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"Abbandonati da istituzioni"

Caos in carcere. Rissa tra detenuti e autolesionismo: feriti anche agenti

di Redazione   
Tempo di lettura 2 min
Dom 7 Dic 2025 15:39 ~ ultimo agg. 15:57
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Rissa tra detenuti, danneggiamenti, feriti. Momenti di caos nel primo pomeriggio del 5 dicembre nel carcere di Rimini dove, intorno alle 14, un detenuto della terza sezione ha iniziato una colluttazione col proprio compagno di cella. La situazione è degenerata quando gli agenti hanno cercato di spostare il più esagitato in un'altra cella: l'uomo a quel punto ha iniziato a distruggere le telecamere di videosorveglianza, i bracci dei cancelli elettronici, le plafoniere e il vetro della finestra della camera dove era stato temporaneamente spostato. Una furia che ha reso inagibili ben cinque porte. Proprio negli stessi minuti sono venuti alle mani anche altri due detenuti della quinta sezione mentre un altro della terza sezione ha compiuto gesti di autolesionismo davanti al personale di servizio che ha subito chiamato il direttore dell’istituto. L'uomo però ha continuato a ferirsi fino a procurarsi un grave taglio alla gamba che ha reso necessario l'immediato trasporto in ospedale dove è stato operato. Momenti concitati nel corso dei quali dono rimasti feriti anche due agenti della polizia penitenziaria, anche loro portati in ospedale per le cure mediche. 

Ancora una volta – dichiara il Segretario Generale OSAPP Leo Beneduci la polizia penitenziaria si ritrova completamente abbandonata dalle istituzioni, dalla politica e dall’amministrazione penitenziaria centrale e regionale. Gli agenti sono sempre più soli nel fronteggiare la violenza e le devastazioni poste in essere dai detenuti, mentre le carceri italiane precipitano in una situazione di totale emergenza.” “Questi episodi – conclude Beneduci – testimoniano una volta di più l’urgenza di un intervento immediato da parte delle istituzioni. La polizia penitenziaria non può continuare a sostenere, in totale solitudine e con organici insufficienti, un carico di violenza e pericolo che sarebbe insostenibile per qualsiasi corpo dello Stato. È necessario un cambio di rotta immediato, prima che la situazione degeneri oltre ogni limite”.

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