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Bellini: non adagiamoci

In Italia nel 2034 un milione di universitari in meno. Rimini in controtendenza

In foto: il Tecnopolo di Rimini
il Tecnopolo di Rimini
di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Sab 16 Ago 2025 11:38 ~ ultimo agg. 13:34
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Il Sole 24 Ore ha pubblicato un'analisi sul calo demografico che interesserà il sistema scolastico e universitario italiano nei prossimi anni. Si parla di una perdita di un milione di studenti entro il 2034, con una proiezione di -38% di matricole universitarie entro il 2040.
"Un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. È una tendenza strutturale, che impone scelte coraggiose e visioni lunghe", sottolinea la vicesindaca di Rimini con delega all'Università Chiara Bellini che sottolinea come in questo contesto Rimini rappresenti un’anomalia positiva: il Campus riminese dell’Università di Bologna ha registrato una crescita costante negli ultimi dieci anni, passando da circa 4.000 iscritti nel 2015 a oltre 4.700 nel 2024/25. Il dato più significativo è quello degli studenti internazionali: erano circa 550 nel 2015, oggi sono oltre 760, con un incremento del 38%.
"Rimini è oggi uno dei poli universitari più internazionali del sistema Unibo, con corsi in lingua inglese come Pharmacy, Fashion Studies, Tourism Economics e Advanced Cosmetic Sciences, che attraggono studenti da Cina, India, Iran, Germania, Camerun e da tutta Europa - prosegue la Bellini - Questo protagonismo non è casuale. È il frutto di una visione condivisa tra università, amministrazione comunale, Unirimini e tessuto economico. Il Campus di Rimini non è solo un luogo di formazione: è un laboratorio urbano, un generatore di competenze, un motore di innovazione. Non a caso, accanto alle aule, ai docenti e ai corsi di laurea, come territorio abbiamo scelto di investire in infrastrutture strategiche. Il Tecnopolo di Rimini ne è l’esempio più concreto: un presidio di ricerca applicata e trasferimento tecnologico che nei prossimi tre anni sarà ulteriormente potenziato con 600 metri quadrati di nuovi spazi, già in fase di ampliamento grazie a un investimento pubblico di oltre 2 milioni di euro. È una scelta chiara: credere nella conoscenza come leva di sviluppo, e farlo con strutture all’altezza delle sfide globali, ma funzionali alla crescita locale. Così come i corsi di laurea, tutti fortemente legati al territorio: moda, turismo, benessere, salute, economia. E il Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita, nato nel 2012, è oggi un punto di riferimento nazionale".
La sfida è però impegnativa: "Non possiamo adagiarci. Se vogliamo che Rimini continui a essere attrattiva per i nostri giovani e per quelli che arrivano da fuori, dobbiamo rafforzare il patto tra università e città. Le imprese e le amministrazioni del territorio provinciale devono continuare – e intensificare – gli investimenti nel Campus. Serve più ricerca applicata, più tirocini, più contaminazione tra sapere e fare. Serve una città che riconosca l’università come parte integrante del suo sviluppo.
Come docente universitaria e come amministratrice, vedo ogni giorno il potenziale che nasce nelle aule e nei Campus. E vedo anche la responsabilità che abbiamo come città: quella di costruire un ecosistema che non solo trattenga i talenti, ma li attragga. E in un tempo in cui il calo demografico rischia di svuotare le città di energie giovani, dobbiamo fare scelte coraggiose (investire in formazione, ricerca e qualità della vita) consapevoli di avere una responsabilità ancora più grande: costruire un ecosistema capace non solo di trattenerli, ma di attrarne di nuovi. Perché il futuro non si attende, ma lo si coltiva e prepara già oggi, se vogliamo non solo affrontare ma vincere la sfida imposta dal calo demografico".
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