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Annullata la richiesta

Difende la nonna contro l'Inps e vince: annullata indebita richiesta da 8200 €

In foto: la nonna con la nipote avvocato
la nonna con la nipote avvocato
di Redazione   
Tempo di lettura 2 min
Mer 16 Lug 2025 16:48 ~ ultimo agg. 18:30
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Lo scorso marzo si era vista recapitare una comunicazione da parte dell’INPS con cui le veniva chiesto di restituire oltre 8.200 euro relativi all’assegno sociale percepito durante l’anno 2023. La signora Seconda Filippi, 78 anni, però non si è data per vinta ed ha affidato la sua battaglia alla nipote, l'avvocato Greta Testa del Foro di Rimini. La legale ha impugnato così davanti al Giudice del Lavoro il provvedimento col quale l'Inps richiedeva la somma per via del presunto superamento dei limiti di reddito, a seguito di un ricalcolo effettuato dall’Ente sulla base di dati risalenti al 2020.

Dopo un attento esame della documentazione e delle norme di riferimento, il Tribunale di Rimini – Sezione Lavoro, con sentenza pubblicata il 15 luglio ha accolto integralmente il ricorso. Non solo quindi è stata annullata la richiesta di restituzione dell’asserito indebito assistenziale di 8.237,83 ma l'Inps è stato condannato a rifondere le spese legali. Il Tribunale ha affermato infatti che in assenza di dolo da parte della beneficiaria e in presenza di un legittimo affidamento sul diritto alla prestazione, l’indebito non è ripetibile. Richiamando una consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione, il Giudice ha sottolineato come l’indebito assistenziale possa essere richiesto solo a partire dal momento in cui l’Ente ne accerti formalmente le condizioni, e non retroattivamente.

La legge – ha affermato l’Avv. Testa – tutela il legittimo affidamento del cittadino. Mia nonna ha sempre comunicato i suoi redditi con trasparenza, ed è inaccettabile che un ente pubblico chieda oggi la restituzione di somme sulla base di controlli tardivi e non tempestivi. Questa sentenza conferma un principio fondamentale: la correttezza delle persone va riconosciuta, non punita”.

Per me - la legale - non è stata solo una causa, ma un atto d’amore e di giustizia nei confronti di mia nonna, che ha sempre vissuto con dignità e correttezza. Vederle riconosciuto il diritto di non dover restituire una somma ricevuta in buona fede, è una grande soddisfazione sia personale che professionale”.

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