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I sindacati dopo il caso Valentini: stanno peggio Comeca e Albini Fontanot

di Redazione   
Tempo di lettura 2 min
Mar 3 Gen 2012 19:44
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La notizia dei 20 milioni investiti nelle Generali, scudati a San Marino e fatti rientrare in Italia da Luigi Valentini, la cui azienda produce mobili per 200 milioni di euro di fatturato, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Perché l’azienda, da lunedì, metterà in cassa integrazione 215 dipendenti per sette settimane, e, la vigilia di Natale, è arrivata la lettera che trasforma il premio produttività, 2.000 euro l’anno, da fisso a variabile.
‘Da un anno e mezzo stiamo discutendo la cessione del ramo d’azienda che non abbiamo mai sottoscritto – ha detto Massimo Bellini della Fillea Cgil – la parte economico salariale è la punta dell’iceberg perché oltre a quello ci è stata anche chiesta la restituzione di conquiste contrattuali di oltre 30- 40 anni di contrattazione con l’azienda.
Se si pensa di recuperare competitività in un’azienda come questa facendo pagare il conto solo ai lavoratori, siamo totalmente su un’altra strada. Ci aspettavamo un altro tipo di risposta da Valentini.
Il problema non è capire come sono rientrati, ma come sono usciti questi soldi. La risposta è che sono usciti illegalmente. E poi si chiede ai lavoratori di rimboccarsi le maniche

Il 12 gennaio ci sarà un incontro con i vertici per le trattative. Altro problema da affrontare per Valentini e soci, la crisi del Mercatone uno: 4.500 dipendenti in tutta Italia, un centinaio in provincia, tra Cerasolo e Rimini Nord. Non dovrebbe chiudere, ma si prospetta, anche qui, una cura da cavallo. Se qui le trattative per salvarsi sono in corso, in provincia ci sono altre aziende, in cui si discute di sopravvivenza: ‘Abbiamo situazioni molto gravi come alla Albini Fontanot, dove stiamo discutendo di cassa integrazione guadagni straordinaria e alla Comeca, a Morciano dove stiamo discutendo di un contratto di solidarietà onde evitare degli esuberi’.
Inoltre, si è ancora in attesa di sapere cosa vogliono fare i cinesi (a 20 giorni dal passaggio di proprietà), con la Ferretti yacht, alle prese con un debito da 600 milioni: sette cantieri in Italia e 2.000 dipendenti, 350 tra Cattolica e San Giovanni.

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