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Vanni, Biagini e Croatti

La mappatura delle spiagge: in concessione solo il 33% dei litorali. I balneari sperano

In foto: repertorio
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di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura 5 min
Ven 6 Ott 2023 13:03 ~ ultimo agg. 6 Giu 13:55
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Solo il 33% circa delle aree dei litorali italiani è in concessione. Il 67% delle coste sarebbe invece libero e mancano poi all’appello fiumi e laghi. Questo il dato che è stato presentato giovedì nel tavolo tecnico interministeriale a Roma che ha aggiornato le associazioni di categoria dei balneari sulla mappatura degli arenili. Il bene quindi non sarebbe scarso e questo permetterebbe di evitare il ricorso alle evidenze pubbliche previsto dalla Bolkestein proprio entro la fine del 2023. Ora però, spiega il presidente di Confartigianato Imprese Demaniali Mauro Vanni, bisogna correre ed è necessario avviare subito il confronto con l’Europa, alla luce di questi dati, e farlo con una posizione unica che unisca Governo ma anche Regioni e Comuni. “Le sentenze del Consiglio di Stato (ndr che dicono no alle proroghe e impongono il ricorso alle evidenze in applicazione delle norme Ue) infatti mettono le amministrazioni nella condizione di dover agire rapidamente – spiega Vanni a Tempo Reale (Icaro) – per evitare di essere sottoposte a controlli ed essere accusate di non aver portato avanti gli atti dovuti. Quindi Governo, Regioni e Comuni si devono sedere attorno ad un tavolo e trovare la forma legislativa più corretta per affrontare la situazione.

A Tempo Reale l’intervista a Mauro Vanni 

Tempo Reale. 6 ottobre: Pierina si è difesa, Vecchia Pescheria-problema sicurezza, speranza balneari venerdì 6 ottobre 2023

Di tutt’altro avviso rispetto a Mauro Vanni è il presidente del Conamal Roberto Biagini. “Niente di nuovo sotto il sole rispetto a quello che afferma Mauro Vanni. Siamo agli ultimi colpi di coda di chi non vuole mollare l’osso e perdere i privilegi generazionali di una situazione che ci ha resi vergognosamente unici in Europa. Intanto sarebbe interessante leggere il monitoraggio del Governo per poterlo commentare. In ogni caso il Consiglio di Stato è da tempo che ha stabilito che la scarsità va interpretata in termini relativi e non assoluti, in termini non solo di quantità di bene disponibile ma anche di aspetti qualitativi di esso, di potenzialità concorrenziali valutate sui singoli comuni concedenti, sulle domande degli imprenditori concorrenti oltre che dei fruitori finali del servizio che tramite il bene demanio marittimo viene immesso sul mercato. A Rimini, ad esempio, il 91% del demanio marittimo è in concessione e solo il 9% è in modalità libera. Quindi già da adesso, ma a maggior ragione una volta che il comune, come suo obbligo, stabilirà il giusto equilibrio tra spiagge libere e quelle in concessione, è matematico che a Rimini non esistono e/o esisteranno “zone potenzialmente ancora concedibili” rispetto a quelle già in concessione. Questo fatto inconfutabile costituisce una barriera di ingresso per i potenziali nuovi operatori alle richieste dei quali il Comune di Rimini non potrà certamente rispondere: “non preparo gare perché in Puglia o in Sardegna qualche “roccia” su cui piantare gli ombrelloni è ancora disponibile, come è disponibile qualche spiaggia nelle foci del Po e dell’Adige e quindi la risorsa non è scarsa”. In ogni caso il valore economico raggiunto ormai dal circuito delle concessioni è tale da qualificare come “altamente appetibile” (interesse transfrontaliero certo) l’opportunità che lo Stato concede, tramite “una autorizzazione”, ad avere ingenti guadagni e quindi si applica direttamente il Trattato UE (art. 49,56,106) che impone le pubbliche evidenze a prescindere dal criterio della “scarsità delle risorse”. Che si mettano pure il cuore in pace. Quello che è certo, e non ci sarà decreto “illegittimo” che tenga, è che dal 1° gennaio 2024 lo Stato ritornerà “padrone pieno” delle spiagge: i comuni costieri, l’Agenzia del Demanio, le Guardie Costiere, le Procure della Repubblica dovranno prendere atto di questo ed esercitare le loro prerogative istituzionali.”

Sulla questione interviene anche il senatore riminese del Movimento 5 Stelle Marco Croatti che sconfessa i dati sbandierati dalle associazioni: “I risultati della mappatura effettuata dal governo Meloni e sbandierati da alcune associazioni dei balneari sono una vera farsa inscenata per proteggere gli interessi a discapito dell’interesse dei cittadini, della qualità dell’offerta balneare del nostro Paese e degli operatori che vogliono garanzie serie per investire.” 

“Il dato messo ampiamente in risalto, ossia che ‘soltanto’ il 33% delle coste marittime sarebbe attualmente in concessione, è un artificio contabile privo di valore e di rilevanza. Una mappatura seria avrebbe dovuto chiarire se esistono tratti di arenile appetibili per fare impresa, avrebbe dovuto specificare quali tratti non sono balneabili, quali zone sono rocciose e montuose. E avrebbe dovuto essere trasparente anche su base locale e regionale. Moltissimi comuni non hanno più disponibilità di tratti di costa che siano potenzialmente interessanti per l’apertura di nuovi stabilimenti”, prosegue Croatti.

“Proseguiremo la nostra battaglia a favore  di una vera riforma delle concessioni demaniali che guardi al futuro del comparto e delle nostre località balneari, che porti maggiori diritti e opportunità, che dia certezze ai piccoli imprenditori consentendogli di investire in innovazione e sostenibilità per elevare la qualità dell’offerta turistica e garantire maggiore competitività.

L’obiettivo non deve essere proteggere ‘l’italianità’, un termine vuoto sventolato anche in queste ore da alcuni rappresentanti dei concessionari determinati a difendere i propri interessi, ma bensì dare nuove opportunità all’Italia e a tutti i suoi cittadini. E in questa battaglia sappiamo di essere sostenuti anche da un numero sempre più elevato di balneari stanchi delle bugie, del clima di incertezza creati dai partiti di destra e molto preoccupati per il salto nel buio che il comparto dovrà affrontare dopo il 31 dicembre 2023”.

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