Indietro
menu
Ruoli che fanno la differenza

Corso RSPP: come diventare responsabile della sicurezza


Contenuto Sponsorizzato
In foto: corso RSPP
corso RSPP
di Redazione   
Tempo di lettura 4 min
Gio 24 Apr 2025 11:17 ~ ultimo agg. 11:32
Tempo di lettura 4 min Visualizzazioni 1.234

Sono tanti i ruoli professionali che in un’azienda possono fare la differenza, uno su tutti è quello di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), una figura da porre al centro dell’organizzazione lavorativa, che mira a preservare l’incolumità delle persone e l’integrità del contesto in cui operano. Dove c’è un RSPP competente, spesso c’è anche un’azienda più consapevole dei rischi sul lavoro, più reattiva, più umana.

Il corso RSPP non è soltanto un percorso formativo, è un atto di responsabilità: è il primo passo per diventare il punto di riferimento in un ambito tanto delicato quanto di vitale importanza, complesso e decisivo come quello della sicurezza sul lavoro.

Un mestiere che nasce dalla necessità e si trasforma in visione

Per capire davvero chi è l’RSPP, bisogna uscire dagli schemi e dalle definizioni. È facile dire che è colui che valuta i rischi, redige il DVR, coordina le misure di prevenzione. Tutto vero, ma c’è molto di più. Un buon RSPP è un osservatore instancabile, uno stratega, una voce spesso scomoda ma necessaria. Non lavora per sé stesso, ma per tutti gli altri. E questo rende il suo mestiere nobile, anche se spesso sottovalutato.

Non è raro che un RSPP si trovi a camminare per i corridoi di un’azienda come un investigatore, cercando piccoli segnali di un problema nascosto. Una scaffalatura instabile, una zona d’ombra nei flussi operativi, una cattiva abitudine “tollerata” che potrebbe trasformarsi in tragedia. È lì che il suo sguardo conta. È lì che la sua formazione fa la differenza.

Il corso RSPP, in questa prospettiva, non è un semplice obbligo da assolvere. È un allenamento alla visione, alla lettura attenta degli ambienti, alla capacità di interpretare il rischio prima che si manifesti.

Cosa si impara davvero durante il percorso formativo

Il percorso per diventare RSPP è strutturato in moduli che si articolano come i capitoli di un racconto sempre più complesso. Il corso RSPP modulo A è il primo step: qui si affrontano le basi normative, il senso dell’organizzazione della prevenzione, l’importanza della valutazione del rischio come strumento vivo e dinamico. È il momento in cui si passa dal “sentito dire” alla comprensione reale.

Poi arriva il modulo B, che cambia pelle a seconda del settore. Agricoltura, costruzioni, sanità, industria: ogni contesto ha i suoi pericoli, le sue regole non scritte, i suoi incidenti ricorrenti. In questa fase la formazione si fa concreta, tecnica, calata nella realtà operativa.

Infine, il modulo C. Non tutti arrivano fin lì, ma chi lo fa ha in mano le chiavi per incidere davvero sulla sicurezza aziendale. Comunicazione, leadership, dinamiche relazionali. Perché un RSPP deve saper parlare al dirigente e al magazziniere, al tecnico e all’impiegato, modulando il linguaggio, scegliendo le parole giuste, persuadendo senza mai imporre.

Il corso RSPP diventa così una scuola di vita. Insegna a guardare dove nessuno guarda, a progettare soluzioni dove altri vedono solo problemi, a trovare equilibrio in mezzo a interessi spesso contrastanti.

Tra responsabilità e realtà: l’RSPP nel quotidiano

Quando si pensa alla sicurezza sul lavoro, l’immaginario comune vola subito agli incidenti gravi, ai titoli dei giornali, alle aule di tribunale. Ma la verità è che l’RSPP lavora nel silenzio, nella quotidianità, in quelle situazioni che non finiscono nei notiziari ma cambiano le vite. Una sedia con le ruote bloccate, un pavimento scivoloso non segnalato, un turn-over mal gestito che genera stress e disattenzione. Ogni dettaglio può essere il primo anello di una catena pericolosa.

L’RSPP deve essere presente e supervisionare, sempre. Deve conoscere i flussi di lavoro, i cicli produttivi, le persone. Deve sapere che Mario, il carrellista, ha la brutta abitudine di accelerare in curva. Che l’ufficio commerciale si dimentica spesso di segnalare le visite dei clienti. Che nel reparto confezionamento il rumore supera ogni giorno i limiti consentiti, ma nessuno dice nulla.

Non è un censore, né un inquisitore. È un custode. Ha tra le mani il benessere altrui, e lo gestisce con discrezione e fermezza. Le sue giornate non sono tutte uguali: ci sono sopralluoghi, aggiornamenti normativi, riunioni, corsi, emergenze vere e simulate. Ma soprattutto c’è ascolto. Perché il rischio più grande, spesso, nasce proprio da ciò che nessuno dice.

Altre notizie