Dalla LND idee e progetti per il futuro del calcio italiano


Durante la due giorni di confronto e interventi serrati, organizzata a Rimini dalla componente più numerosa del calcio italiano – si legge in una nota della Lega Nazionale Dilettanti -, si sono succeduti ben quindici relatori, autorevoli esponenti del mondo calcistico e della società civile, chiamati ad offrire il loro contributo per tracciare il futuro dello sport più amato dagli italiani. Nella seconda giornata i quadri ed i rappresentanti della Lega Dilettanti si sono confrontati su aspetti concreti: il Settore Giovanile, naturalmente, la peculiarità delle Divisioni e dell’Interregionale, gli aspetti fiscali per le società dilettantistiche, la nuova giustizia sportiva, l’erba artificiale, il vincolo sportivo e i diritti televisivi.
Sull’attività giovanile, già ieri al centro del confronto tra Tavecchio e Abete, e sulla riforma varata la scorsa estate, è intervenuto il presidente del Settore Massimo Giacomini: “Il calcio giovanile va proposto e gestito in modo diverso rispetto al passato: oggi è necessario formare quadri tecnici e dirigenziali nuovi che siano uomini al servizio dello sport, con passione certo, ma soprattutto con professionalità. Vanno innovate le metodologie sia per chi opera in campo che dietro le scrivanie”. Insomma, professionalità ma anche recupero dell’insegnamento tecnico: “Il responsabile del settore giovanile nelle nostre società deve diventare un maestro di tecnica”. E poi il recupero di una regolarità nelle gare dei più piccoli dopo i tagli del passato: “È auspicabile la reintroduzione dell’arbitro per il secondo anno della categoria Esordienti, come affermato dal presidente Tavecchio, perché reciterebbe un positivo ruolo di presenza della Federazione nel nostro mondo con conseguente aiuto all’educazione del regolamento che è propedeutico alle serie successive, ciò permetterebbe un salto di qualità enorme rispetto alla cultura sportiva odierna”.
Riguardo al ruolo degli organi nazionali della LND, si sono soffermati i rispettivi presidenti. William Punghellini, n. 1 della Serie D, ha affrontato soprattutto i temi relativi alla paventata riforma della legge 91: “A livello ministeriale si è insediata una commissione di presunti saggi da cui Dio ci protegga. Stanno studiando la figura del lavoratore sportivo, perché rispetto alla legge 91 molte federazioni, anche importanti come la pallavolo e lo sci, non hanno previsto la soglia del professionismo. Per cui si sta pensando di abbassare a 7500 euro annui questa soglia”. E poi un affondo contro l’AIC, con cui la Serie D si era già scontrata sulla questione dello svincolo consensuale ad inizio stagione: “Siamo naturalmente allineati al presidente Tavecchio sulla questione del vincolo, dove alzeremo barricate per impedire che le richieste dell’Aic guastino, dopo quello professionistico, anche il mondo dilettantistico”. Ed anche una stilettata ai procuratori, ormai attivissimi anche in Serie D, definiti da Punghellini “il vero cancro del calcio italiano”, con la richiesta alla Figc di “attivarsi per arginarne l’operato”.
Il presidente della Divisione Calcio a 5 Fabrizio Tonelli ha ribadito la specificità della disciplina “che è essa stessa un sistema, composto da 2.500 società”. Tonelli ha ricordato che “la Fifa ha introdotto una regolamentazione specifica e lo status del giocatore di calcio a 5, così come la Uefa ha inserito gli eventi internazionali di questa disciplina nel settore professionistico”. Riconoscendo gli sforzi della LND per valorizzare il calcio a 5, anche attraverso l’ingresso del presidente della Divisione nel Consiglio Federale in quota alla LND, Tonelli ha però chiesto di superare il senso di corporazione e applicare il principio federalista e di sussidiarietà”. Sul futuro, il Calcio a 5, secondo il suo leader, punterà su due progetti: “migliorare il rapporto con gli istituti scolastici, in collaborazione con il settore giovanile, e modernizzare le strutture sportive destinate a questa attività soprattutto al chiuso, riconoscendo alla nostra disciplina una specificità unica in questo senso. Siamo il calcio indoor”.
