Il gruppo Cocoricò chiede il concordato


Debiti, marchio all’asta e inchieste giudiziarie. Non c’è pace per il Cocoricò che oggi, attraverso una nota stampa, ha comunicato di “aver depositato domanda di concordato preventivo in bianco – cosiddetto ‘pre-concordato’ – al fine di procedere ad una definitiva ristrutturazione del debito”. Debito che per la società sarebbe da ricondursi principalmente alla chiusura per 120 giorni, imposta dal questore di Rimini, Maurizio Improta, nell’agosto del 2015, dopo la morte di Lamberto Lucaccioni, stroncato a 16 anni da un’overdose di ecstasy. “Con la consueta trasparenza e serietà che contraddistingue il modo di operare della società – si legge – l’iniziativa si pone l’obiettivo di giungere in tempi brevi alla sottoscrizione di un accordo di ristrutturazione del debito ai sensi dell’art. 182-bis l. fall., così da definire quelle posizioni debitorie ancora esistenti derivanti dalle difficoltà finanziarie sopravvenute all’indomani della chiusura del locale nell’estate 2015, in piena stagione, a seguito del noto fatto di cronaca rispetto al quale il Cocoricò è risultato totalmente estraneo”.
In questo modo la storica discoteca riccionese del patron Fabrizio De Meis potrà ‘ripartire’ con una situazione debitoria meno pesante di quella attuale: “L’iniziativa concordataria consentirà alla società titolare del marchio e dell’azienda Cocoricò di affrontare la prossima stagione estiva con la massima serenità, a fronte della definitiva risoluzione delle problematiche conseguenti ai fatti incidentalmente verificatisi negli anni passati”. A seguire la società Gruppo Cocoricò Srl nella procedura di concordato sarà lo studio legale Bettini Formigaro Pericu di Milano, nelle persone del professor Corrado Ferriani e dell’avvocato Filippo Pastorini.
Il 2018 si era chiuso in maniera turbolenta per il Cocoricò, che a dieci giorni dal Capodanno si era visto sospendere la licenza dal Comune a causa del mancato pagamento della tassa sui rifiuti, salvo poi saldare il debito in tempo per ‘accendere’ la Piramide il 31 dicembre. Con l’inizio del nuovo anno, invece, ecco spuntare il sequestro del marchio Cocoricò e la conseguente messa all’asta dopo il pignoramento da parte del dj Gabry Ponte. Ma siccome piove sempre sul bagnato, proprio in quei giorni le fiamme gialle sequestravano in via preventiva, su ordine del gip, 800mila euro per presunte irregolarità tributarie riguardanti gli anni 2015-’16, quando a gestire la discoteca, però, era un società diversa dall’attuale. E arriviamo a oggi, con la richiesta del concordato preventivo in bianco presentata dalla società Gruppo Cocoricò.