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Croatti, M5S: decisione giusta

Affissione negata. Montevecchi (RivoltaTI) contro il comune: è censura

In foto: Matteo Montevecchi
Matteo Montevecchi
di Redazione   
Tempo di lettura 2 min
Mar 17 Giu 2025 17:29 ~ ultimo agg. 17:42
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La decisione della giunta comunale di Rimini di negare l'affissione di cento manifesti dell’associazione Pro Vita & Famiglia contro l’ideologia gender e il trattamento di questi argomenti nelle scuole (vedi notizia) non va giù all'ex consigliere regionale Matteo Montevecchi, ora ideatore di RivoltaTi, secondo cui si tratta di censura. "Non è la prima volta - scrive -che i "democratici" si comportano così, censurando tutto ciò che non è conforme al loro "pensiero" unico. Lo fanno perché hanno paura della verità, dell'evidenza, della realtà, di tutto ciò che collide con la loro visione visceralmente ideologica e relativista".

"Possono continuare a riempirsi la bocca di democrazia salvo poi calpestarla, mostreranno così semplicemente il loro vero volto" prosegue Montevecchi puntando il dito sui cattolici "che siedono tra i banchi della maggioranza e continuano a sostenere questa giunta, con il loro silenzio e con la loro compiacenza, sono i principali colpevoli di simili derive totalitarie". 

Condivide invece la decisione del comune il senatore del MoVimento 5 Stelle Marco Croatti: "intollerabile - scrive - la promozione di messaggi violenti, retrogradi, discriminatori rivolti ai giovani e su questo tema ribadisco la necessità di promuovere strumenti di prevenzione e di educazione affettiva per le nostre ragazze e i nostri ragazzi finalizzati alla conoscenza e al rispetto di sé e dell’altro, alla responsabilità sociale e alla valorizzazione della diversità di genere. Negare ai giovani strumenti per comprendere identità, rispetto e diversità significa alimentare pregiudizi che, come purtroppo testimoniano i racconti di cronaca, possono sfociare in femminicidi, violenze sessuali, episodi di bullismo, sessismo e altri fenomeni gravissimi. Parlare di genere non significa “confondere” i bambini, ma aiutarli a crescere liberi da stereotipi tossici. Una sfida che deve partire dalle scuole e dalle nostre città anche con scelte forti e decise come quella assunta dal comune di Rimini.

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