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la tragedia del gran sasso

Ci sono degli indagati per la morte di Perazzini e Gualdi

In foto: il Gran Sasso
il Gran Sasso
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura 3 min
Gio 19 Giu 2025 01:30 ~ ultimo agg. 02:15
Tempo di lettura 3 min

Il fascicolo inizialmente aperto a carico di ignoti per la morte di Luca Perazzini e Cristian Gualdi, è diventato a "carico di noti". Ciò significa che la Procura di Teramo ha iscritto una o più persone nel registro degli indagati. Una prima, importante svolta sulla tragedia del Gran Sasso, che lo scorso 27 dicembre ha visto i soccorritori recuperare i corpi senza vita dei due amici santracangiolesi, scivolati nel vallone dell'Inferno a 2.700 metri di quota, dove sono rimasti intrappolati per cinque giorni a causa delle proibitive condizioni meteorologiche. Gli inquirenti mantengono uno strettissimo riserbo, dal momento che le indagini dei carabinieri di Assergi sono tutt'altro che chiuse. 

L'inchiesta è partita dopo l’esposto presentato nel febbraio scorso dal fratello di Perazzini, che si è rivolto agli avvocati Francesca Giovanetti e Luca Greco del foro di Rimini. Una cinquantina di pagine nelle quali i legali riminesi, che ora rappresentano anche il fratello di Gualdi, hanno sollevato una serie di questioni. In primis quella relativa alla mancata chiusura della funivia di Monte Cerreto, soprattutto alla luce dell’allerta meteo che era stata diramata dalla Protezione civile per domenica 22 dicembre. Altro aspetto da esaminare la tempestività e l’efficacia dei soccorsi, dal momento che il primo allarme lanciato da Gualdi al 112 risalirebbe alle 14.56, quando le condizioni meteo erano tutt’altro che proibitive. In totale saranno 17 le telefonate tra gli alpinisti e i soccorritori, l’ultima delle quali ben sei ore più tardi, pochi minuti prima delle 21. Infine tra i fattori da approfondire anche quello della segnaletica, così da determinare se eventuali carenze possano aver disorientato gli alpinisti.

“Non erano né inesperti, né sprovveduti”, hanno rimarcato più volte i familiari di Luca e Cristian, che attendono di capire se fu fatto tutto il possibile per evitare una tragedia difficile da accettare. Nell'integrazione di querela depositata ad aprile dagli avvocati Giovanetti-Greco, è stato posto all’attenzione della procura di Teramo un ulteriore quesito, che riguarda la mancata attivazione dell’elicottero di ultimissima generazione HH-101A, ribattezzato Caesar, in dotazione all’Aeronautica Militare italiana, in grado di operare sia di giorno che di notte e in qualsiasi condizione meteorologica. Ebbene, gli avvocati dei familiari delle vittime vogliono sapere se chi doveva guidare la macchina dei soccorsi (a cui ha preso parte il personale del soccorso alpino abruzzese e i militari della guardia di finanza) abbia chiesto il 22 dicembre del 2024 l’attivazione di tale mezzo. 

 

 

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di Redazione
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