Il Premio Fellini ad Alfonso Cuarón: l'intervista al regista premio Oscar
E' arrivato a Rimini per la prima volta per ricevere il premio intitolato ad un regista che ha segnato il suo amore per il cinema. Alfoso Cuarón ha ritirato sul palco del Teatro Galli il rinato Premio Fellini. Prima della cerimonia di premiazione, nelle sale dell'iconico Grand Hotel, ha incontrato la stampa. Ha raccontato l'emozione di essere nell'albergo felliniano per eccellenza, ha ironizzato sul passaggio del Rex e ha spiegato cosa rappresenta per lui il maestro riminese.
Ha vinto l'Oscar per la miglior regia nel 2014 per Gravity e nel 2018 per Roma.
Il debutto alla regia di Alfonso Cuarón risale al 1992 con Uno per tutte. Nel 1998 firma Paradiso perduto, adattamento del romanzo di Charles Dickens Grandi speranze con Ethan Hawke, Gwyneth Paltrow, Robert De Niro. Nel 2001 si rivela al pubblico della Mostra del cinema di Venezia con Y tu mamá también, ottenendo il premio per la miglior sceneggiatura e il premio Mastroianni per i migliori interpreti emergenti (Gael García Bernal e Diego Luna). Da allora sono seguiti successi di pubblico e critica, con Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (2004), I figli degli uomini (2006), Gravity (2013) e Roma (2018, Leone d’oro a Venezia). Nel 2024 ha curato la regia della serie televisiva Disclaimer – La vita perfetta (2024).
Le motivazioni del Premio lette dal sindaco Jamil Sadegholvaad prima della consegna del premio.
Cosa trasforma un artista in un Maestro? È, in primo luogo, la forza morale della sua opera.
Senza questa dimensione che supera le mode e il successo, che va oltre la bellezza e l’unicità, l’opera di un autore non ci consente di guardare il mondo, comprendendone gli aspetti più profondi.
L’opera di Alfonso Cuarón ha questa forza etica, che la rende così preziosa, anche oltre la dimensione cinematografica.
Negli anni della guerra fredda, per giudicare un film, si utilizzavano le lenti dell’ideologia. In quel periodo molti attaccavano Fellini perché ne rimproverano l’apoliticità.
In realtà erano semplicemente antiideologici. Proprio per questo non sono invecchiati e, oggi, molti storici dicono che i suoi film sono quelli che raccontano meglio la trasformazione dell’Italia da paese agricolo a società post-industriale.
I film di Cuarón non sono mai direttamente politici, ma dopo averli visti conosciamo una parte essenziale della storia del Messico, il senso della nostra esperienza umana e i valori portanti del vivere sociale.
Ad unire idealmente Federico Fellini e Alfonso Cuarón è anche l’amore per gli attori. Spesso hanno trasformato non-attori in icone o offerto ad attrici ed attori ruoli memorabili per la loro carriera.
Ma l’attitudine che più li avvicina è la capacità di guardare il mondo con la meraviglia della fanciullezza e della giovinezza, che ha consentito ad entrambi di trasformare i propri ricordi intimi e personali in memoria universale e di collegare, inscindibilmente, la memoria dei luoghi di nascita, Rimini e il quartiere Roma di Città del Messico, in spazi che sono patrimonio e fanno parte dell’immaginario collettivo mondiale.
Nella loro carriera hanno saputo conservare e difendere una costante autonomia, che ha consentito a Fellini di realizzare un’opera compatta nella sua unicità e a Cuarón di essere sempre sé stesso, anche quando lavora all’interno di impegnativi progetti hollywoodiani.
La difesa della propria dimensione artistica e artigianale passa, per entrambi, dal riconoscimento del cinema come arte collettiva e il legame che ha unito, dal 1952 al 1979, Fellini a Rota, non è diverso da quello creativo che unisce, dal primo film, Emmanuel Lubezki ad Alfonso Cuarón.
Fellini e Cuarón hanno costruito un’opera che ispira gratitudine, perché ci restituiscono la speranza e la fiducia negli esseri umani, dunque nel nostro futuro. E l’umanità è la comune cifra di una poetica che è universale e attraversa tutti i tempi.
Per tutti questi motivi la Città di Rimini è orgogliosa di assegnare ad Alfonso Cuarón il Premio Fellini 2025.












