste criticità evidenziate dai numeri con quanto emerso, anche di recente, nel panorama provinciale, con diverse squadre e società, o di lunga storia e tradizione e/o capaci nonostante tutto di raggiungere successi prestigiosi, costrette a fare un passo indietro per mancanza di sostegno economico da parte del tessuto socioeconomico locale. Oppure le difficoltà non tanto nel potenziare ma addirittura nel mantenere livelli dignitosi per società e settori giovanili alle quali aderiscono migliaia di bambini e ragazzi e relative famiglie. Se il rapporto tra Rimini e sport è da sempre contraddittorio, perché storicamente trascinato in avanti da isolati mecenati o persone ricche di entusiasmo e buona volontà ma poi frenato da un più diffuso disinteresse anche da parte di chi avrebbe potuto investire e sostenere, l’impressione è che la stagnazione economica attuale abbia accentuato questo aspetto ‘culturale’, aggiungendo difficoltà a difficoltà. Non è semplice andare a chiedere oggi, con questi chiari di luna, a qualsiasi imprenditore di mettere risorse sullo sport. Ma la crisi non può essere un alibi a largo spettro visto che mai negli ultimi 40 anni si è verificato un innalzamento della consapevolezza collettiva, soprattutto della classe dirigente pubblica e privata, circa il valore sociale e comunitario in sé dello sport. La stessa vicenda tormentata intorno a alcuni impianti non ha contribuito a rimettere sul giusto binario il dibattito sul valore dello sport a Rimini, visto che troppi elementi per così dire ‘di percorso’ venivano scambiati per l’obiettivo finale. Che era ed è (dovrebbe essere) solo la promozione dell’attività sportiva. Non credo che siamo condannati a questo limbo per sempre; anzi va rimarcato come nelle pianificazioni strategiche e urbanistiche di diversi Comuni della provincia la creazione di nuovi spazi sportivi e la riqualificazione di quelli già esistenti siano sempre più asset fondamentali, riconoscendo il ruolo dello sport tra i pochi collanti comunitari e d’integrazione rimasti di una società altrimenti molto incerta su se stessa. Ma deve cambiare anche una mentalità consolidata, di indifferenza verso il sostegno allo sport, una forma di ‘egoismo’ che alla lunga impoverisce le città e quindi tutti”

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