I sì del Decalogo - Una guida per tutti. La bellezza di un amore fedele
I sì del Decalogo - Una guida per tutti. Una lettura nuova e propositiva dei 10 Comandamenti. Il tema di questa settimana è "La bellezza di un amore fedele"
Partiamo dalle origini, cioè dal momento della creazione: “Poi il Signore Dio disse: non è bene che l’uomo sia solo; gli voglio fare un aiuto che gli sia simile(…). (Gn 2,18) e crea la donna: Eva. Al sesto punto del Decalogo, Dio detta a Mosè: “Non commettere adulterio” (Es 20,14 - Dt 5,18). Successivamente Gesù ricorda agli Israeliti che: “Avete inteso che fu detto: non commettere adulterio, ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio
con lei nel suo cuore” (Mt 5, 27-28).
Condannando l’adulterio, Dio prima e Gesù dopo, intendono proteggere l’istituto del matrimonio, uno e indissolubile, in quanto sanno molto bene che questo è il modo migliore per garantire ai coniugi e ai figli tranquillità, sicurezza e serenità. Altre due parole sul matrimonio, premessa indispensabile perché esista l’adulterio. La nascita della coppia è un atto creativo di Dio, è Lui stesso che originariamente crea una nuova entità uomo-donna, (la famiglia) che ha la sua espressione più profonda nell’unione fisica realizzata nel quadro armonico del contratto nuziale, cioè del matrimonio, dove i coniugi si promettono reciproco amore, donazione e fedeltà per tutta la vita.
La Chiesa, che ha come compito quello di tradurre e tramandare nel tempo il messaggio divino, è anch’essa molto chiara in proposito e ai punti n. 2380 e 2381 del Catechismo colloca l’adulterio fra le offese alla dignità del matrimonio e recita: “L’adulterio designa l’infedeltà coniugale (…). Il sesto Comandamento e il Nuovo Testamento proibiscono l’adulterio in modo assoluto (…). L’adulterio è un’ingiustizia: chi lo commette viene meno agli impegni assunti. Ferisce il vincolo
matrimoniale, lede i diritti dell’altro coniuge, e attenta l’istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell’unione stabile dei due genitori”.
La svalutazione della gravità dell’adulterio e la generale bonaria, ma pericolosa accettazione, con cui oggi si guardano i rapporti sessuali fuori dal matrimonio, dipendono dalla disgregazione dei tre elementi fondativi di una coppia: il desiderio e la volontà di due esseri, simili ma diversi, di mettersi in comunione tra loro (non è bene che l’uomo sia solo), la nascita di una nuova entità: la coppia che attraverso l’unione totale e quindi anche fisica dei corpi (i due saranno una carne sola), manifesta la volontà di partecipare all’opera creatrice di Dio attraverso la procreazione (crescete e moltiplicatevi). I tre elementi appena descritti possono essere tutti presenti solo là dove il rapporto è vissuto come totale, esclusivo e stabile.
In tutti i casi, all’infuori del matrimonio come Dio lo ha previsto, almeno uno di questi elementi manca. Infatti, un uomo sposato non è più un uomo libero di formare una nuova coppia e una donna sposata non è più una donna libera di fare altrettanto. Hanno già fatto una promessa solenne ad un’altra persona: la promessa di esserle fedele per sempre.
La rottura di questa promessa provoca molto dolore, alla persona che subisce l’infedeltà, e nel profondo anche a chi la provoca, senza sottovalutare il danno, certo e documentato, che la rottura di una famiglia crea ai figli, soprattutto se piccoli. Nel momento in cui una persona sa che il proprio partner ha già degli impegni dovrebbe porre, alla sua coscienza una domanda molto semplice: posso cercare di costruire la mia felicità attraverso l’infelicità di un’altra o di altre persone? La risposta può essere una sola: no! L’esperienza, tra l’altro, ci ricorda che un amore romantico contrastato divampa e acceca, diventando apparentemente irresistibile, creando una sensazione di tipo delirante che fa pensare che senza quella persona la vita si spenga.
Attenzione però. Anna Karenina, presa da un innamoramento folle, rompe con la famiglia e scappa in Italia con l’amante. Dopo un anno si butta sotto il treno perché l’amore solo romantico, quando non è più contrastato, si spegne. E cominciano i guai. Il perché di certi comportamenti sbagliati è sempre lo stesso: abbiamo perso la bussola. I modernismi, le fughe in avanti e i cattivi maestri non aiutano; al contrario, portano fuori strada e creano confusione e (…) infelicità; quando, invece, siamo fatti per essere felici qui, oggi. Il Comandamento “non commettere adulterio” vuole proteggere il valore della fedeltà e della famiglia unita. Che sono positività da non sottovalutare. Come al solito, anche in questo caso i conti tornano e la vita sarebbe molto più serena.
Gianfranco Vanzini
P.S. Sintesi tratta dal libro: Un Padre buono e premuroso, un Giudice misericordioso (pag. 71)
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