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Fermato un residente a Misano

Hashish e cocaina. GdF sgomina traffico che toccava anche il riminese

In foto: dorga e soldi sequestrati
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 7 set 2023 13:22 ~ ultimo agg. 8 set 08:06
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Un maxi giro di droga che dall’Umbria si spingeva fino alla provincia di Rimini. Nei guai sono finite cinque persone nei confronti delle quali i finanzieri del Comando Provinciale di Perugia hanno dato esecuzione ad alcune misure cautelari: una in carcere, una ai domiciliari e tre con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Si tratta di tre cittadini di origine marocchina, residenti in provincia di Perugia, Ancona e Pesaro Urbino, e due italiani, uno di origini campane che risiede a Città di Castello, l’altro riminese, 49 anni, residente a Misano Adriatico. Quest’ultimo lavorava come corriere per una società di trasporto e logistica.

Le indagini, scattate un anno fa, hanno appurato che la figura centrale del gruppo criminale era un pluripregiudicato marocchino, stabilitosi a Umbertide, che teneva i canali di approvvigionamento di hashish e cocaina dalla Spagna e dal Lazio. La droga, nascosta in aree di campagna e in impervie zone boschive, veniva poi immessa sulle principali piazze di spaccio sia di Perugia e dell’Alta Valle del Tevere sia delle province di Rimini e di Pesaro/Urbino, attraverso una consolidata rete di spacciatori.

Le indagini hanno consentito di trarre in arresto, in flagranza di reato, un componente del gruppo e sottoporre a sequestro oltre 2,5 chili di hashish e cocaina. Gli investigatori hanno anche ritrovato un’agenda gialla, contenente appunti in lingua araba, nella quale veniva tracciata la contabilità dell’attività di spaccio con tanto di indicazione degli acconti percepiti e dei saldi ancora da riscuotere. Grazie all’agenda i finanzieri sono riusciti a ricostruire i flussi finanziari per centinaia di migliaia di euro e i rapporti esistenti tra il principale indagato ed i suoi ‘collaboratori’.

La mente del gruppo è l’unico attualmente in carcere perché il giudice per le indagini preliminari di Perugia ha ritenuto ci fosse il rischio di reiterazione del reato” e l’esistenza di “un quadro cautelare di allarmante pericolosità sociale emergendo la personalità di costui come quella di chi è dedito al traffico illecito di sostanze stupefacenti in modo prevalente ed esclusivo e con modalità che denotano una inclinazione a delinquere fortemente accentuata”. Nei confronti del 49enne riminese, che secondo gli inquirenti rivestiva un ruolo minore, di semplice spacciatore nella zona tra Marche e Romagna, è stato disposto l’obbligo di dimora. Nelle perquisizioni delle abitazioni e delle pertinenze dei cinque indagati sono state trovate cospicue somme di denaro, appunti riconducibili ai traffici illeciti, numerosi telefoni cellulari ed una sofisticata apparecchiatura per la rilevazione di microspie.