In arrivo 100 posti in più per il carcere di Rimini entro fine estate


Certezza della pena. Un obiettivo quotidianamente dibattuto in Italia. Ma spesso senza accompagnarlo a un altro concetto: la certezza del recupero. Su questo don Oreste aveva fondato la sua Casa madre del perdono.
All’inaugurazione, ieri, il vescovo di Rimini monsignor Francesco Lambiasi ha inaugurato la cappella della struttura. Qui, per il progetto Oltre le sbarre, sono ospitati 12 detenuti, impegnati nella vita di comunità e nei servizi sociali.
Si è parlato anche di carcere, naturalmente ieri. Un’esperienza resa ancora più segnante dalla difficile situazione di molti penitenziari italiani: per quello di Rimini, però, arriva una buona notizia. Ad annunciarla è Nello Cesari, Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria. “Stiamo ristrutturando due sezioni e ampliandone una terza. Prevediamo entro l’estate di finire i lavori, in modo da rendere il carcere idoneo anche alle esigenze estive: aumentando di un centinaio i posti”.
Il comunicato stampa della Papa Giovanni XXXIII:
“Il carcere così come è concepito ,non è la soluzione all’uomo che sbaglia. Ma va detto proprio oggi nel giorno dell’inaugurazione della casa madre del perdono , giorno di festa per i bei risultati conseguiti con gli oltre 70 detenuti accolti in tre anni,che neanche questo tipo di realtà sono la soluzione ideale o definitiva all’uomo che sbaglia. Ecco perché dobbiamo unirci pubblico e privato per ricercare insieme le soluzioni possibili.” Con queste parole Giorgio Pieri , responsabile della struttura ha dato inizio al dibattito alla presenza di oltre 200 persone .
Un video cd mostra un intervento di Vittorino Andreoli che con forza e convinzione afferma che “Il carcere è una costosa inutilità”
Il Vescovo della diocesi Riminese, Francesco, ricorda come don Oreste ha affrontato sulla strada un uomo pericoloso con in mano due mattoni :”Ho avuto paura , ma l’ho guardato con amore e gli caddero i mattoni dalle mani”.Su questa strada dobbiamo sforzarci; Che questa casa diventi l’università del perdono.
Il dott. Stuppini in rappresentanza dell’assessore Regionale riconosce per la prima volta in maniera ufficiale il grande valore di strutture alternative al carcere,riconoscendo la “Casa madre del perdono”l’unica nel suo genere presente in regione. Gli fa eco il consigliere regionale Gianluca Borghi che visibilmente commosso nel ricordo del sorriso e dell’abbraccio di don Oreste sottolinea che la Comunità Papa Giovanni XXIII interpellata dai bisogni dei poveri sa osare trovando soluzioni innovative ed è anche un ottimo interlocutore che sa porsi con concretezza aiutando così le istituzioni a fare il proprio dovere.
“Di queste strutture ce ne siano una,dieci,centomila” afferma con spirito pacato e fermo il dott. Nello Cesari, provveditore regionale del Dap,”va tenuto conto però che come la popolazione carceraria è variegata , così deve essere anche la risposta che va costruita in rete, attraverso una rete di soluzioni e realtà”.
Mauro Cavicchioli responsabile del servizio carcere di tutta la Comunità raccontando la sua esperienza personale commuove e provoca la platea invitandola ad occupare quel letto vuoto che abbiamo a casa nostra e che forse è di quel fratello detenuto che quando esce dal carcere non sa dove andare.
Ma la novità non consiste in queste risposte, ma nell’esperienza profonda che ha vissuto in Brasile in cui ha conosciuto di persona il metodo APAC:un carcere gestito con forte responsabilizzazione dei recuperandi e con una forte partecipazione della comunità locale.”La soluzione c’è :bisogna trovare persone di buona volontà disponibili ad importarla in Italia!”
La Comunità Papa Giovanni XXIII vuole affermare che come va riconosciuto il diritto a nascere ,il diritto ad avere una famiglia …così va riconosciuto il diritto a ricominciare,per la persona che sbaglia. Tale impegno è con tutta la chiesa , con le istituzioni e con tutti gli uomini di buona volontà poiché,usando le parole del Cardinal Martini: “E’ urgente esprimere in termini autenticamente biblici e Cristiani una risposta sostenibile al problema criminale, che prometta di essere feconda anche in termini civili e secolari”.
Mauro Cavicchioli
Responsabile Generale servizio carcere
Comunità Papa Giovanni XXIII
(NewsRimini.it)