Impoverimento: ‘Penalizzate le famiglie a reddito fisso’. CGIL risponde a Vitali


‘L’impoverimento o il rischio impoverimento di un numero sempre maggiore di famiglie riminesi, non si può addebitare alle rate per comprare TV, telefonini, ecc., la situazione è molto più complessa. Vi sono gruppi sociali, in particolare lavoratori dipendenti e pensionati, non necessariamente con stipendi bassissimi, che un tempo sarebbero stati definiti ceto medio, che hanno visto una progressiva e pesantissima perdita del loro potere d’acquisto, che si sono oggettivamente impoveriti rispetto alla loro condizione precedente. Queste famiglie, oltre che con l’aumento dei generi di prima necessità, sono state particolarmente colpite dall’aumento del costo di quei generi e servizi che fanno sentire di non essere propriamente poveri. Quando si vive in un contesto sociale, relazionale di un certo tipo senza potersi più permettere quello stesso tenore di vita ci si sente automaticamente a rischio impoverimento, esclusi da una dimensione di benessere che mina la coesione sociale.
Il tema dell’indebitamento delle famiglie è un tema complesso, che solo in parte testimonia un certo modello consumistico di società. Ciò che non va dimenticato è che oggi le famiglie si indebitano soprattutto a causa della pesante riduzione del loro potere d’acquisto. Per esempio, basta che un componente della famiglia debba ricorrere alle cure del dentista perché il bilancio domestico precipiti.
Un tema complesso con tante sfaccettature e che va affrontato con interventi articolati, che abbiano al centro la famiglia i suoi bisogni. Occorrerebbe un grande impegno da parte di tutti per mantenere la qualità e quantità del nostro stato sociale, al contrario le politiche del Governo nazionale stanno minando i principi di universalità ed adeguatezza del sistema di welfare e di protezioni sociali.
Le famiglie a reddito fisso subiscono anche gli effetti dell’inflazione in continuo aumento (dato di Agosto: + 4,1 e Rimini ha sempre avuto un livello medio di aumento dei prezzi tra i più alti del Paese. Alcuni generi di largo consumo, inoltre, hanno registrato aumenti ancora più consistenti, senza parlare dei mutui per la prima casa, qui non si tratta di famiglie che hanno acquistato una casa che non potevano permettersi, ma di un aumento spropositato dei mutui prima casa da una parte e della caduta del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni dall’altro.
La precarietà del lavoro, la crisi produttiva del Paese, l’aumento dei prezzi, contro cui ci si sente sempre più impotenti, provocano un senso di vulnerabilità in una parte sempre più ampia della società, vulnerabilità che deriva dall’erosione delle garanzie e dei livelli di benessere.
Il governo ha previsto per il 2008 un’inflazione programmata dell’1,7% mentre l’inflazione effettiva si attesta tendenzialmente al 3,8% e quella dei beni di più largo consumo a circa il 6%. Questa è l’inflazione effettiva con cui devono fare i conti coloro che guadagnano meno di mille euro, in maggioranza donne, o i pensionati e i precari che guadagnano meno di 800 euro. Servono politiche redistributive in primo luogo a livello nazionale, l’emergenza dei redditi e dello sviluppo economico e sociale saranno al centro della giornata di mobilitazione nazionale che la CGIL ha lanciato per sabato 27 settembre.
Ma accanto alle politiche nazionali servono azioni mirate a livello locale, con una politica dei redditi locale che parta dalla necessità di intercettare e interpretare il disagio e poi qualificare le politiche di spesa e di intervento adeguandole ai bisogni sociali: politiche di sostegno al reddito, contenimento dei prezzi e delle tariffe, interventi dedicati agli anziani in particolare non autosufficienti.
Il sindacato confederale nella contrattazione territoriale sociale che svolge ogni anno in occasione della predisposizione dei bilanci degli EE.LL. ha ben presenti questi temi e l’occasione del confronto che si dovrà aprire nelle prossime settimane con i Comuni del nostro territorio sarà per noi, come negli anni passati, occasione per affrontare politiche locali di spesa e di investimento capaci di affrontare questa complessità e costruire politiche dei redditi locali adeguate a dare risposte alle famiglie, in particolare quelle a reddito fisso, oggi tra le più penalizzate’.