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Aiutare i malati ma anche rispettare la dignità: parla ‘Il leone che sa’

di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Mer 11 Gen 2006 19:39 ~ ultimo agg. 11 Mag 13:19
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A Mutoko la chiamano ‘Simba kina ziua’, ‘il leone che sa’; lei del leone ha sicuramente la grinta ma ha anche il carisma, unito a grande generosità.
Martedì in sala Manzoni a Rimini si è tenuta la serata ‘Rimini for Africa’ a sostegno di Marilena Pesaresi, medico missionario riminese.
La serata è stata organizzata dalla Diocesi e dall’associazione ‘Verso Mutoko’, con l’obiettivo di continuare a sostenere l’impegno di Marilena a favore dei malati.
Ma anche a continuare a scandalizzarsi che ci sia una parte dell’umanità che ogni giorno deve combattere per mangiare, vestirsi, e curarsi.
2.700 malati di Aids ricoverati nel 2005, 21mila pazienti seguiti con le visite ambulatoriali. Sono due cifre che danno l’idea dell’attività dell’ospedale di Mutoko, diretto dal medico missionario riminese Marilena Pesaresi, che Rimini ha salutato ieri con l’appuntamento ‘Rimini for Africa’, a sostegno delle attività da lei promosse, allietato dalla tromba solista di Raniero Fiorini e dalle sonorità del coro Laboratorio delle voci di Cattolica.
Con l’aiuto dei riminesi, ma non solo, quello di Mutoko continua a curare i malati di aids con i farmaci antiretrovirali, terapia che ha adottato per primo in Africa, e la scuola per infermiere potrà attivare un nuovo anno di specializzazione.
Sono inoltre 120 i bambini cardiopatici africani operati in Italia attraverso l’operazione cuore; ieri sera erano presenti anche i medici dello staff cardiochirurgico di Bologna che esegue gli interventi e segue i piccoli pazienti, ospitati per la convalescenza da famiglie riminesi.
Sulla festa di ieri ha gravato la tristezza delle morti recenti di alcuni dei piccoli malati; una bimba di sei anni, dopo un trapianto al cuore atteso troppo a lungo, e un bambino, che è morto pochi giorni prima dell’arrivo del midollo che l’ avrebbe potuto salvare.
La crisi economica dello Zimabwe sta rendendo ancora più critiche le condizioni di vita del paese; con il cambio di un euro pari a 90mila dollari dello Zimbabwe, sono in tanti a non potersi permettere né di curarsi e neppure il biglietto dell’autobus per arrivare all’ospedale, dove sempre più spesso arrivano in condizioni disperate.
Motivo di grande gioia per la dott.ssa Pesaresi è stata la visita, la scorsa estate, di un folto gruppo di giovani, tra cui anche molti riminesi, per lavorare con lei in ospedale: una delle richieste ‘storiche’ della generosa dottoressa è che qualcuno raccolga il suo testimone. Motivo di preoccupazione deriva invece dalle molte infermiere che soffrono della sindrome di burn out, la depressione che accompagna chi sta a contatto con malati terminali.

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