Al centro dell’attenzione di tutta l’assemblea l’intervento di Natalina Ceraso Levati, presidente della Divisione Femminile, settore di cui spesso si parla come il “tallone d’Achille” del calcio italiano, in ragione del numero ridotto delle tesserate e delle società rispetto alla media dei grandi paesi europei. La Levati ha affrontato l’argomento con una dettagliata relazione, partendo dall’ingresso del Calcio Femminile nella Figc nel 1986, soffermandosi in particolare sulla sua gestione, iniziata nel 1997. “In questo periodo – ha detto la Levati – sono cresciute le società e le tesserate, ma soprattutto siamo riusciti ad abbassare l’età media delle calciatrici, da 25 a 20 anni, e questo è già un investimento per il futuro del calcio femminile in Italia”. Dati e riflessioni, comparando anche la realtà italiana con i progetti realizzati ad esempio in Inghilterra e Francia, preceduti però da una riflessione: “Io sono una presidente donna eletta dal 95% di presidenti di società uomini. Sono fermamente convinta che il calcio non è maschile o femminile, è semplicemente calcio. E il futuro va costruito dunque con le donne appassionate e praticanti ma anche con gli uomini che amano questa disciplina e credono nelle pari opportunità per dare maggiore dignità al calcio femminile”. Ricordando le conclusioni dello scorso Simposyum di Shangai, ai Mondiali che hanno appena consegnato l’iride femminile alla Germania, con l’aumento del 20% dei fondi destinati dalla Fifa al settore femminile delle singole federazioni, la Levati ha ammonito che “il progetto per aumentare il numero delle tesserate non può essere lasciato nelle sole mani delle società, deve essere condiviso dalla LND, dalla Figc e dagli enti governativi”. E poi la conclusione: “Se la Figc, la LND e la Divisione riusciranno con maggior vigore a investire nel calcio femminile credendo nelle sue potenzialità, potremo assistere allo sviluppo che la disciplina merita, senza che le calciatrici siano guardate come marziane. Il cambiamento può arrivare solo riconoscendo, credendo e investendo per far si che i responsabili sul territorio si attivino per una realtà che chiede attenzione. E non va dimenticata la promozione di un’immagine positiva della calciatrice, una donna che svolge il ruolo di moglie o madre, impegnata nel sociale e realizzata nella vita personale. Il calcio femminile è un patrimonio federale e deve essere visto come investimento sul futuro”.
Si sono poi succeduti gli interventi di Davide Marelli sul progetto “Ambasciatore Azzurro”, Alberto Bortolotti (USSI) riguardo la questione dei diritti tv e nuove piattaforme, Gianni Bondini sul ruolo della LND, Silvano Turrin sugli investimenti aziendali e le strategie fiscali, Alessandro Capucci sulle tecnologie mediche al servizio dello sport, Antonio Armeni sull’erba artificiale quale futuro del calcio, Antonino De Silvestri sul vincolo sportivo, Mattia Grassani che ha illustrato pregi e difetti del nuovo codice di giustizia sportiva.
Nella prima giornata, il convegno era stato caratterizzato dal botta e risposta tra Tavecchio ed Abete, che si erano confrontati sui provvedimenti e sulle normative necessarie a dare al calcio di base certezze per il futuro e alla struttura federale la sua necessaria centralità. Subito dopo il tema del giorno era stato il rapporto tra calcio e società dal punto di vista sociale, etico ed economico con i contributi del prof. Elio Borgonovi della Bocconi, di Monsignor Carlo Mazza della CEI. A completare l’analisi socio – economica, Roberto Ghiretti dell’omonimo Studio di ricerca, comunicazione e marketing, aveva illustrato dati e numeri della LND: i giocatori, le squadre, le società, raffrontando i dati con il sistema sportivo italiano, analizzando anche l’indotto economico generato da questo calcio che rappresenta il 99% della piramide””.