A maggio “effetto alpini” sul turismo. Bene Rimini, Riccione meglio del 2019


L’effetto alpini c’è stato nel mese di maggio e ha portato in provincia di Rimini 687.761 presenze con una crescita del 104,8% rispetto al 2021, ma ancora un -8,4 sull’ultimo anno prepademia (il 2019). I turisti italiani arrivati sono stati 226.152, vale a dire l’88% in più del 2021 e il 2,4% in più anche rispetto al 2019. In crescita anche gli arrivi dall’estero (+212%) ma con un gap ancora consistente sul periodo precovid e preguerra in Ucraina (-38,4%). Sono i numeri pubblicati oggi dall’ufficio statistica della Regione Emilia Romagna.
Qualche sorpresa arriva dall’analisi dei dati dei singoli comuni. Infatti si nota che il mese di maggio ha portato in dote buoni numeri sia per Rimini, città ospitante l’Adunata degli Alpini, che per Riccione che è riuscita mettere la freccia anche sulle presenze prepandemia. Nel capoluogo si sono registrati 346.258 pernottamenti con un + 126,9% sullo scorso anno e un – 12,1% sul 2019. La Perla Verde invece a maggio ha conosciuto solo segni positivi: 200.666 presenze con una crescita dell’82,1% sul 2021 e anche del 4,5% sull’ultimo maggio prepandemia. Più lontane le altre località: Cattolica 47.722 presenze (+75,8% sul ’21 e – 10,2 sul ’19), Bellaria Igea Marina 63.078 presenze (+122,6% sul ’21 e – 11,3 sul ’19) e Misano Adriatico 17.614 presenze (+75,9% sul ’21 e – 41,2%).
Per quanto riguarda i dati complessivi dei primi 5 mesi del 2022, la provincia ha visto arrivare 645.146 turisti con una crescita del 187,2% rispetto ai primi 5 mesi dello scorso anno (nei quali ancora però vigevano parecchie limitazioni covid) ed un calo del 30,8% rispetto al 2019. Le presenze sono state invece 1.778.814, il 146,1% in più del 2021 e il 27% in meno rispetto all’epoca precovid. Il gap resta ancora più ampio per il turismo estero (-45,7% di arrivi e -37,3% di presenze rispetto al 2019).
Rimini in 5 mesi ha avuto 974.417 presenze (+135,5% sul ’21 e – 28,4% sul ’19); Riccione 496.601 (+162,2% e -18,9%); Bellaria Igea Marina 128.749 (+206,4% e -38,4%); Cattolica 98.659 (+141,7% e -32,2), Misano Adriatico 37.999 (+131,1% e -44,9%).
L’analisi dell’Ufficio Statistia E/R sul turismo
Il turismo in Emilia-Romagna dopo due anni di crisi pandemica
Nel 2020, per effetto della crisi pandemica, le presenze turistiche in Emilia-Romagna sono crollate del 44,9% rispetto all’anno precedente, passando dalle 40.360.042 del 2019 alle 22.229.208 del 2020. Si tratta del livello più basso mai raggiunto dal 1999. Nell’ultimo decennio, in particolare, si era registrata una diminuzione del flusso turistico tra il 2011 e il 2014, specie per ciò che riguarda i turisti italiani, le cui presenze erano scese da 29.032.109 a 25.691.936, a fronte di un lieve incremento di quelle straniere (da 9.581.926 a 9.857.508). Viceversa, gli anni successivi sono stati caratterizzati da una cospicua ripresa del flusso turistico, sia per quanto riguarda gli italiani (29.748.437 pernottamenti nel 2019), sia, soprattutto, per gli stranieri (10.611.605).
Nel corso del 2021 le presenze turistiche sono tornate a crescere, raggiungendo quota 30.814.989 (+38,6% rispetto al 2020). La ripresa non ha però permesso il recupero dei livelli prepandemia. Rispetto al 2019 infatti le presenze turistiche sul territorio emiliano-romagnolo sono ancora inferiori del 23,6%.
La contrazione del flusso turistico ha riguardato, naturalmente, soprattutto i turisti stranieri, con un passivo in termini di presenze del 69,8% nel 2020 che si aggiunge alla perdita del 36,0% degli italiani. Il recupero nel 2021 è stato pari al 72,3% per gli stranieri e al 33,0% per gli italiani. Il saldo, in termini di presenze, rispetto al 2019 resta comunque negativo sia per gli stranieri (-48,0%) che per gli italiani (-15,0%) (tavola Presenze turistiche in Emilia-Romagna per provenienza. Anni 2007-2021 (826 bytes)).
Le province in cui è stato più accentuato il calo nei due anni di crisi pandemica sono state quelle emiliane, il cui peso della città capoluogo è più rilevante in relazione al resto del territorio. La provincia di Reggio Emilia, in particolare, è quella in cui si è registrata la flessione più marcata, con una diminuzione in termini di presenze del 39,5% tra il 2019 e il 2021, seguita da quelle di Bologna (-38,5%) e di Parma (-38,0%).
Viceversa, le province in cui si è registrata una minore perdita di turisti sono quelle che si affacciano sul mare: la provincia di Ferrara, in particolare, è quella in cui la diminuzione è stata più contenuta tra il 2019 e il 2021: -11,5%. Ed è anche l’unica in cui si è registrato un incremento delle presenze di turisti italiani nello stesso periodo: +5,2% (-39,3%, invece, per quanto riguarda gli stranieri). Riduzioni del flusso meno intense si sono osservate anche in provincia di Ravenna (-14,7%) e in quella di Forlì-Cesena (-17,0%).
