Consiglio Unione Valmarecchia: no alla legge Calderoli, impoverisce i territori
In occasione del consiglio dell’Unione dei comuni della Valmarecchia del 23 dicembre scorso è stato discusso un ordine del giorno presentato dal gruppo Uniti per la Valmarecchia (composto da 14 consiglieri dei comuni facente parte dell’Unione) per esprimere contrarietà alla legge Calderoli. Una serie di disposizioni il cui “approccio rischia di creare nuove povertà, disparità e conflitti a livello territoriale, contrapponendo fra loro i territori, annullando il fondamentale legame fra collina e montagna, non tenendo conto di tutto il lavoro di anni di programmazione sinergica e condivisa”.
“Come consiglieri di un ampio territorio che sarebbe (sarà) profondamente interessato dagli effetti della revisione dei criteri di classificazione dei comuni montani, siamo tra i maggiori titolati a intervenire in merito a una legge iniqua e discriminatoria che rischia di mettere una pietra tombale sulle aree interne”, commenta il gruppo Uniti per la Valmarecchia.
Al centro del declassamento in Provincia di Rimini sarebbero infatti 7 comuni, di cui ben 6 facenti parti dell’Unione dei Comuni della Valmarecchia: comuni considerati montani (Maiolo, Novafeltria, Talamello, San Leo) o parzialmente montani, (Verucchio e Poggio Torriana). "Si tratta di Comuni con caratteristiche e storie differenti tra loro, che tuttavia in virtù della revisione operata dalla legge andrebbero incontro al mancato accesso di Fondi specifici e agevolazioni di varia natura (fiscale, tributaria, eccetera)", specifica il gruppo consiliare.
Dopo un lungo e attento dibattito che ha visto anche l’intervento del Presidente dell’Unione nonché sindaco di Montecopiolo Pietro Rossi, con alcuni emendamenti il testo è stato approvato, impegnando l’Unione ad essere parte attiva nell’impegno al contrasto di una cultura che non tiene conto del complesso sistema ambientale e umano dei nostri territori, ma si limita ad utilizzare criteri quantitativi, probabilmente nel solo intento di diminuire le già poche risorse economiche messe fino ad oggi a disposizione delle zone montane.












