Con il monologo di Enrico Galiano si chiude il Festival del Fundraising 2025


Si è chiusa giovedì al Palariccione la 18esima edizione del Festival del Fundraising. La giornata ha visto protagonista la grande plenaria finale con grandi ospiti, quali Rosella Postorino e Daniela Fatarella, Rossano Bartoli, Simonetta Gola e Enrico Galiano che ha proposto in viale Ceccarini il suo monologo “Meglio veri che perfetti”, un intervento intenso dedicato al potere educativo delle relazioni autentiche e al ruolo della scuola come spazio di ascolto, accoglienza e libertà.
Il resoconto della giornata conclusiva:
“Fare il bene, e farlo bene” è stato il filo conduttore. Ma non quel bene da cartolina. Quello scomodo, che pone domande, che non si accontenta di buone intenzioni.
Stefano Malfatti, presidente del Festival e Direttore Fundraising dell’Istituto Serafico di Assisi, ha riportato tutti con i piedi per terra con una lezione limpida e coraggiosa sui lasciti testamentari.
Il messaggio è stato forte: non si può fare una campagna lasciti senza prima aver fatto cultura del lascito all’interno dell’organizzazione. Prima viene il lavoro interno, poi il mercato.
Un mercato che, in Italia, è una miniera. Siamo il secondo Paese più vecchio al mondo dopo il Giappone: parlare di futuro oggi significa parlare anche di testamenti solidali. E tra gli strumenti chiave? La newsletter, dove si può aprire il discorso in modo empatico, leggero, ma profondo.
Rosella Postorino e Daniela Fatarella: “Il bene è una domanda, non una risposta”
Poi, la potenza della parola scritta. Della letteratura. Rosella Postorino, scrittrice da milioni di copie, ci ha condotti nella complessità del bene e del male, senza scorciatoie. “Per fare il bene, prima bisogna chiedere a chi lo riceve che cosa significa, per lui, ‘bene’”, ha detto. Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save The Children Italia ha rincarato la dose: “Il fundraising è anche questo: sentire il dolore dell’altro senza girarsi dall’altra parte. Non basta fare il bene. Serve competenza, coraggio e la capacità di raccontare la verità – anche scomoda – del bisogno, con tutto il rispetto necessario”.
Simonetta Gola: “Abolire la guerra non è un’utopia”
Uno degli interventi più intensi è stato quello di Simonetta Gola, responsabile comunicazione di EMERGENCY. Con la lucidità e l’umanità che l’accompagnano da sempre, ha ribadito un concetto spesso dimenticato: “Una guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”. L’ha detto Einstein, l’ha ripetuto Gino Strada, lo ha rinnovato oggi il Festival: cancellare la guerra è la sfida etica del nostro tempo. E noi, fundraiser, comunicatori, cittadini, abbiamo voce. E responsabilità.
Rossano Bartoli, Francesca Donnarumma ed Enrico Galiano: il futuro è empatia, ascolto e possibilità di sbagliare
Il momento più toccante è forse arrivato con l’intervento di Rossano Bartoli, presidente della Lega del Filo d’Oro e Francesca Donnarumma, membro del comitato delle persone sordocieche, che hanno raccontato cosa vuol dire vivere – e cambiare il mondo – da sordociechi. Hanno chiesto una rete capace di accogliere l’intelligenza alternativa, fatta di empatia, relazione e ascolto. “L’innovazione – hanno detto – deve potenziare l’umano, non sostituirlo”. E in chiusura, lo scrittore Enrico Galiano ci ha riportati tutti al ruolo degli adulti nel sostenere i più giovani: “Se non lasci spazio all’errore, neghi lo sviluppo. Volare troppo basso, a volte, è più pericoloso che volare alto”.
Oggi non è finito un festival. È iniziato un nuovo modo di fare bene il bene. Con consapevolezza, professionalità, e uno sguardo che non ha paura di chiamare le cose con il loro nome. Siamo una community. Una che cresce, si confronta, si mette in discussione. E oggi l’ha fatto fino in fondo. Ci vediamo al Festival 2026. Nel frattempo, torniamo a casa con una certezza: non siamo soli in questa sfida. E insieme, possiamo davvero cambiare il mondo.