Per motivi facilmente comprensibili, le località che hanno subìto le perdite maggiori in termini di presenze turistiche nel periodo considerato sono quelle termali, dove la flessione dei pernottamenti nel 2021 rispetto al 2019 è stata del 39,0% (-35,4% per gli italiani e -54,9% per gli stranieri). Fortemente penalizzati dalla pandemia anche i grandi comuni (sopra i 50 mila residenti), caratterizzati anche da un turismo di tipo “business” (quindi più colpito dalla chiusura delle attività produttive) e da una maggiore prevalenza del flusso turistico nelle strutture alberghiere; il calo delle presenze nelle città nel periodo considerato è stato del 34,3% (-19,0% per gli italiani, -54,9% per gli stranieri). Per motivi analoghi, inoltre, la contrazione del flusso turistico è stata particolarmente rilevante anche nelle altre località, ovvero in quei comuni della pianura che costituiscono per lo più l’hinterland delle città e le zone industriali, dove la diminuzione dei pernottamenti è stata del 29,9% (-18,8% per gli italiani e -58,0% per gli stranieri).
Viceversa, le località dove la riduzione del flusso turistico è stata più contenuta sono quelle collinari e dell’Appennino, dove chiaramente prevale un tipo di turismo caratterizzato da attività all’aria aperta e dove la ricettività di tipo extra-alberghiero consente più facilmente il distanziamento. Le presenze rilevate nelle località collinari nel 2021 sono state soltanto il 18,4% in meno rispetto al 2019 (-7,7% per gli italiani e -40,6% per gli stranieri), mentre in quelle appenniniche il calo è stato del 24,4% (-19,2% e -56,4%, rispettivamente).
In una situazione intermedia si collocano le località rivierasche, ovvero quelle che naturalmente fanno registrare la parte più cospicua del flusso turistico verso l’Emilia-Romagna, rappresentando il 56,2% in termini di arrivi e il 73,4% dei pernottamenti (tavola Presenze turistiche in Emilia-Romagna per provincia e ambito territoriale. Anni 2019 e 2021 (1.05 KB)).
Tra il 2019 e il 2021 la diminuzione dei turisti è più contenuta per le provenienze più prossime. Per quanto concerne i turisti italiani, in particolare, la flessione più ridotta in termini di arrivi si è registrata per il cosiddetto “turismo interno”, ovvero quello degli emiliano-romagnoli: -24,6% nel 2020 rispetto al 2019, con un recupero nel 2021 del 20,2% che porta ad una variazione complessiva del -9,3% del 2021 rispetto al 2019.
Le provenienze dalla Lombardia, che restano le più numerose nonostante la crisi pandemica, hanno fatto registrare, in termini di arrivi, variazioni percentuali pari al -36,3% nel 2020 e +31,4% nel 2021, per un saldo nei due anni pari al -16,4%.
Il terzo gruppo di turisti più numeroso è quello proveniente dal Veneto: in questo caso, la perdita complessiva nei due anni è un po’ più accentuata, pari al 22,6%, esito di un calo del 41,7% nel 2020 e un recupero del 32,9% nel 2021.
Come evidenziato, la riduzione del flusso turistico nei primi due anni di pandemia è stata molto più rilevante per gli stranieri; inoltre, per alcune importanti provenienze extra-europee non si è assistito ad alcun recupero nel corso del 2021, a differenza di quanto rimarcato per tutte le provenienze italiane.
Il contingente più numeroso in termini di turisti rimane quello tedesco, che nel 2020 ha perso il 63,6% in termini di arrivi e nel 2021 ha recuperato il 92,9%, per un saldo complessivo pari a -29,8% nei due anni.
Significativo anche il rilancio dei flussi turistici dalla Francia: per la seconda nazionalità presente in Emilia-Romagna si è assistito a un crollo del 69,8% nel 2020, seguito da una ripresa dell’80,7% nel 2021, per un saldo, comunque negativo, pari al -45,5%. Forte rimbalzo anche per i turisti svizzeri, la cui diminuzione era stata pari al 47,0% nel 2020 e il cui recupero è stato pari al 55,1% nel 2021, per un saldo complessivo nei due anni del -17,9%.
Al contrario, alcune nazionalità di turisti, anche molto rilevanti in epoca pre-pandemica, sono sostanzialmente scomparse nel 2020 e non riapparse nel 2021. È il caso, ad esempio, dei cinesi, che nel 2019 costituivano il terzo gruppo in termini di arrivi con quasi 220 mila turisti: nel 2020 si sono ridotti a soli 17.303 (-92,1%) e nel 2021 a 5.796 (quindi una ulteriore riduzione di altri due terzi), per un saldo negativo nei due anni pari al -97,4%. La principale causa di questa mancata ripresa è chiaramente ascrivibile al prolungato stato di lockdown che ha toccato la Repubblica Popolare Cinese per buona parte del 2021 e anche in questi primi mesi del 2022.
Una dinamica simile è quella che riguarda i turisti russi, i cui arrivi sono passati nei tre anni da 180.538 (quinta nazionalità per arrivi) a 22.484 (-87,6%) e a 13.256 (-41,0%), per un saldo pari al -92,7%. Analoga sorte per le provenienze dal Regno Unito, con arrivi scesi dai 156.402 del 2019 (sesta nazionalità all’epoca) ai 35.754 del 2020 (-77,1%) e ai 28.888 del 2021 (-19,2%), per una perdita complessiva nei due anni pari al -81,5% (tavola Turisti in Emilia-Romagna per regione italiana di provenienza e Nazione di provenienza. Anni 2019, 2020 e 2021 (1.67 KB)).